"Non chiamatelo più Covid". Bassetti spegne gli allarmismi

Per il medico del San Martino di Genova siamo ormai a una svolta. Questo non è più il virus che ha mietuto così tante vittime, è tempo di affrontarlo in modo diverso

"Non chiamatelo più Covid". Bassetti spegne gli allarmismi

Metteo Bassetti smorza i toni allarmistici e invita tutti a cambiare approccio nei confronti del virus che da anni sta condizionando le nostre vite. È tempo di guardare al Sars-Cov-2 con altri occhi, e magari cambiargli anche nome.

Intervistato da La Stampa, l'infettivologo del San Martino di Genova, che per tanti mesi ha parlato sulle principali tv, dice chiaramente che questo Covid "non ha più nulla a che vedere con quello di Wuhan che sparse così tanto dolore". Anche i numeri delle ultime settimane vanno guardati con attenzione, perché dei ricoveri in aumento "solo il 20% sono veramente per Covid".

È tempo, insomma, di mutare registro? Secondo Bassetti sì, e lancia anche una provocazione, quella di cambiare nome al Sars-Cov-2, così da esorcizzare la paura. "Paragonare Omicron 5 di oggi con il virus di Wuhan che ha fatto così tanti morti per me è come mancare di rispetto a chi quel dramma lo ha vissuto in prima persona", afferma. "Qui continuiamo a parlare di picchi, ondate, ma i pazienti non sono numeri: il quadro clinico dei positivi di oggi non ha nulla a che vedere con quello delle drammatiche prime ondate. Vuoi perché Omicron è meno patogena, vuoi perché siamo ormai tutti immunizzati dal vaccino o dalla malattia, ma è così. Io da sei mesi non vedo più quelle polmoniti gravi che mi hanno tolto anni di vita quando ho dovuto cercare di salvare uomini e donne che boccheggiavano", aggiunge.

Ci troviamo ormai di fronte a una nuova malattia, che Bassetti chiamerebbe Ars-22, togliendo dal Sars la S di Severe. Si tratta, ormai, di un virus diverso, ribadisce. Anche i ricoveri, ribadisce, vanno considerati caso per caso. Non si tratta di ricoveri solo Covid. Spesso e volentieri, infatti, sono persone che si recano in pronto soccorso per altre patologie e con altri sintomi e poi, sottoposti al controllo del tampone, risultanto anche positive.

"Poi ci sono gli anziani, che magari sono soli a casa e pur avendo sintomi lievi si spaventano e arrivano qui per essere parcheggiati in quei lazzaretti che sono i reparti Covid", aggiunge Bassetti. "La terza categoria è quella degli immunodepressi, che sono positivi magari da settimane ma vengono in ospedale per fare altre terapie".

È tempo di ridimensionare questo continuo ricorrere ai tamponi. "Siamo il Paese al mondo che ne fa di più. Ma un test clinico deve essere interpretato e gestito da un medico. Invece qui prevale il fai da te anche nelle cure", dice Bassetti.

È ora anche di togliere l'isolamento per i positivi asintomatici: "Oggi abbiamo una situazione paradossale con positivi di serie A, che si fanno il tampone in casa per andarsene poi tranquillamente in giro e quelli di serie B, che per aver fatto il test in farmacia o in ospedale finiscono in isolamento per 7-10 giorni".

Chi ha febbre e sintomi, dovrebbe restare a casa almeno 5 giorni, come si è soliti fare anche per gli altri virus respiratori.

Cautela anche sull'utilizzo delle mascherine. È tempo di rimuovere l'obbligo dai luoghi di lavoro, lasciando solo una raccomandazione.

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