Carnefici senza scuse. Anzi, fanno le vittime

Il mondo intellettuale dovrebbe riconoscere la sua "ignoranza e arroganza". Invece "non c'è ombra di autocritica per il sostegno offerto ai terroristi giunti in Francia"

Carnefici senza scuse. Anzi, fanno le vittime

Il mondo intellettuale dovrebbe riconoscere la sua «ignoranza e arroganza». Invece «non c'è ombra di autocritica per il sostegno offerto ai terroristi giunti in Francia». Gli intellettuali non hanno imparato niente dalla vicenda di Cesare Battisti. Lo hanno considerato un perseguitato dalla giustizia italiana. Dopo la resa, però, Battisti ha confessato quattro omicidi... Così Marcelle Padovani, giornalista, saggista, corrispondente de Le Nouvel Observateur ha commentato con l'agenzia Adnkronos la notizia dell'arresto dei sette terroristi italiani latitanti in Francia (altri tre sono in fuga). La retata fa cadere i teoremi, a dire il vero deboli, degli intellettuali di sinistra: gli «esuli» non sono terroristi ma militanti di una guerra civile, il metodo dei giudici era discutibile, ogni conflitto ha i suoi caduti, ci vorrebbe un'amnistia generale. La Francia di Macron ha cambiato idea: sono assassini.

Scrittori, artisti e commedianti francesi dovrebbero ammettere di aver sbagliato. Dovrebbero ammetterlo anche scrittori, artisti e commedianti di casa nostra, da cinquant'anni dalla parte sbagliata. Non accadrà. I nostri «pensatori» sono sempre pronti a rispolverare il lessico da corteo anni Sessanta. Soprattutto i più abili nel barattare la rivoluzione con una posizione nella società. Gli integratissimi ribelli, quando si guardano allo specchio, vedono forse un volto segnato dal senso di colpa per aver tradito la causa e dal sospetto della propria mediocrità. Credono di rifarsi una verginità sostenendo tesi tanto radicali quanto insensate.

L'intellettuale impugna un'arma nota a tutti: il manifesto accompagnato da firme eccellenti. Prendiamo proprio il caso di Cesare Battisti. Nel febbraio 2004, parte l'appello della rivista online Carmilla, fondata da Valerio Evangelisti con Giuseppe Genna e Wu Ming 1. L'arresto di Cesare Battisti è definito «uno scandalo giuridico e umano» e si chiede la liberazione. In una settimana firmano in 1500. Ricordiamo Pino Cacucci, Tiziano Scarpa, Massimo Carlotto, Nanni Balestrini, Giorgio Agamben, Antonio Moresco, Marco Mueller (pentito) e uno sconosciuto Roberto Saviano, che prima aderisce e, anni dopo, già famoso, ritira la firma. Poi Battisti confessa. Nessuno dei firmatari trova qualcosa di intelligente da dire. Riparte la litania della guerra civile nonostante Battisti sia più simile a uno spietato borseggiatore che a un eroico partigiano.

Caso Calabresi. Il padre di tutti gli appelli. Questo è il peccato originale, quello che retrocede il mondo della cultura ufficiale e dei grandi media ad acefala appendice della peggiore politica, sconfinante nell'eversione. Lotta continua lancia una campagna contro il commissario Luigi Calabresi che ha condotto gli interrogatori dell'anarchico Pinelli, accusato di conoscere i fatti inerenti alla bomba di Piazza Fontana, a Milano. Pinelli vola dalla finestra della questura e muore tragicamente. Calabresi, in quel momento, è fuori dalla stanza ma è indicato quale colpevole da tutti gli estremisti d'Italia. Nel maggio 1972, un commando di Lotta continua uccide il commissario, sparandogli alle spalle. Calabresi si era trovato isolato dopo la lettera aperta dell'Espresso in cui era definito «torturatore». Chi aveva firmato? Norberto Bobbio, Federico Fellini, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Vito Laterza, Giulio Einaudi, Inge Feltrinelli, Gae Aulenti, Alberto Moravia, Toni Negri, Margherita Hack, Dario Fo, Giorgio Bocca, Furio Colombo e può bastare, anche se le firme sarebbero 757. Eugenio Scalfari ha chiesto scusa nel 2007. Non aveva fretta.

Poi c'è la storia, brutta, triste, delle Brigate rosse. Negli anni di piombo fu asserito dalle migliori (ehm) menti del Paese che i terroristi rossi fossero estranei alle logiche del Partito comunista, fino a quando non fu accertato l'esatto contrario. Come se non bastasse, saltò fuori anche che tra certa borghesia meneghina e radicalismo di sinistra non c'era soluzione di continuità.

Gli intellettuali chiederanno scusa? No. Neppure capiranno. Nella loro logica allucinata, la richiesta di giustizia coincide con la vendetta dello Stato. Le vittime sono loro, i carnefici. Basta leggere la dichiarazione dello scrittore napoletano Erri De Luca, ex servizio d'ordine di Lotta continua: «L'unico mio commento è la strofa di una canzone di De André: Cos'altro vi serve da queste vite?». No, non si riferisce alle esistenze spezzate dei morti ma a quelle degli assassini costretti alla fuga in Francia. Adriano Sofri, mandante dell'omicidio Calabresi assieme a Giorgio Pietrostefani, imprigionato ieri, ribadisce con candore il concetto: «Che ve ne fate di questi ex terroristi?».

E il terrorismo che cosa se ne sarà fatto delle vite strappate a innocenti durante una guerra immaginaria? Oreste Scalzone osa addirittura parlare di «assassinio dell'anima» dei poveri arrestati. A loro, l'assassinio dell'anima, dopo cinquant'anni di protezione. Alle loro vittime, l'assassinio e basta.

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