C'è un pericolo di "scisma"? Il vento che spaventa la Chiesa

La spinta propulsiva della Chiesa tedesca anima il dibattito. E ora la parola "scisma" non è più un tabù persino tra alcuni ecclesiastici

C'è un pericolo di "scisma"?  Il vento che spaventa la Chiesa

Un pericolo che viene ventilato da tempo ma che mai come oggi era stato dibattuto in pubblico. Scisma - abbiamo già avuto modo di scriverlo - non è una parola da usare con nonchalance. Per la Chiesa cattolica, ogni divisione può essere, e anzi è, drammatica. Lo dice spesso anche il Papa che il verbo greco diaballo, cioè separare o dividere, è l'attività propria del demonio. I cattolici dunque non scorporano, semmai universalizzano, unendo.

Da un po' di tempo a questa parte, però, sono stati gli stessi ecclesiastici a supporre la declinazione pratica di quel termine, disegnando prospettive che nessuno tra i consacrati e i fedeli si augura. Capiamoci: ad oggi non esistono le condizioni per ipotizzare che uno scisma sia sull'uscio della storia o che uno scisma risieda nei piani e nelle strategie di questo o di quell'attore ecclesiastico. Esiste una dialettica pubblica che spesso coinvolge quella espressione. E bisogna prenderne atto in termini di cronaca "vaticana".

Per ultimo è stato il cardinal Camillo Ruini, che ha scelto le pagine de Il Foglio per avvertire quantomeno di un "rischio". In pochi, qualche mese fa, si sarebbero aspettati che la modifica dottrinale attorno cui potrebbe ruotare l'unità della Chiesa universale per il futuro verta dalle parti delle "benedizioni per le coppie omosessuali". Quello è l'obiettivo divenuto mainstream in queste ultime settimane. E utilizziamo "obiettivo" perché è la Chiesa progressista, in specie quella tedesca, che sta premendo affinché quella tipologia di benedizione venga concessa in via ufficiale.

Roma, nel senso del Vaticano, si è già espressa. Ma dagli ambienti ecclesiastici teutonici non è pervenuta un'accettazione senza polemiche della posizione diffusa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Anzi, sembra che parte della Chiesa tedesca, al netto dei suoi vertici, abbia promosso per il 10 di maggio una sorta di controffensiva, con una benedizione collettiva. Non esattamente quello che in gergo si chiama segnale di distensione, in questo caso non politico nel senso laico ma dottrinale sì. Prima di Ruini, era stato il cardinal Gualtiero Bassetti, odierno presidente della Conferenza episcopale italiana, a parlare di "altre strade", rivolgendosi a coloro che usano criticare l'azione di papa Francesco. ma la Chiesa tedesca non fa parte dei critici di Jorge Mario Bergoglio.

Lo "scisma", che sarebbe dovuto provenire dalle rivendicazioni della "destra ecclesiastica", potrebbe trovare spazio nelle velleità della sinistra ultraprogressista. Dalle benedizioni alle coppie omosessuali si potrebbe passare ad ulteriori richieste. Tra quelle di una parte della Chiesa tedesca, possono essere annoverate: l'abolizione del celibato sacerdotale, la creazione di "sacerdotesse", la progressiva laicizzazione della gestione delle parrocchie, con possibile estensione della facoltà di distribuire sacramenti in favore dei laici, e dunque la creazione di "viri probati", e così via. Il cattolicesimo non sarebbe più quello che abbiamo conosciuto. Il Papa, che viene tirato in ballo dagli opposti "schieramenti", per ora non ha mosso ciglio, se non appellandosi al senso di unità.

Ripercorrendo i fatti di questi otto anni di pontificato, è possibile notare come, a parte le aperture contenute in Amoris Laetita e le frasi favorevoli alle leggi che introducono nei sistemi giuridici delle leggi sulle unioni civili, il Papa non abbia per ora assecondato le spinte culturali dei progressisti senza freni. Qualcuno può sostenere che Francesco certo non abbia sposato le istanze e la narrativa dei conservatori, soprattutt su multiculturalismo e politiche migratorie. Tuttavia, a conti fatti, e almeno sino a questo momento, alcune battaglie dei progressisti che operano all'interno della Chiesa non sembrano essersi imbattute in difese piazzate male. Anche per questo motivo, è divenuto quasi più semplice dibattere di uno "scisma" provieniente da sinistra, mentre l'ipotesi dello "scisma" di destra ha perso nel tempo in sostanza.

Molto di quello che accade di questi tempi lascia intendere che lo strappo - nel caso dovesse davvero verificarsi - possa compiersi per via di volontà progressiste. Ma è anche possibile che tutto questo processo faccia parte, in modo più banale, di un fenomeno di scosse di assestamento dovute ad un'istituzione immutabile che è in evoluzione. In questo secondo caso, però, sarebbero i cosiddetti tradizionalisti e i conservatori a poter decidere di percorrere di "altre strade". Nessuno tra i cattolici - è bene ribadirlo - può sperare in uno "scisma".

Bisogna limitarsi a sottolineare quanto questa parola venga utilizzata di questi tempi da alcuni attori istituzionali (o ex istituzionali) della Chiesa cattolica. Un termine che, tuttavia, se si è cattolici non può non essere accostato al "rischio".

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