Processione in Calabria. Mons. Nunnari: "Fermare le processioni"

Il presunto "inchino" della statua della Madonna a Oppido ha ridestato la polemica. Il cappellano del carcere di Larino: darò i sacramenti ai detenuti

Un momento della processione a Oppido Mamertina
Un momento della processione a Oppido Mamertina

A quindici giorni dalle dure parole che papa Francesco ha pronunciato contro la 'ndrangheta, che ha definito "adorazione del male", un episodio avvenuto mercoledì scorso in Calabria, a Oppido Mamertina, ha riacceso le polemiche.

Uno stop non lontano dalla casa del boss locale, Peppe Mazzagatti, durante la processione della Madonna delle Grazie nella frazione di Tresilico, ha portato a pensare a un accostamento di religione e malavita che in molti non hanno gradito. A partire dal maresciallo del paese, Andrea Marino, che ha preso le distanze, fino ad arrivare alla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria, che ha avviato un'indagine.

Le reazioni dalla politica non si sono fatte attendere. Il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ha parlato di un "rituale ributtante" e in serata il presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi,ha telefonato al maresciallo Marino. Ma non tutti sono convinti che la "fermata" della processione fosse un omaggio.

In un'intervista a Repubblica, il sindaco di Oppido, Domenico Giannetta, ha detto che "la processione si è sempre svolta nella stessa maniera" e che la statua della Madonna è stata girata "verso una traversa in cui vivono decine di famiglie", che dunque il gesto non sarebbe stato un omaggio a Mazzagatti.

Il primo cittadino ha anche ricordato che la processione è organizzata dalla parrocchia, non dal comune a aggiunto: "Se ci sono stati gesti non consoni noi siamo i primi a prenderne le distanze". Comunque sia andata a Oppido, non sarebbe la prima volta che una processione religiosa mischia pericolosamente fede e criminalità.

"Fermare le processioni"

Monsignor Salvatore Nunnari, presidente dei vescovi calabresi, ha detto oggi che "bisogna avere il coraggio di fermare le processioni", e che di certo "sarebbe cosa gradita alla Madonna". Ha anche aggiunto che "dispiace che i preti non abbiano avuto il coraggio non di andare via ma di scappare dalla processione".

Oggi il parroco di Oppido, don Benedetto Rustico, ha invitato i fedeli a "prendere a schiaffi" un giornalista del Fatto Quotidiano che stava effettuando alcune riprese fuori dalla chiesa del paese, dove era in corso la messa.

Per il vescovo di Oppido-Palmi, Francesco Milito, si tratta di "un temerario gesto di blasfema devozione che va all’opposto di quella dovuta alla Madre di Dio". "Chi è riuscito a compierlo, e a ritentarlo è lontano da ogni spirito di fede pura, retta ed autentica", ha detto, "Se neanche le parole del Papa, con una condanna da tutti comprensibile nella sua incisiva chiarezza, sono riuscite a far da freno, è segno che l’indurimento di alcune coscienze è sotto il livello di guardia".

"Pervertimento religioso"

Secondo l'Osservatore Romano vicende come quella della processione di Oppido Mamertina ricorre "in zone dove il pervertimento del sentimento religioso si accompagna spesso all’azione della criminalità e a un’acquiescenza, dettata da paura o interesse, purtroppo ancora diffusa tra le popolazioni". "Toni di ferma condanna, ma anche sforzi di riflessione stanno segnando in queste ore i commenti sulla vicenda della processione a Oppido Mamertina, in Calabria, durante la quale alla statua della Madonna è stato fatto fare un inchino davanti alla casa di un boss della ’ndrangheta", scrive il quotidiano della Santa sede, "La vicenda non è certamente la prima del genere in zone dove il pervertimento del sentimento religioso si accompagna spesso all’azione della criminalità e a un’acquiescenza, dettata da paura o interesse, purtroppo ancora diffusa tra le popolazioni. A renderla di nuovo attuale sono state le parole di Papa Francesco nella recente visita in Calabria, quando a Sibari ha detto che appartenere alla ’ndrangheta significa essere fuori dalla comunione ecclesiale".

Sciopero della messa

Ancora ieri sui giornali la notizia di uno "sciopero della messa" da parte dei detenuti del carcere di Larino, che dopo le dure parole del Pontefice hanno annunciato che se non avessero potuto "più prendere i sacramenti avrebbero smesso di venire alla

messa". Don Marco Colonna, cappellano del penitenziario, ha annunciato che continuerà ad amministrare la comunione ai carcerati: "La Chiesa, tra queste mura, è l'unico luogo di ristoro per queste persone".

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