Cronache

Bimbi in affido a coppie gay, rivolta contro la Cassazione: "Tutelare i minori"

La Cassazione sancisce che i bimbi crescono bene anche con una coppia gay. Ed è polemica: "Minori a rischio". I giuristi: "La sentenza non può regolare le adozioni"

Il piccolo David in braccio a Valter e Mario, la coppia gay livornese che lo ha avuto da una donna che ha dato l'utero in affitto
Il piccolo David in braccio a Valter e Mario, la coppia gay livornese che lo ha avuto da una donna che ha dato l'utero in affitto

La Cassazione apre ai figli nelle coppie gay, mettendo nero su bianco che non è altro che un "mero pregiudizio" sostenere che "sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale". Ed è subito polemica. Mentre le associazioni gay esultano, ritenendo la sentenza "storica" e "rivoluzionaria", la politica si spacca tra chi (come Paola Binetti, Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi) la giudica "pericolosa" perché "un bambino deve crescere in una famiglia composta da padre e madre" e chi (come Paola Concia, Ignazio Marino e Ivan Scalfarotto) parla di "principio di civiltà" e "applicazione di un principio di buon senso". Sono subito scesi in campo anche giuristi (il costituzionalista Cesare Mirabelli ha spiegato che "la sentenza non regola le adozioni") e scienziati che avvertono che la Cassazione "mette a rischio il minore".

L’apertura della Cassazione altre pronunce analoghe. A marzo la Prima sezione civile aveva sollecitato per le coppie gay "il diritto alla vita famigliare" con gli "stessi diritti" di quelle etero e osservato che le coppie omosessuali, se con l’attuale legislazione "non possono far valere il diritto a contrarre matrimonio nè il diritto alla trascrizione del matrimonio celebrato all’estero", tuttavia hanno "il diritto alla 'vita familiare'" e a "vivere liberamente una condizione di coppia" con la possibilità, in presenza di "specifiche situazioni", di "un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata". Ancora una volta, come già accaduto in passato, esultano le associazioni di difesa dei diritti agli omosessuali. "Il pronunciamento della Cassazione giunge dopo almeno due decenni di sentenze favorevoli emesse in diversi Tribunali che si sono dovuti pronunciare nel merito di dispute tra genitori per l’affidamento dei figli e dove uno dei due avesse iniziato una convivenza con un compagno dello stesso sesso", ha commentato il presidente Equality Italia Aurelio Mancuso sottolineando che rimane tuttavia irrisolto, in assenza di una legge, il problema della tutela dei bambini delle coppie gay che hanno utilizzato tecniche di fecondazione assistita all’estero.

Il plauso delle associazioni omosessuali si è subito scontrato con una netta spaccatura del mondo politico. I vertici di via del Nazareno hanno accolto con favore la pronuncia della Suprema Corte. La Concia, da sempre impegnata nel riconoscimento dei diritti delle coppie omosex, ha ricordato che il centrosinistra ha inserito all'interno del programma "il riconoscimento dell’omogenitorialità". "La Chiesa rappresenta uno scoglio che può essere sconfitto da una politica autorevole", ha continuato l’esponente piddì evidenziando come "la Prima sezione civile della Cassazione si dimostra ancora una volta una sezione all’avanguardia". All’indomani della sentenza della Cassazione che ha aperto alla possibilità per un figlio di essere cresciuto in una coppia gay, Avvenire ha infatti evidenziato lo "sconcerto" per la presa di posizione netta. "Per esperianza comune di ogni essere umano - si legge sul quotidiano della Cei - la nascita di un bambino scaturisce dall’unione tra un uomo e una donna, comporta la cura e l’allevamento da parte dei genitori". Al di là del caso specifico, Avvenire si è soffermato su quello che ritiene "il punto più sconvolgente della pronuncia, quando considera il bambino come soggetto manipolabile, attraverso sperimentazioni che sono fuori dalla realtà naturale, biologica e psichica, umana e che non si sa bene quanto dovrebbe durare".

Di tutt’altro tenore i commenti dei parlamentari del centrodestra. "Quanto affermato oggi dalla Cassazione rappresenta un precedente molto pericoloso, e si sostituisce al legislatore giacchè nel nostro paese non è possibile dare in affido un bambino a coppie dello stesso orientamento sessuale", ha dichiarato il presidente del gruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri accusando i giudici non solo di non aver tenuto in alcun conto "gli studi medico-scientifici che dimostrano i danni psicologici riportati da bambini cresciuti da coppie omosessuali", ma di aver anche violato la Costituzione che riconosce nella famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna la società naturale nella quale crescere i figli. "La Corte di Cassazione interviene su singoli casi, i suoi pronunciamenti fanno giurisprudenza ma non sono leggi universali - ha spiegato il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi - i giudici dovrebbero astenersi da considerazioni che esulano dal loro ruolo. Non è stato loro delegato il compito di legiferare nè quello di sancire che cosa sia una famiglia e l’educazione di un figlio". Secondo Giovanardi, poi, è inaccettabile il "vizio" dei magistrati di sostituirsi ai legislatori esprimendo "giudizi temerari" su argomenti tanto spinosi.

Nei palazzi romani si sono levate anche voci "fuori dal coro". Nel Pdl, per esempio, Alessandra Mussolini e Giancarlo Galan si sono infatti detti favorevoli. Secondo la parlamentare, "la cosa più importante" in tema di affidamento è "vedere il bene del bambino, al di là dei gusti sessuali delle persone". "La Cassazione oggi ha compiuto un significativo passo avanti nel cammino dei diritti civili per il nostro Paese - ha chiosato Galan - se addirittura la Suprema Corte che certo non si è mai distinta per particolare spregiudicatezza, arriva a sostenere l’errore di dare per scontato la dannosità di un contesto familiare gay per un bambino, spero non sia la retorica politica a voler fare un passo indietro". Lo Stato laico, a detta di Galan, ha infatti il dovere di ascoltare i cittadini, nessun altro. "Per un bambino vivere in una famiglia formata da un padre e una madre uniti stabilmente in un matrimonio è la situazione migliore", ha subito replicato la Binetti, convinta che sia "indispensabile per la formazione di un bimbo la componente che tiene conto di tutti i meccanismi che nascono dalla esperienza della diversità sessuale dei genitori".

Insomma, è il ragionamento della senatrice dell'Udc, "ridurre l’adozione alla pura relazione tra la coppia omosessuale significa contraddire in qualche modo tutta la legislazione sul tema dell’adozione".

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