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Chi salva e chi pontifica

Lo scorso autunno gli italiani hanno votato e scelto un nuovo governo sulla base di programmi che riguardavano anche l'immigrazione.

Chi salva e chi pontifica

C'è un governo a Roma? Si vota ancora in Italia? Ad ascoltar le tiritere che riecheggiano tra le sedi di Onu e Unione Europea, qualcuno dovrebbe chiedersi se l'Italia sia una democrazia compiuta o uno «Stato fallito» simile a Somalia, Libia e Afghanistan. Invece, a dispetto di quelle nenie, lo scorso autunno gli italiani hanno votato e scelto un nuovo governo sulla base di programmi che riguardavano anche l'immigrazione. Rispettando quei programmi, il governo sta adottando uno Stato d'emergenza che, come in occasione dell'arrivo dei rifugiati dall'Ucraina a fine febbraio 2022, servirà a gestire meglio l'accoglienza dei 32mila769 migranti, in gran parte irregolari, approdati sulle nostre coste da inizio anno.

Su questa linea, ieri, le forze di maggioranza hanno trovato un accordo per riformare la «protezione speciale» l'escamotage legislativo caro ai fondamentalisti dell'accoglienza che distribuisce permessi di soggiorno a decine di migliaia di migranti privi, in base alle norme europee, di qualsiasi requisito per l'asilo. Migranti che qualsiasi Paese Ue rimanderebbe a casa. Migranti che, anche per questo, fanno rotta verso il Belpaese partendo non più solo da Libia e Tunisia, ma anche da Egitto, Libano e Turchia. Migranti che nessuno, al di fuori dell'Italia, si sogna di soccorrere e accogliere.

Nonostante questa diffusa e meschina indifferenza, nessuno perde invece l'occasione d'impartirci lezioni. L'Europa che dal settembre 2020 promette inutilmente un «Patto su asilo e migrazioni» diventato la moderna tela di Penelope s'impegna, in compenso, a valutare la gestione dello Stato d'emergenza. Come se il Commissario incaricato di applicarlo fosse un nuovo Prefetto di Ferro pronto a gettare in catene i migranti, anziché un semplice esecutore di norme meramente amministrative rivolte a facilitare l'accoglienza. Da ieri la nuova voce solista di questo sguaiato coro del cinismo è quella dell'Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite Volker Türk. Dalla sua poltrona di Ginevra Türk ci ricorda che lo «Stato di emergenza deve essere in linea con gli obblighi dell'Italia in materia di diritti umani». Considerata la fonte, non si capisce se quel monito sia comico o surreale.

L'Onu dal 2011 ha disertato la Libia scegliendo di osservare il tragico problema dei flussi migratori da Tunisi, Ginevra e New York. Nel frattempo l'Italia ha soccorso centinaia di migliaia di disperati impiegando le navi della Marina Militare e della Guardia Costiera e accolto oltre seicentomila irregolari. L'Onu ha, invece, miseramente abdicato ad ogni dovere umanitario. In dieci anni non è nemmeno riuscita a mettere in piedi una missione navale per salvare chi naufragava nel Mediterraneo. E non ha mosso un dito per proteggere i migranti in Libia. Ora, nonostante quest'onta decennale, pretende d'impartirci moniti umanitari.

Un paradosso che ha il sapore di una presa in giro.

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