Cronache

La confessione di Crisanti: "Bisognava aprire prima, ora è tardi"

La sottovariante Omicron è talmente contagiosa che ogni misura restrittiva è praticamente inutile, bisognava riaprire tutto nel picco della pandemia a gennaio: ecco il pensiero di Crisanti

Il microbiologo Andrea Crisanti
Il microbiologo Andrea Crisanti

Che ci si trovi di fronte alla quinta ondata causata da Omicron e Omicron 2 o se è la prima "ondata di una infezione completamente diversa rispetto a quella che abbiamo visto a gennaio-febbraio di quest'anno", come ha detto Bassetti, a questo punto poco importa. Di sicuro c'è qualcosa non ha funzionato e bisognava "liberalizzare tutto e subito a partire da fine gennaio. Non avrei aspettato, perché aspettare è stato controproducente": lo ha affermato senza mezzi termini all'Adnkronos Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'Università di Padova.

"Aspettare non ha aiutato"

Se ci troviamo di fronte a una risalita dei contagi non è una questione di definizioni che per il virologo sono poco importanti. "Non si può fare nulla con questi livelli di trasmissione, non funziona nessuna misura parziale. Quindi proseguiamo con le riaperture", aggiunge. Il problema di questo nuovo virus, completamente mutato rispetto a quello originale di Wuhan, è che ha un indice di contagio talmente alto che causa nuove infezioni ma per la stragrande maggioranza leggere e passeggere. Per questo motivo, secondo Crisanti, le misure restrittive adottate finora sono state inutili perché "aspettare non aiuta e non ha aiutato". Insomma, per l'esperto è arrivato il momento di allentare definitivamente, il virus non fa più paura.

Cosa succede adesso

L'attesa delle riaperture ha fatto sì, secondo Crisanti, che le persone che adesso si infettano risultanto più vulnerabili "perché è passato più tempo dalla vaccinazione e dall'ultima volta che si sono infettati". Secondo la sua tesi, quindi, se si fosse riapertuto tutto a gennaio, le infezioni avrebbero causato un male minore perché le difese anticorpali erano più alte di adesso. In ogni caso, come dicono tutti gli esperti, possediamo anche le cellule di lunga memoria, B e T, che proteggono dopo anni se si ripresenta lo stesso agenge patogeno. "Non sto dicendo che avremmo dovuto seguire la linea della Gran Bretagna. Avremmo dovuto trovare una via italiana per aprire tutto e proteggere i vulnerabili. L'alternativa ce l'abbiamo ed è questa", aggiunge.

"Proteggere i fragili"

Sul fronte ricoveri, come abbiamo visto più volte, la situazione rimane ampiamente sotto controllo anche se secondo l'esperto nei prossimi giorni si potrà assistere ad un aumento delle ospedalizzazioni. La sottovariante Omicron 2, che sta crescendo velocemente in Italia e nel mondo, "non lascia scelta: bisogna proteggere i fragili, non c'è nient'altro da fare". Questa è l'unica cosa davvero da fare: iniziare, quindi, con le quarte dosi alle categorie super a rischio perché le misure attuali non servono "contro un virus che ha un indice di contagio così alto" e che "la politica zero Covid non esiste, è impraticabile". Il virus attuale ha un indice R0 di 12, significa che una sola persona ne può contagiare altre 12. Da qui, far scendere questo valore a 10, con misure e restrizioni, "non cambia nulla", conclude.

Ricordiamo come, nella stragrande maggioranza di casi, la malattia si risolve in pochi giorni causando sintomi simil-influenzali: questo accade nei vaccinati e nei precedentemente infettati, ecco perché i no vax continuano a rischiare un'infezione diversa.

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