Esistono la libertà di opinione e il diritto di critica in Sicilia? Io non ho attaccato il pm Di Matteo. Ho sottolineato che, sul piano della comunicazione, le minacce di Riina - che erano invettive e tali sono rimaste - sono state rese note creando un'aura di pericolo e di suggestione intorno al pubblico ministero che ha usato la querela solo per impedirmi di parlare.
Bisogna temere più l'Antimafia che la mafia? Ma io parlerò finché avrò voce, contando sulla attenzione vigile di uomini straordinari che si ispirano al pensiero di Leonardo Sciascia, come Mauro Mellini. Le richieste di dimissioni invocate da pusillanimi del Pd e M5S sono motivo di orgoglio per chi dice la verità, e ha sottolineato che non si è dato altrettanto rilievo alla parte delle intercettazioni di Riina che denuncia la trattativa Stato-mafia negli affari dell'energia pulita, interesse primario di Matteo Messina Denaro. Ricordo infine che Fiammetta Borsellino ha già indicato il «depistaggio», nelle indagini su suo padre, con le lacune e le omissioni della «procura massonica guidata all'epoca da Gianni Tinebra che è morto, ma dove c'era... Nino Di Matteo...». Il risultato «sono stati 25 anni buttati via, anni di pentiti costruiti con lusinghe o torture». Non risulta che Di Matteo abbia querelato la Borsellino.
Il mio intervento ha semplicemente inteso indicare la necessità di non trasformare gli uomini in eroi. Esattamente quanto disse Bertolt Brecht: «Sventurata la terra che ha bisogno di eroi». E io non credo e non voglio che la Sicilia sia sventurata.
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