Bergoglio sull'accordo per i vescovi cinesi: "Li nomina il Papa"

Papa Francesco, sul volo di ritorno dai Paesi Baltici, ha parlato dell'accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi, svelando alcuni particolari relativi alle modalità di scelta. Poi l'aneddoto sul "caso Viganò": molti fedeli cinesi hanno scritto al pontefice durante quelle fasi, dimostrandogli fedeltà e solidarietà

Bergoglio sull'accordo per i vescovi cinesi: "Li nomina il Papa"

"Questo è un processo di anni, un dialogo tra la commissione vaticana e la commissione cinese, per sistemare la nomina dei vescovi. La squadra vaticana ha lavorato tanto". A esprimersi attraverso queste parole sull'accordo tra Cina e Santa Sede, quello finalizzato a disciplinare le regole per la nomina dei presuli cinesi, è stato Papa Francesco. Il pontefice argentino ha voluto specificare come questo patto provvisorio sia stato raggiunto 'grazie' a un percorso iniziato tempo fa. Lo stesso Joseph Ratzinger si era in qualche modo espresso sulla bontà di questa soluzione. Anche se la sottoscrizione finale è opera dell'ex arcivescovo di Buenos Aires.

Il patto stipulato tra il Vaticano e il 'dragone' continua a far discutere. Alle ore 12 verrà pubblicato e diffuso un messaggio del Santo Padre ai fedeli della Cina e alla Chiesa universale. I critici sostengono che i "signori" di Roma abbiano optato per divenire subalterni al partito comunista. Ma Bergoglio è apparso di tutt'altro avviso: "Questa squadra con queste qualità è andata avanti. Voi sapete che quando si fa un accordo di pace, ambedue le parti perdono qualcosa. Questa è la legge: ambedue le parti. Si è andati con due passi avanti, uno indietro… due avanti e uno in dietro. Poi mesi senza parlarsi. È il tempo di Dio che assomiglia al tempo cinese. Lentamente, la saggezza dei cinesi. I vescovi che erano in difficoltà sono stati studiati caso per caso. E i dossier di ciascuno è arrivato sulla mia scrivania. Sono stato io il responsabile di firmare", ha proseguito il papa, nel dialogare con i giornalisti presenti sul volo di ritorno dalla visita pastorale nei Paesi baltici. Poi alcune precisazioni storiche e una puntualizzazione sul fatto che a incaricare gli ecclesiastici non sarà la "gerarchia", ma il pontefice: "Poi non dimentichiamo - ha ricordato il vescovo di Roma - che in America Latina per 350 anni erano i re del Portogallo e della Spagna a nominare i vescovi. Non dimentichiamo il caso dell'impero austro-ungarico. Altre epoche grazie a Dio, che non si ripetono". E ancora: "Quello che c'è, è un dialogo sugli eventuali candidati, ma nomina Roma, nomina il Papa, questo è chiaro. E preghiamo per le sofferenze di alcuni che non capiscono o che hanno alle spalle tanti anni di clandestinità".

I dettagli dell'accordo non sono stati ancora resi noti, ma ora sappiamo che il Santo Padre non sarà titolare di un semplice "diritto di veto", ma di un vero e proprio potere di scelta. Ci sarà, questo sì, un "dialogo" partecipato sui nominativi. Abbiamo la consapevolezza, inoltre, che il pontefice adesso ha la potestà di istituire nuove diocesi. Le prime due mosse sono state quella di riconoscere otto vescovi considerati illegittimi e quella di costituire la diocesi di Chengde, ratificando di fatto una situazione già esistente. Papa Francesco, prima di passare ad altri argomenti, ha anche voluto raccontare un aneddoto riguardante le fasi successive alla pubblicazione del cosiddetto "memoriale Viganò": "Un aneddoto semplice e un dato storico: quando c'è stato quel famoso comunicato di un ex nunzio apostolico, gli episcopati del mondo mi hanno scritto dicendomi che si sentivano vicini e pregavano per me. Dei fedeli cinesi mi hanno scritto e la firma di questo scritto era del vescovo della Chiesa, diciamo così, 'tradizionale cattolicà e il vescovo della Chiesa 'patriotticà, insieme tutti e due ed entrambe le comunità di fedeli. Per me è stato un segnale di Dio".

Alle ore 12, come preannunciato, è stato pubblicato il messaggio indirizzato ai cattolici cinesi e alla Chiesa universale. Tra gli aspetti affrontati da Bergoglio, al quinto punto si legge: "L’Accordo Provvisorio siglato con le Autorità cinesi, pur limitandosi ad alcuni aspetti della vita della Chiesa ed essendo necessariamente perfettibile, può contribuire – per la sua parte – a scrivere questa pagina nuova della Chiesa cattolica in Cina. Esso, per la prima volta, introduce elementi stabili di collaborazione tra le Autorità dello Stato e la Sede Apostolica, con la speranza di assicurare alla Comunità cattolica buoni Pastori". E ancora: "In questo contesto, la Santa Sede intende fare sino in fondo la parte che le compete, ma anche a voi, Vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici, spetta un ruolo importante: cercare insieme buoni candidati che siano in grado di assumere nella Chiesa il delicato e importante servizio episcopale".

Ma un patto di questo tipo, ha voluto sottolineare, è solo uno strumento.

Il pontefice argentino ha scritto di aver pregato e riflettuto molto prima di giungere a questa conclusione e di aver operato in continuità con i suoi due ultimi predecessori.

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