Massimo Cacciari, con l'onestà intellettuale e la sincerità che lo caratterizza, ha concesso un'intervista a La Repubblica e una a La Verità, analizzando l'attuale situazione politica del Paese, che si lega inevitabilmente con la campagna dei vaccini. La polemica di ieri riguarda il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, primo politico a vaccinarsi nel giorno dedicato alle dosi per il personale medico sanitario. Il governatore ha dato l'annuncio con tanto di foto sul suo profilo Facebook, che ha scatenato la rabbia per primo del sindaco di Napoli. La questone si è protratta fino a sera ieri, ma Cacciari di tutto questo ha una sua personalissima visione: "È il solito teatrino politico. Succedono le cose più scontate del mondo, assistiamo ormai a reazioni pavloviane. Guardi, posso dirle che non mi interessa per nulla?".
La questione fortemente dibattuta ieri da varie parti era sull'opportunità di vaccinare i politici insieme ai sanitari, sia per dare il buon esempio, sia per una questione di convenienza visto il loro ruolo, al di là dei favoritismi, ma anche su questo punto, Massimo Cacciari non coglie la polemica: "Io voglio fare il buono e dico che magari i politici rientrano fra le categorie da proteggere, poiché hanno responsabilità e incontrano molte persone. Però non mi si parli di esempi: non c'è proprio bisogno di esempi per andare a vaccinarsi. È una cosa di assoluto buon senso". Il filosofo invoca un calendario vaccinale chiaro per le prossime settimane, basato sulle evidenze scientifiche delle priorità in base al livello di rischio e si prepara a ricevere la sua dose: "Le persone ragionevoli si vaccinano. Una volta che gli scienziati mi assicurano che parliamo di una pratica sicura ed efficace, che ha superato i test necessari, non vedo perché dubitarne". Non si esprime sulla primula e sul V-day ma sottolinea l'importanza della logistica per la vaccinazione: "So che il vaccino va conservato in un certo modo. Gli scienziati lo faranno presente, poi vedremo se gli Speranza e i senza speranza lavoreranno all'uopo".
Al di là del vaccino, che per Massimo Cacciari non è in discussione, ci sono altri temi su cui discutere nelle prossime settimane: "Vorrei capire se ci si interroga davvero su come salvare le imprese, sostenere i disoccupati". A breve cesserà il blocco dei licenziamenti, c'è ancora la questione dei lavoratori stagionali rimasti fermi e non sembrano esserci piani efficaci all'orizzonte. Cosnidera il Recovery Plan "aria fritta. I miliardi non sono infiniti. Ne metti un po' su Ilva, un po' su Alitalia, un po' su Whirlpool... E ne hai spesi la metà solo in salvataggi".
Il filosofo, quindi, dice la sua sulla gestione di questo governo: "Siamo il Paese dove, mediamente, sono state applicate le misure di contenimento più rigide ma anche quello con il maggior numero di morti. Ora, se la metà delle colpe possiamo attribuirla alla debolezza delle nostre strutture sanitarie, sull'altra metà c'è lo zampino del governo". Secondo Cacciari, da un lato l'esecutivo ha attuato provvedimento esageratamente restrittivi, dall'altra l'esatto contrario: "Giusto riaprire in estate, d'accordo, ma non è che era obbligatorio consentirci di andare all'estero. E va bene i ristoranti aperti ma perché pure le discoteche?".
Considera lo scenario di un'eventuale crisi politica all'orizzonte solo come un "teatrino politico" anche perché "tre quarti dei deputati, in caso di elezioni, non tornerebbe in Parlamento. E poi, seriamente, pensa che Mattarella possa permettere elezioni con la pandemia in corso?". Il lavoro di Renzi, secondo Cacciari, è svolto in prospettiva futura e invece delle elezioni, se ci dovesse essere un precipitare della situazione, si potrebbe pensare "a un governo di salute pubblica". Sergio Mattarella sarà costretto a intervenire stando al ragionamento di Cacciari e nel contesto di un governo di salute pubblica "potrebbe essere la volta di Mario Draghi. Ma sarebbe l'ultima spiaggia".
A La Verità, invece, ha raccontato il suo Natale in una Venezia vuota come "il deserto dei Tartari". Non esclude che l'Italia possa cadere in un secondo lockdown nazionale dopo le feste: "Bisognerà vedere i dati. Ma che ci sia una gran 'voglia' di risolvere la situazione chiudendo tutto, è evidente". Per il filosofo, la causa è da ricercare nell'assenza di un'adeguata medicina di base e della sanità non sufficientemente attrezzata per far fronte a tutto questo.
"C'erano carenze pregresse di cui sarebbe assurdo incolpare il governo. Però, qualcosa non ha funzionato se, nonostante abbiamo adottato i provvedimenti più drastici d'Europa, siamo quelli messi peggio, no?", si è chiesto Cacciari.
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