Cronache

Ci vuole un Giurì per la correttezza dell’informazione

Trasparenza è la parola chiave per assicurare che i flussi informativi siano orientati nella Rete verso la verità: l'idea di un organismo che possa facilitare il dialogo costruttivo tra produttori e fruitori di notizie

Ci vuole un Giurì per la correttezza dell’informazione

La giungla della Rete va governata. Con l’arma delle leggi, ma anche con una maggiore autotutela e con azioni di sensibilizzazione sugli utenti. Si fa sempre più fatica a distinguere nell’oceano del web i contenuti attendibili e verificati da quelli falsi, superficiali e improvvisati. Occorre approfondire, non fermarsi alla prima fonte, fare controlli incrociati, sospendere il giudizio su notizie di dubbia autenticità e sforzarsi di scoprire la verità delle cose, dando il giusto peso ai singoli particolari. Sia durante il Covid che da sette mesi a questa parte, con lo scoppio del conflitto russo-ucraino, la piaga delle fake news ha disorientato l’opinione pubblica, contribuendo a disinformarla. Il riconoscimento dei canali più affidabili è spesso affidato ai singoli utenti. Col rischio che i resoconti fuorvianti continuino a circolare indisturbati nello spazio virtuale. Peraltro, neppure la campagna elettorale sembra immune da questi eccessi.

Rendere più riconoscibile l’informazione di qualità

Il lavoro delle aziende editoriali e delle testate regolarmente registrate e curate da giornalisti dev’essere più facilmente riconoscibile da parte dei cittadini che navigano on-line. Trasparenza è la parola chiave per assicurare che i flussi informativi siano orientati verso la verità. Trasparenza da parte dei giornalisti nel reperimento, nella consultazione e nel confronto delle fonti di informazione. Trasparenza da parte dei colossi del web, che con i loro algoritmi influenzano i percorsi di navigazione degli utenti. Occorre valorizzare il talento e la professionalità dei giornalisti per sconfiggere l’improvvisazione di avventurieri, dilettanti e sciacalli del web.

Necessario rimediare alle storture del web

La frenetica quotidianità dei circuiti informativi azzera i tempi di verifica dei contenuti da veicolare e favorisce la diffusione di notizie non vagliate e spesso lesive della dignità, dell’onore e dell’immagine dei protagonisti dei fatti, oltre che del principio di verità sostanziale. Occorrerebbe, quindi, un organismo snello, composto da giuristi, giornalisti, studiosi del linguaggio e dei flussi informativi, professionisti di vari settori impegnati nella produzione e distribuzione di contenuti, che senza sostituirsi alle autorità già esistenti possa tempestivamente correggere errori, omissioni, storture nell’esercizio della libertà di manifestazione del pensiero. Il metodo dovrebbe essere quello dell’individuazione immediata dell’errore, dell’ammissione di colpa da parte del produttore di informazioni, non necessariamente giornalista, e della riparazione in tempi strettissimi del danno cagionato, al fine di ristabilire il dominio della verità dei fatti e di restituire credibilità a quel canale informativo.

Un impegno per la prossima legislatura

Oltre dieci anni fa fu presentata alla Camera dei deputati una proposta di legge per l’istituzione di un Giurì per la correttezza dell’informazione, incaricato di esperire tentativi di conciliazione volti a prevenire situazioni di conflitto tra giornalisti e lettori, al fine di evitare la giurisdizionalizzazione dei contenziosi. In termini pratici un organismo che, nell’arco di qualche giorno o settimana, possa facilitare il dialogo costruttivo tra produttori e fruitori di notizie, preservando i diritti dei protagonisti dei fatti narrati, senza attendere le lungaggini dei procedimenti disciplinari a carico degli iscritti all’Ordine dei giornalisti né eventuali sentenze dei tribunali ordinari. Quella proposta è stata ripresentata anche nella legislatura appena conclusa, nel contesto di un più ampio disegno di revisione delle norme sulla stampa e sul funzionamento dell’Ordine dei giornalisti.

C’è da augurarsi che il nuovo Parlamento che uscirà dalle urne del 25 settembre possa occuparsi seriamente del tema.

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