Cronache

Caro direttore siamo colpevoli per aver fatto informazione

Caro Direttore, questa volta ci hanno beccati tutti con le mani nel sacco. Per cui rischiamo anche una incriminazione per associazione per delinquere

Caro direttore siamo colpevoli per aver fatto informazione

Caro Direttore,

questa volta ci hanno beccati tutti con le mani nel sacco. Per cui rischiamo anche una incriminazione per associazione per delinquere. Lei ricorderà la affollata assemblea svoltasi presso la redazione del suo giornale per orchestrare «una campagna giornalistica a contenuto denigratorio, descritta ai capi che precedono, con la quale veniva offesa la reputazione di Esposito Antonio, già Presidente della Corte di Cassazione». (Cito dell'avviso della conclusione delle indagini preliminari con contestuale informazione di garanzia a firma del pm Roberto Felici, sostituto procuratore, controfirmata dal procuratore della Repubblica di Roma Michele Prestipino Giarritta).

A quella riunione eravamo presenti quasi tutti, nell'ordine di comparizione: Sansonetti Pietro, Porro Nicola, Sallusti Alessandro, Senaldi Pietro, Ruggieri Andrea, Bernini Anna Maria (arrivata in aereo da Roma dal Senato), Mulè Giorgio (anche lui in aereo dalla Camera), Zurlo Stefano, Barbuto Noemi Azzurra, Carioti Fausto, Feltri Vittorio, Cicchitto Fabrizio, Farina Renato, Lodi Cristiana. Ricordo come se fosse oggi che Lei e Vittorio Feltri ci illustraste con abbondanza di particolari e di argomentazioni lo scopo della riunione, che era quello di orchestrare una campagna di stampa denigratoria, con il supporto delle televisioni Mediaset, nei confronti del dottor Antonio Esposito. Vittorio Feltri e Lei vi eravate anche ben preparati, perché assegnaste a ognuno di noi un compito preciso sulla base delle rispettive competenze per gli articoli da redigere.

E nel corso della riunione furono date anche indicazioni circostanziate a Porro, Ruggieri, alla senatrice Bernini e all'on. Mulè perché dessero il loro supporto, con battute velenose, in alcune trasmissioni televisive.

Ci lasciammo con l'impegno di essere durissimi. No, caro direttore, non sono in preda al delirio, ma sto semplicemente traducendo in termini insieme rispettosi e paradossali un atto giudiziario di fine indagine che ho ricevuto, credo come Lei, qualche giorno fa. A leggerlo sembra di non stare nella Italia di oggi, cioè un Paese nel quale vige o dovrebbe vigere la più assoluta libertà di stampa, ma in Turchia o nella Germania o nella Russia degli anni Trenta.

Gli articoli qui imputati sono stati redatti nelle occasioni più varie e certamente senza alcun piano preordinato. In genere il sottoscritto propone i suoi articoli a Feltri e a Senaldi. Solo a Mosca ai tempi dello stalinismo o a Berlino ai tempi del nazismo si poteva pensare di assiemare articoli e interventi televisivi, scritti o avvenuti nelle occasioni più diverse, e di collocarli sotto l'insegna criminale di una «organizzata campagna giornalistica a scopo denigratorio». Ai tempi di Beria ci fu, come Lei ben sa, il «complotto dei medici». Questa volta invece caro direttore siamo davanti al complotto di Feltri, Porro, Sallusti, Sansonetti e Senaldi: faccio i vostri cinque nomi non per una proditoria denuncia, ma perché siete i direttori di quotidiani o di trasmissioni televisive che evidentemente avrebbero orchestrato il complotto. C'è in tutto questo una sola fortuna e cioè che il grottesco prevale.

Ai tempi di Beria e di Vishjnsky invece le cose erano parecchio più serie.

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