Barbie icona di stile fa arrossire la sinistra

Il Mudec non decolla e lancia una mostra pop Sel attacca: «La bambola alta e bionda è cultura?»

Ha 56 anni e non li dimostra. Più che un giocattolo, un mito, per le bambine dagli anni '60 e di oggi. L'immagine di una Barbie in versione mare, con occhiali rosa, t-shirt e salvagente in questi giorni è apparsa in mezza città per dare appuntamento ai milanesi: «Ci vediamo dopo l'estate». Dove? Al Mudec, il Museo delle culture di via Tortona. Non è un errore. Ci si spetterebbe che la bambola più famosa al mondo fosse celebrata piuttosto al MuBa, il museo del bambino alla Rotonda della Besana. Invece è proprio al Mudec, inaugurato a fine marzo all'ex Ansaldo con la mostra dedicata all'Africa, «la terra degli spiriti», e quella sui «Mondi a Milano».Il museo su cui ancora pende una diatriba giudiziaria tra il Comune e l'archistar David Chipperfield, che ancora non ci ha ufficialmente messo la firma, stenta a decollare. E allora, «Barbie, The icon » in programma dal 28 ottobre al 13 marzo sarà forse (un pò) fuori luogo ma garantirà file all'ingresso e incassi. Barbie «è arte, è moda, è design, è tendenza - spiega la nota -. Sono questi gli aspetti culturali, antropologici, sociali, di costume e artistici che la mostra mette a fuoco, attraverso un percorso tematico che racconta in modo trasversale il mondo rosa di Barbie». É «il simbolo della donna moderna, emancipata, capace di essere sè stessa in ogni situazione, in ogni cultura e Paese». E «ha rappresentato in oltre 50 anni la voce per eccellenza dei popoli». L'esposizione sarà divisa in 7 sezioni che raccolgono oggetti, immagini, video. Si potranno seguire i cambiamenti di stile in una storia nata il 9 marzo 1959, data della sua comparsa sul mercato Usa al costo di 3 dollari. Barbie è diventata ggetto da collezione: vestita con i tailleur di Chanel o truccata dagli artisti, ha ispirato film e canzoni. E ha innescato, specie negli ultimi anni, anche accese discussioni: dalla proposta di un modello «oversize» circolata sul web alla bambola messicana con pelle ambrata e dotata anche di un passaporto. E una polemica si è già accessa sulla mostra. Il consigliere di Sel Luca Gibillini ieri ha scritto al Sole 24 Ore Cultura che ha vinto il bando per gestire lo spazio. Attacca dicendo che Barbie «ha contributi a creare i peggiori stereotipi sulla bellezza e sulle donne. Ma non è l'oggetto Barbie in sè a preoccuparmi. Milano ha lanciato in questi anni una grande sfida innalzare il profilo culturale della città per portarla oltre il provincialismo in cui era caduta e tornare a farne una città internazionale, di qualità morale e culturale. Cultura perché é la parola chiave. In questo processo faticoso rientra a pieno titolo la sfida del Mudec. Oggi scopriamo che il pezzo forte che lancia nella prima stagione completa é una mostra sulla Barbie». Non prendetemi come snob o elitario. Ma perchè la sostenibilità economica deve passare debba passare per il pop a tutti i costi, per il nazionalpopolare.

La mostra delle bambole magre e bionde, ricche e perfette, simbolo della superficialità occidentale, non contribuirà alla costruzione di una Milano culturalmente attrattiva». L'ex vicesindaco Ada Lucia De Cesaris lo rimbrotta: «È un simbolo che ha segnato la nostra infanzia, bando ai moralismi inutili, Lo stesso giorno il Mudec inaugurerà una mostra sui Gaugain.

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