"Dalla Chiesa un vademecum contro i mafiosi e i corrotti"

Parla al Giornale l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, numero due del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e incaricato di “approfondire” il tema della lotta alla corruzione e della stesura di un vademecum sul tema

"Dalla Chiesa un vademecum contro i mafiosi e i corrotti"

Tolleranza zero nella lotta alla corruzione, “cancro sociale da estirpare”; scomunica per corrotti e mafiosi; incontri, dibattiti e documenti per chiarire le modalità di scomunica e per cercare la conversione dei cuori. Parla al Giornale l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, numero due del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e incaricato di “approfondire” il tema della lotta alla corruzione e della stesura di un vademecum sul tema.

Il vostro Dicastero ha deciso di “approfondire” il tema della scomunica ai corrotti e ai mafiosi. Perché ritenete importante lavorare su questo fenomeno in questo momento storico?
La corruzione tocca i gangli vitali della società. Il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale non può ignorarla: la corruzione, come altri fenomeni che corrodono il vivere assieme, devono essere affrontati con determinazione. Papa Francesco non manca di ripetere che la corruzione è un cancro sociale da estirpare. Il Dicastero ha preso l’iniziativa di convocare magistrati, uomini delle polizie e delle istituzioni sopranazionali, accademici, personalità religiose e della comunicazione proprio per approfondire questo fenomeno presente in paesi in via di sviluppo come in quelli più avanzati. E’ un’urgenza globale e spesso ne manca una comprensione adeguate anche per carenza di formazione, istruzione, sensibilizzazione, azione sociale, culturale, politica in difesa della libertà e dignità delle persone. Con questa preoccupazione, il Cardinale Peter A.K. Turkson, Prefetto del nuovo Dicastero, ha appena pubblicato un libro intervista: “Corruzione: combattere la corruzione nella Chiesa e nella società” (Rizzoli, 2017).

Sono indicazioni che giungono anche dal Santo Padre? Avete avuto suggerimenti in tal senso?
La scomunica ai mafiosi è stata discussa e decisa dai Vescovi della Sicilia e dalla Calabria. Papa Francesco, che parla per la Chiesa universale, ha ripreso il tema a Sibari nel giugno 2014 quando ha detto: “Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati”.L’imposizione canonica della scomunica diviene un segno alla comunità che mafiosi, corrotti e corruttori sono tagliati fuori dall’agire cristiano. Il messaggio è trasparente: la corruzione è un male in sé e questa lezione deve diventare cultura pubblica.

Un vademecum per una tolleranza zero su corruzione. Cosa dovrebbe contenere, a suo avviso, questo vademecum?
Tolleranza zero, sì. Ma è la conversione del cuore l’obiettivo della Chiesa e del Papa. Compito del nuovo Dicastero è di incoraggiare con vari mezzi, pubblicazioni, incontri, dibattiti e conferenze, nonché diffusione nei media, un cambiamento nei cuori e nei comportamenti. Il nostro sarà un campo per aprire le menti e motivare all’azione, non sarà un semplice vademecum, come se si trattasse di un manuale di istruzioni. Occorre che le persone si sentano coinvolte e si sentano protagoniste della costruzione della propria dignità, attraverso la loro libertà. Dignità e libertà vanno sempre insieme e la corruzione ruba l’una e l’altra.

Chi lavorerebbe su questo documento e che tempi di approvazione prevede?
Ripeto: non si tratta di un’azione singola da concludere in qualche mese. Il respiro internazionale della Chiesa impone un ascolto globale ed una risposta corrispondente. Non è che ci sia solo una regione o un paese malati di corruzione; i tentacoli di questa si infiltrano un po’ ovunque. Occorre un’azione concertata, solidale, limpida, la cui concretezza darà risultati efficaci, senza dimenticare, naturalmente, che la scomunica è in sé un atto canonico che attiene al diritto della Chiesa. Si parte così, perché la realtà è più importante dell’idea, come ci ricorda Papa Francesco.

Può spiegarci meglio come funzionerebbe, a livello canonico ma anche nella pratica concreta, l'eventuale scomunica per mafiosi e corrotti nel caso il documento venisse approvato in ultima battuta dal Papa?
I pastori d’anime, i Vescovi locali, giudicheranno la pratica concreta di una scomunica per mafiosi e corrotti. Papa Francesco guida il combattimento contro la corruzione nella Chiesa e nella società partendo da un rinnovamento spirituale che solo garantisce successo, denunciandone le conseguenze dirompenti del bene comune e mettendo a nudo quelle pratiche sociali, culturali e politiche che deturpano la dignità e bellezza delle persone e intralciano il camino della Chiesa. Cruciale è il coinvolgimento di tutti a scomunicare la corruzione e convertire chi la pratica.

Mafiosi e corrotti sarebbero da considerare tali in base a quali elementi? Condanna penale, accertamento di una condotta contraria alla morale, oppure...?
I criteri che definiscono un mafioso o un corrotto partono certamente da condanne penali e da una condotta ovviamente contraria alla morale. Aggiungerei inoltre che la conoscenza dei fenomeni è il primo passo per capire lo stato nel quale si trova una persona che commette un crimine o che segue delle consuetudini che, in se stesse, sembrano logiche ma che, nella realtà, calpestano ogni dignità. Anche per questo è importantissimo dissipare i pregiudizi sull’idea di scomunica: nel pensiero comune, anche nel campo cattolico, essa è intesa come una sorta di condanna penale. La Chiesa non è solo un tribunale, questo deve essere chiaro. La Chiesa opera per la conversione degli uomini e a sostegno del loro sviluppo integrale. Di certo la scomunica è una pena che comporta l’esclusione dalla comunione ecclesiale, nella sua compagine visibile di corpo giuridico-sociale acquisita con il battesimo.

Per farci un esempio concreto: con l'approvazione di questo documento, a un corrotto "comprovato" non verrebbe concessa la comunione e la possibilità di fare padrino di battesimo e di cresima. È corretto?
Ci sono provvedimenti che attengono alla competenza delle conferenze episcopali nazionali e regionali, e alle scelte dei singoli vescovi. In generale, occorre accompagnare chi è più coinvolto sul campo, in ogni parte del mondo, affinché non si senta abbandonato o isolato. Ed è fondamentale prendere provvedimenti di diversa natura: di cooperazione con le autorità civili, provvedimenti educativi, sociali, culturali, spirituali. La Chiesa può fare la sua parte, la politica e la società sono chiamate a fare la loro.

Perciò dei Vescovi diocesani hanno decretato il rifiuto delle esequie ecclesiastiche e della possibilità di essere ammessi all’incarico di padrino di battesimo e della confermazione a coloro che si sono resi colpevoli, che sono stati condannati per reati disonorevoli e di mafia.

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