Il canone si paga con la luce ma finanzia l'oscurantismo

Nella Rai di Renzi nessuno viene epurato, ti sbianchettano con la scusa di farti un favore

Il canone si paga con la luce ma finanzia l'oscurantismo

Nella Rai di Renzi nessuno viene epurato, ti sbianchettano con la scusa di farti un favore. Attenti alle parole, quindi. Già si sapeva che «stai sereno» vale un pollice verso, ma se parlano di «opportunità» è ancora peggio. Nel gergo renziano significa semplicemente ti caccio. Una lezione sul vocabolario del nuovo potere si trova in un'intervista alla presidentessa della Rai, Monica Maggioni, pubblicata ieri su Repubblica. La tesi, sposata in pieno dal quotidiano che si è autodefinito alfiere della libertà di stampa, è che Nicola Porro non è stato epurato, ma rifiuterebbe una nuova opportunità. La colpa sarebbe sua, insomma. Non capisce che il vento è cambiato. Non sa che Renzi non si occupa mai personalmente dei destini dei giornalisti, è soltanto attento che diano un segno di buona volontà, un gesto con la testa, dall'alto verso il basso, e ringrazino sommessamente per il job ottenuto; poi, una volta dimostrato il senso di appartenenza, Matteo provvede, magari chiamandoli in pubblico con il nome di battesimo. Nessuno nella Rai al tempo di Renzi ama le epurazioni, fanno solo offerte che non puoi accettare. Come quella a Porro: ti facciamo fare un programma di informazione dalle 19 alle 20.30 da mandare in onda la domenica. La speranza è mandarti dritto verso gli scogli e brindare appena affondi.

Per delegittimare Porro, in Rai si sono messi a sussurrare di ascolti bassi: fa solo il 4 per cento di share... Purtroppo per la Rai, il signor Campo Dall'Orto non solo è un pessimo amministratore, ma anche sfortunato. Ieri Virus ha fatto il 6,2 per cento.

A cercare di renderlo più debole, invece, ci ha pensato ancora una volta la presidentessa Monica Maggioni, sottolineando che a Porro sono stati assicurati gli stessi soldi. Soldi che lo scoop di Repubblica ci ha permesso prontamente di sapere a quanto ammontano, in attesa, ovviamente, di rendere noti anche quelli di Massimo Giannini, ex vice direttore di Repubblica, di Carlo Verdelli, responsabile dell'informazione Rai nonché ex collaboratore di Repubblica, di Gabriele Romagnoli, direttore di Rai sport ed ex collaboratore di Repubblica, della presidentessa Maggioni e del direttore generale Antonio Campo Dall'Orto.

La realtà è che quello di Porro è un programma che sfugge al controllo dei nuovi vertici, non è certificato, non ha il bollino blu della Leopolda, non è fatto a immagine e somiglianza del potere renziano. È un'anomalia. E, quindi, perché rischiare? Tanto i giornaloni questa volta non si indignano. Anzi, si è visto chiaramente come Repubblica faccia il coro. D'altra parte Porro non è Santoro, ma, soprattutto, Renzi non è Berlusconi. Renzi è un amico. Quindi nessuno stupore da parte del quotidiano, pronto a fare la morale agli altri quando toccano gli amici, ma con l'indice puntato quando fanno fuori i nemici. In fondo anche a viale Mazzini la corsa a baciare la pantofola del potere, come sempre, è partita in fretta. Il coordinatore editoriale dei palinsesti, Giancarlo Leone, sempre ieri mattina, ha aperto la riunione dei direttori di rete con un altisonante: «Io Porro lo caccerei subito». Bisogna capirlo, dal suo punto di vista meglio cacciare Porro che farsi cacciare. Leone è in bilico da tempo e deve salire sul carro renziano prima che sia troppo tardi. È la legge della giungla ed è vecchia come la tv di Stato. Renzi aveva promesso di liberare la Rai dai partiti e lo ha fatto.

Adesso, infatti, a comandare c'è solo lui. Benvenuti a TeleMatteo. Se non vi piace, non è un problema, l'importante è pagare il canone. È la tassa più perversa di Renzi. Si paga con la bolletta della luce, ma serve a finanziare l'oscurantismo.

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