Coronavirus

Ecco l'ultima arma anti-Covid: "Così blocca l'infiammazione"

Un nuovo studio promette bene: il blu di metilene, che esiste già da fine '800, sarebbe molto efficace nel combattere l'infiammazione causata dal virus. Costa poco e lo può preparare anche il farmacista

Ecco l'ultima arma anti-Covid: "Così blocca l'infiammazione"

Si moltiplicano gli studi e le terapie per combattere la pandemia affinché possa finire al più presto, questo ormai lo sappiamo bene. In pochi sapranno, però, che un composto organico un tempo utilizzato per combattere l'infezione delle vie urinarie potrebbe essere la soluzione vincente al Covid-19: si tratta del blu di metilene.

Ecco cos'è

Esiste sin dal 1876 per curare le malattie tropicali e nel 1891 il tedesco Paul Ehrlich, futuro premio Nobel, ne dimostrò l’efficacia nel trattamento della malaria. In questo modo, il blu di metilene è stato il primo composto sintetico nella storia della medicina ad essere utilizzato come antisettico, molto tempo prima dei sulfamidici e della penicillina. Ma questo composto viene utilizzato anche per altri trattamenti quali la metaemoglobinemia, malattia potenzialmente letale che può essere congenita oppure acquisita in seguito ad ingestione di farmaci o sostanze chimiche, di acqua di pozzo ricca di nitrati oppure per ingestione di cianuro; possiede un'attività antisettica notevolmente potenziata dalla luce ed è per questo motivo che si aggiunge al plasma per trasfusioni ed esposto ai raggi UV per uccidere eventuali virus contaminanti; come detto, viene usato anche per il trattamento della malaria nei casi resistenti ad altri trattamenti ed ulteriori frontiere di impiego sono rappresentate dalla malattia di Alzheimer.

"Il blu di metilene blocca l'infiammazione"

Ma torniamo all'attualità: questo composto potrebbe bloccare l'infiammazione provocata dal virus Sars-Cov-2. "Proponiamo di testare il blu di metilene per contrastare la sindrome da distress respiratorio acuto correlato a Covid, ma in particolare suggeriamo di testarlo precocemente nelle infezioni da Covid per prevenire la reazione iperinfiammatoria responsabile delle gravi complicanze della malattia", dicono i ricercatori, due fratelli che lavorano in campi diversi della Medicina (uno è neurologo, l'altro dentista) per un obiettivo comune che, inizialmente, era quello di bloccare malattie ed infezioni diverse dal Covid-19. Da dove è venuta questa idea? "Io lo stavo studiando per l'Alzheimer e mio fratello, dentista, per le afte del cavo orale. Entrambe le malattie sono accomunate da uno stato infiammatorio che è gravissimo nel Covid ed è cronico nell'Alzheimer e nelle afte. Lo abbiamo testato su alcuni pazienti ma i numeri sono ancora piccoli", ci ha detto in esclusiva il Prof. Giulio Scigliano, neurologo e primo autore dello studio pubblicato sulla rivista specializzata ScienceDirect.

"Anticipare le complicanze". Lo specialista ci spiega come sia di fondamentale importanza arrivare a trattare la malattia tempestivamente, quando è ancora nella primissima fase iniziale. "Un conto è trattare dei pazienti che hanno già la sindrome da distress respiratorio, quindi già ammalati, e si può fare somministrando il blu di metilene in una terapia intensiva tramite endovena. Ma l'aspetto importante è la terapia domiciliare: quella prima settimana in cui non si sa se il paziente si ammalerà o meno ed è tenuto a casa praticamente senza cure. Se peggiora e viene portato in ospedale il meccanismo è già innescato con parecchi danni a livello polmonare e cardiaco, bisogna giocare d'anticipo e darlo ai primi sintomi", sottolinea il Prof. Scigliano. Evitare, quindi, che si inneschi la sindrome da distress respiratorio che è la fase iper-infiammatoria in cui il virus dimostra tutta la propria forza. "All'inizio il virus circola soltanto nel corpo, in quelli che si aggravano si innesca questo meccanismo che è difficile da fermare".

"Lo prepara il farmacista". Come spiegato dal neurologo, se è un farmaco che si somministra per via endovenosa, è chiaro che si può dare soltanto in regime di ricovero ospedaliero. In realtà, però, il composto può essere acquistato dietro prescrizione medica e preparato dal farmacista. "Era in commercio fino ad una decina di anni fa come disinfettante delle vie urinarie, poi è stato tolto perché si sono usati maggiormente gli antibiotici ma si trova come materia prima, in polvere. Deve essere preparata dal farmacista che fa le capsule con il contenuto che il medico indica nella ricetta. A rigore, dovrebbe essere un prodotto da banco perché non ha effetti collaterali", ci dice, anticipando quella che sarebbe stata la prossima domanda: questo blu di metilene, che effetti collaterali provoca? "Praticamente non ce ne sono - afferma Sicigiliano - perché si verificano con dosaggi che sono 50 volte quelli del suo impiego abituale. È controindicato nei soggetti affitti da favismo, malattia ereditaria e diffusa soprattutto in Sardegna dove manca un enzima chiamato 6-fosfato deidrogenasi (G6PD, ndr) ed è controindicata la contemporanea somministrazione di farmaci antidepressivi della famiglia degli inibitori della serotonina. In questo caso, per prenderlo va sospesa la cura per quei giorni in cui si fa il blu di metilene", specifica, il cui periodo è di circa 10 giorni.

Come va la sperimentazione

I numeri, ancora, sono piccoli e non c'è una certezza matematica che la cura funzioni ma si hanno indicazioni significative sul centinaio di pazienti già trattati. E poi, in letteratura sono presenti quali sono i benefici di questa sostanza. "Il blu di metilene, e tanti studi lo dimostrano, blocca la produzione di tutte le citochine, non soltanto di una, e blocca la produzione di radicali liberi. Se la malattia è provocata da questi fattori, neutralizzandoli ci si aspetta che il paziente non si aggravi", sottolinea il neurologo, che parla di una sicurezza teorica "che è incontrovertibile" perché, analizzando tutti i passaggi che fa il virus una volta entrato nell'organismo, che stimola la produzione di citochine da parte delle cellule (la famosa "tempesta di citochine"), queste producono radicali liberi che il blu di metilene sarebbe in grado di fermare prima che la malattia degeneri ad uno stadio incontrollato.

Uso e costi. Per il trattamento della malaria è stato usato ai primi del Novecento ed ancora oggi si usa per le forme di malaria farmaco-resistenti. "Lì si usano dosi 10 volte maggiori a quelle che consiglio io per un mese e non ci sono stati effetti colletarali di nessun tipo, la tollerabilità è eccezionale, pochi farmaci sono così ben tollerati. In più, con 40 euro curi tutta la famiglia, 4-5 persone. Se fosse preparato in serie il costo sarebbe ridicolo", ci spiega il Prof. Scigliano che, in chiusura, ci racconta di un certo scetticismo nei confronti di questa terapia, fino ad ora non molto considerata anche perché la proposta è stata fatta da un neurologo e da un dentista. "Io ho fatto il ricercatore per 30 anni e so valutare le situazioni e l'uso dei farmaci. Ho sperimentato a lungo il Parkinson ma qui non c'è interesse perché è un farmaco scoperto nel 1870, non è brevettabile, costa poco e non interessa a nessuno. La ricerca la fanno le industrie farmaceutiche, non i governi", conclude.

In realtà, il Prof. ed il fratello non sono da soli: oltre ad aver costruito un sito internet per informare il pubblico, l'11 gennaio 2021 tre ricercatori hanno pubblicato il loro studio su Biorxiv in cui anche loro dimostrano come, il blu di metilene, inibisca in vitro il picco di Sars-Cov-2 spiegando qual è il meccanismo che può contribuire alla sua attività antivirale contro il virus "rendendo questo farmaco poco costoso, ampiamente disponibile e potenzialmente utile nella prevenzione e il trattamento di Covid-19 come farmaco orale o inalato", scrivono. In Svizzera, poi, sta iniziando uno studio clinico di fase 2 sui pazienti affetti dal virus per testarne l'efficacia.

Insomma, se tre indizi fanno una prova, forse qualche "lira" in più, al blu di metilene, bisognerebbe darla.

studio
Inibizione dipendente dalla concentrazione del legame di SARS-CoV-2 RBD con ACE2 da parte di composti selezionati.

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