Cronache

"Ci sono padri che violentano". Le accuse a Michele Misseri

Sabrina Misseri continua a dichiararsi innocente per l'omicidio di Sarah Scazzi, il padre Michele ad autoaccusarsi: parla la sorella Valentina

"Ci sono padri che violentano". Le accuse a Michele Misseri

L’opinione pubblica torna a interrogarsi sull’omicidio di Sarah Scazzi: si concentra tutto su un interrogativo, Sabrina Misseri è colpevole o innocente?

L’argomento è tornato d’attualità per diverse ragioni. La prima è che sia Sabrina che la madre Cosima Serrano sono in attesa di novità dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo, alla quale le loro difese hanno presentato un ricorso che è stato dichiarato ammissibile. La seconda è in una docu-serie, “Sarah - La ragazza di Avetrana" in cui, tra le altre cose, ci si interroga sul ruolo dei media nell’opinione pubblica e nel processo a Sabrina e Cosima. La terza è che Michele Misseri, che continua ad autoaccusarsi dell’omicidio, dopo aver incolpato però Sabrina, potrebbe uscire dal carcere tra poco più di un anno.

In molti credono all’innocenza di zio Michele, ma una persona che continua a ritenerlo colpevole è invece sua figlia, Valentina Misseri. “Mia sorella e mia madre sono state già condannate dall’opinione pubblica, mentre mio padre che è il colpevole viene comunque santificato - aveva già dichiarato in passato - Non riesco a capire tutta questa meraviglia, perché il padre accusa una figlia. Ci sono padri che violentano le figlie, padri che ammazzano le figlie”.

Valentina Misseri contro il padre

L’opinione di Valentina è stata ribadita in una recente intervista e c’è un dettaglio importante che punta il dito dritto contro Michele. Questo dettaglio viene proprio da Valentina, che dopo la prima confessione del padre, in cui disse di aver ucciso Sarah in preda a un raptus sessuale e poi di averne violato il cadavere sotto a un fico, raccontò un aneddoto della sua adolescenza. “Ero una ragazzina e dovevo fare la doccia - ha spiegato la sorella di Sabrina - Come tutte le domeniche mi spogliai davanti a lui. Mi guardò e mi disse: ‘Da ora in poi tu non ti devi più far vedere così da me’. Mi sentii sporca. Da quel momento inizia a fare il bagno con la porta chiusa”.

Valentina Misseri ha descritto il padre come un uomo depresso e trascurato, che talvolta era stato anche violento con la moglie. A questo quadro si oppone invece il ritratto fornito a “Quarto grado” dalla gente di Avetrana, che lo dipinge come “un poverino”. Nella cittadina pugliese pare che in molti siano disposti ad assumerlo come bracciante.

A rafforzare l’opinione di Valentina c’è una sua ulteriore dichiarazione: la figlia di Cosima e Michele afferma di aver consegnato alla giudice il suo telefono, in cui c’era l’sms della super teste Anna Pisanò che recitava: “Tua sorella è innocente”. Ma il messaggio non si ritrova nelle carte e non le è stato restituito il telefono. A questo si aggiunge un presunto movente sessuale da parte di Michele ventilato al processo, su cui poteva pesare la testimonianza della sorella minore di Cosima, Dora, che disse di essere stata molestata dal cognato quando aveva 15 anni.

Il fine pena di Michele Misseri per occultamento di cadavere e autocalunnia è maggio 2023, ma potrebbe beneficiare di alcuni sconti e uscire quattro mesi prima. “Molto probabilmente - ha commentato a ‘Quarto grado’ il legale dell’uomo Luca La Tanza - si sarebbe dovuto procedere con l’imputazione di omicidio nei confronti di tutte e tre le persone e non forse archiviare la sua posizione. Probabilmente avremmo potuto valutare il tutto in maniera diversa. Però così non è stato. E comunque un’archiviazione non significa una sentenza definitiva, un procedimento archiviato significa che può essere riaperto in qualunque momento”.

Sarah Scazzi è stata uccisa il 26 agosto 2010 ad Avetrana: il suo corpo fu trovato in un pozzo in campagna il successivo 6 ottobre. Inizialmente Michele Misseri confessò di essere stato lui l’autore del delitto, per poi accusare la figlia Sabrina.

Gli inquirenti riconobbero a mamma Cosima il concorso e condannarono entrambe le donne all’ergastolo, pena che attualmente stanno scontando.

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