Cronache

Colosseo, i custodi non ci stanno: "Non siamo fannulloni"

"Si sta facendo passare l’immagine del custode fannullone ma è normale lavorare senza essere retribuiti?", si chiede una sindacalista

Colosseo, i custodi non ci stanno: "Non siamo fannulloni"

Tutta l'Italia ha provato sdegno di fronte alla notizia della chiusura del Colosseo per un'assemblea sindacale. Era già successo qualche mese fa a Pompei ed ora è capitato di nuovo. Ma i custodi non ci stanno a passare per fannulloni. Sono 26 gli effettivi che prestano servizio al Colosseo, aperto sette giorni su sette dalle 8.30 alle 19. "In media - racconta Irene Baroni (Rsu) - ci troviamo in sette persone a turno e abbiamo a che fare con 15 mila-20 mila visitatori al giorno, con punte di 32 mila e per un totale di 6,5 milioni di visitatori nel 2014". Baroni si occupa di tutela archeologica e custodia del Colosseo dal 1999. I custodi ogni giorno devono "gestire" circa mille persone a testa: "Cerchiamo di farlo con grande professionalità, prestiamo soccorso quando qualcuno si sente male, diamo informazioni a tutti e sempre a noi sventiamo eventuali furti o danni".

"Noi - prosegue - siamo le chiavi e la faccia di questo monumento e ora dicono che non lo amiamo e dicono anche che non abbiamo il diritto di dire che siamo pochi e vogliamo essere pagati in tempo?", dice Irene spiegando che "dal novembre 2014 non percepiamo circa il 30% del nostro salario come tutti i colleghi di Italia che lavorano al Mibact, nove mesi di retribuzioni arretrate". Insomma, stando al racconto di questa rappresentante sindacale, ci sarebbero diversi problemi tali da giustificare un malcontento e, quindi, come previsto dalla legge, normali forme di rivendicazione.

I custodi lamentano anche la carenza di organico che "espone i nostri siti archeologici più belli anche ad un livello di sicurezza precario, e questo col Giubileo che arriva è veramente allarmante" "Non ci vengono pagate le competenze relative a turnazioni, festività, reperibilità notturna e aperture straordinarie da novembre 2014 - le fa eco Antonella Rotondi (Rsu), che si occupa di tutela del territorio presso la soprintendenza di Roma dal 1997 -.

Nonostante questo con grande senso di responsabilità abbiamo sempre continuato a mantenere aperti i siti. Ora si sta facendo passare l’immagine del custode fannullone ma io mi domando: è normale lavorare senza essere retribuiti? Il nostro è un grido di allarme non solo per il Colosseo ma per tutte le soprintendenze d’Italia, per la dignità del lavoro":

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