Economia

Il caso Apple e l'errore Ue su tasse e bonus

C'è da restare esterrefatti dinanzi alle dichiarazioni di Paolo Gentiloni, commissario Ue per l'Economia di fronte alla scelta della Corte di giustizia del Lussemburgo di annullare la decisione dell'Antitrust sul caso Apple

Il caso Apple e l'errore Ue su tasse e bonus

C'è da restare esterrefatti dinanzi alle dichiarazioni di Paolo Gentiloni, commissario Ue per l'Economia di fronte alla scelta della Corte di giustizia del Lussemburgo di annullare la decisione dell'Antitrust sul caso Apple. Bruxelles aveva chiesto alla Apple di versare ben 13 miliardi di euro all'Irlanda (una cifra enorme) e ora il governo di Dublino esprime soddisfazione per la sentenza che ha annullato la multa. Dopo una lunga storia di povertà e di emigrazione, la Repubblica d'Irlanda ha conosciuto un successo formidabile - e ora il reddito pro-capite è più del doppio di quello italiano - grazie a una politica fiscale attrattiva. Tutto è iniziato con la creazione di zone speciali e poi questo ha favorito l'estensione di tali benefici al resto del territorio. La produttività degli irlandesi è cresciuta enormemente, insieme alla capacità di attrarre investimenti. Gentiloni non lo comprende, ma l'Irlanda dovrebbe essere un modello per tutti, dato che è una piccola popolazione (ha la stessa taglia del Veneto) che ha potuto scegliere una strategia efficace per sconfiggere la povertà. L'Europa verso cui allora dovremmo dirigerci non è quella che vogliono gli eurocrati, determinati a estendere l'inferno fiscale italiano o francese a tutto il continente. L'Europa avrà un futuro se ogni comunità potrà abbassare le imposte e migliorare la qualità dei servizi, competendo con le altre. Per questo i liberali sono schierati da sempre a difesa della concorrenza fiscale, dato che la libera circolazione europea esprimerebbe al meglio le sue potenzialità, con enormi benefici per famiglie, imprese e capitali. La decisione del Lussemburgo può quindi segnare un passaggio storico, perché ha imposto una battuta d'arresto allo statalismo centralista di chi vorrebbe uniformare tutto. Quelli come Gentiloni continuano a credere che il nostro futuro dipenda dalla capacità degli Stati di incamerare quanto produciamo e realizzare grandi piani economici. I saggi irlandesi, invece, hanno capito che bisogna liberare le energie spontanee della società, la capacità di fare e scambiare, la possibilità d'intraprendere e investire.

I fatti stanno dando loro ragione.

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