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Caserta, picchiata e costretta a prostituirsi per mantenere la figlia piccola

Gli aguzzini, un uomo e una donna di 38 e 27 anni, avevano addirittura aperto una partita Iva alla loro vittima che risultava essere ufficialmente un’estetista

Caserta, picchiata e costretta a prostituirsi per mantenere la figlia piccola

La costringevano a fare sesso con più persone e si preoccupavano loro di procurarle i clienti. Le avevano scattato una serie di foto hard che pubblicavano su siti internet di incontri e la minacciavano di lasciarla senza soldi a lei alla figlia piccola se non si fosse prostituita. L’agghiacciante storia è accaduta ad Aversa, in provincia di Caserta, dove una giovane donna subiva le angherie di due persone, che sono state arrestate dalla polizia.

Gli aguzzini, un uomo e una donna di 38 e 27 anni, avevano addirittura aperto una partita Iva alla loro vittima che risultava essere ufficialmente un’estetista. La ragazza era costretta a vendere il suo corpo in un appartamento ed era continuamente soggetta a maltrattamenti e minacce. La vicenda ha subito una svolta quando la giovane si è decisa a denunciare le vessazioni. Le forze dell’ordine hanno fermato i due con l’accusa di induzione e favoreggiamento della prostituzione ai danni di più donne, e di tentata induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione ai danni di una donna, in entrambi i casi con l'aggravante di avere usato minacce e violenza. L'ordinanza, emessa dal gip del Tribunale di Napoli Nord, è stata eseguita dalla polizia su delega della Procura ed è arrivata al termine delle indagini della Squadra Mobile di Napoli.

I due, hanno ricostruito gli inquirenti, dal 2016 al novembre 2018 hanno sfruttato la prostituzione di una donna che praticava massaggi finalizzati al sesso. Le avevano messo a disposizione un'abitazione di Aversa, in provincia di Caserta, e le avevano procurato degli abiti provocanti; per procurarle i clienti avevano pubblicato degli annunci sui siti d'incontri, in cui avevano messo le fotografie di lei in completi intimi e parrucche, che avevano scattato per quello scopo. E le avevano aperto una partita IVA mascherando la sua attività come se facesse l'estetista. I soldi dei clienti venivano divisi tra i tre: alla donna una quota tra il 30% e il 50%, ai due il resto.

Da novembre 2018 la donna è stata costretta non solo ad avere rapporti sessuali completi coi clienti ma anche a partecipare ad incontri sessuali in club di scambisti, dietro la minaccia di non farla più prostituire e di non pagarla, lasciandola con la

figlia minorenne senza soldi. Dal novembre 2019 era stata obbligata in più occasioni con la violenza a continuare a prostituirsi, picchiata da uno degli arrestati quando si era lamentata per i turni troppo faticosi.

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