Se le regole anti Covid non valgono ai Gay Pride

Il governo chiude le discoteche e vieta di andare allo stadio, ma al Pride Village succede di tutto: "Capiamo che in un momento di felicità si possa abbassare la guardia"

Se le regole anti Covid non valgono ai Gay Pride

Il pericolo Coronavirus non è del tutto terminato: il governo non ha ancora allentato tutte le misure e perciò il ritorno alla piena normalità sembra essere sempre più lontano. Da oggi, lunedì 7 settembre, entra in vigore il nuovo Dpcm che sarà valido fino al 30 settembre: il provvedimento sostanzialmente proroga i divieti già in corso e stabiliti con il decreto del 10 agosto scorso. Dunque viene confermato il divieto di ballare nelle discoteche e gli eventi sportivi restano a porte chiuse. Ma nelle ultime ore sia dai gestori dei locali sia dai tifosi delle squadre si sta sollevando una domanda comune: "Le regole valgono veramente per tutti? Anche per gli Lgbt?". Un interrogativo lecito e comprensibile, visti gli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto gli appartenenti alla comunità.

Il fronte progressista, in prima linea contro i negazionisti del Coronavirus, cosa avrà da dire adesso? Perché l'edizione odierna di Libero parla di foto scattate tra venerdì e sabato che forniscono una situazione surreale: assembramenti, balli di gruppo e mancato utilizzo della mascherina al Pride Village di Padova. Gli organizzatori avevano assicurato: "Tutte le persone partecipanti ai vari eventi della giornata sarà richiesto di indossare le mascherine per tutta la permanenza e di mantenere le distanze di sicurezza di un metro evitando in questo modo situazioni di affollamento". Peccato non sia andata proprio così.

Nessuna regola per gli Lgbt?

Al Padova Pride Village, la kermesse che si svolge in estate nei padiglioni della Fiera e che sabato ha ospitato un evento per celebrare il festival Lgbt, sembrava di essere nel 2019, quando l'emergenza Covid-19 non aveva ancora travolto il mondo. Bicchieri in mano, danze ravvicinate, abbracci e in molti ammassati. E non è la prima volta che accade al Pride: già a inizio luglio sui social erano girati dei video che riprendevano assembramenti e ragazzi privi di mascherine. Gli organizzatori ribadiscono di porre grandissima attenzione al rispetto delle norme contro la diffusione del Coronavirus, ma tengono a precisare: "Siamo consapevoli che, in un momento di particolare festa come può essere la celebrazione di un Pride, qualche nostro avventore possa aver abbassato la guardia".

Per il momento alla centrale della polizia locale non è pervenuta nessuna segnalazione, ma il prefetto Renato Franceschelli - come riportato da Il Gazzettino - ha avvertito: "Se verranno riscontrate irregolarità scatterà la sanzioni prevista per questi casi cioè la chiusura dell'esercizio fino a cinque giorni". Circa due mesi fa Alain Luciani, consigliere comunale della Lega, si era scagliato contro il Pride Village e l'inaugurazione avvenuta mercoledì primo luglio: "Io non posso seguire la corsa alla serie B del Calcio Padova allo stadio Euganeo, ma nel frattempo in città si fanno festoni Lgbt senza un minimo di sicurezza".

E sul proprio profilo Facebook aveva allegato un video che parla chiaro: "Il sindaco cosa dice? Permettiamo tutto ugualmente altrimenti qualcuno si offende? La massima autorita sanitaria della città è il sindaco, rimarrà impassibile come al solito, perché si tratta di elettorato vicino?".

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