"Non ho potuto salvarla": parla il carabiniere che proteggeva Vanessa

Quella notte il comandante non ha potuto salvare la 26enne dalla furia omicida dell’ex fidanzato. Per lui era come una sorella minore

"Non ho potuto salvarla": parla il carabiniere che proteggeva Vanessa

Non si dà pace il luogotenente Corrado Marcì per la morte di Vanessa Zappalà, la 26enne uccisa con sette colpi di pistola dall’ex fidanzato mentre stava passeggiando con alcuni amici sul lungomare di Aci Trezza. Il suo assassino è poi stato ritrovato poche ore dopo il barbaro omicidio impiccato in un casolare. “È come se avessi perso una sorella minore. La morte di Vanessa mi ha lasciato un vuoto enorme” , continua a dire il luogotenente a chiunque incontri.

L'angelo custode di Vanessa

Come raccontato dal Corriere, tra la ragazza e il 48enne carabiniere si era ormai creato un rapporto di fiducia e protezione. Era il suo angelo custode, la persona che Vanessa chiamava in qualsiasi momento avesse bisogno. E lui rispondeva sempre, di giorno e di notte. Un filo diretto li legava. Ma quella tragica notte il comandante della stazione di Trecastagni non ha potuto fare nulla per salvarla. Il padre della 26enne, Carmelo, ha definito il carabiniere “un sant' uomo, un padre di famiglia”. Come un fratello maggiore le dava consigli, ascoltando le sue paure e aiutandola a tentare di difendersi dall’ex fidanzato che la perseguitava. Consigli che Vanessa seguiva attentamente, ma che non sono bastati per salvarle la vita. “Non uscire da sola e non frequentare posti isolati” le diceva, e infatti quella notte in cui Sciuto l'ha raggiunta e le ha sparato, la ragazza era insieme a un gruppetto di amici e stava passeggiando al porticciolo di Aci Trezza, luogo molto frequentato in questo periodo dell’anno.

Revocati i domiciliari

Marcì aveva visionato il video fatto da Vanessa sul telefonino in cui si vedeva il suo ex appostato che la controllava. La 26enne aveva scritto su un quaderno gli orari e i luoghi in cui lo vedeva. Nella sua denuncia aveva raccontato quando, terrorizzata, era scesa in garage, aveva parcheggiato la vettura e aveva chiamato il comandante. Parlarono al telefono finché in cinque minuti il carabiniere non arrivò da lei. La giovane descrisse l’auto di Sciuto e Marcì, dopo un breve inseguimento per il paese, riuscì ad arrestarlo. Ma dopo tre giorni ai domiciliari il giudice per le indagini preliminari ritirò gli arresti domiciliari e impose solo il divieto di avvicinamento.

Grazie al comandante Vanessa era riuscita a riacquistare coraggio e aveva ricominciato a uscire con gli amici e le cugine. L’ex fidanzato non si faceva più vedere né sentire. Sembrava avesse capito di dover stare alla larga dalla 26enne. Domenica notte però Vanessa se lo ritrovò davanti e le sue ultime parole, come raccontato dagli amici, furono: “Vattene via perché chiamo il maresciallo”.

Ma non ebbe il tempo di chiamare il suo angelo custode in divisa che ogni giorno racconta ai suoi colleghi il dolore che ha dentro per non aver salvato quella che ormai considerava “una sorella minore”.

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