Confalonieri: "Doris era un santo laico"

Arnoldo Mosca Mondadori: "La sua rivoluzione è la fiducia nel prossimo"

Confalonieri: "Doris era un santo laico"

Ennio Doris. «È un amico». Non ha voglia di aggiungere altro. È l'antico pudore davanti alla morte. Fedele Confalonieri sa che molto di quello che si poteva dire è già stato detto. Accade sempre così. Le parole inseguono l'addio dei grandi. È un coro e sembra di stare lì a rimarcare un «io c'ero», «lo conoscevo bene», «mi ricordo quella volta che...». È come se i vivi si ritrovassero a rubare lo spazio di chi non c'è più. Il dolore è intimo. A chi interessa davvero? La conversazione potrebbe finire qui, con un «capisco», con un saluto e un buona fortuna. Confalonieri sta per allontanarsi. Fa un mezzo passo, poi si ferma, ti guarda e ci ripensa. «C'è solo una cosa». Quale? «Ennio era un santo». Lo dice così, d'istinto, come un pensiero che non può scacciare. «Non sono nessuno per dire questo. Non ne ho l'autorevolezza, ma è davvero quello che penso di Ennio. È un santo, un santo laico».


Non lo dice come elogio funebre. È un'illuminazione. È come Confalonieri vede la vita di Ennio Doris. È l'esempio che lascia e va oltre il suo mestiere. Non è solo l'uomo che ha rivoluzionato l'idea di banca. Non è solo sogno, coraggio e visioni. È l'etica il punto. È l'idea che c'è alla base di quello che ha fatto. Ma ci può essere santità nella finanza? I banchieri, si dice, sono lontani dalla beatitudine. I soldi sporcano, dannano, ti consumano l'anima. Non ti avvicinano a Dio. È per questo che le parole di Confalonieri non sono affatto scontate. Doris per tanti è l'innovatore. È l'impresa. Il santo sembra una bestemmia. «La faccio parlare con una persona che le può raccontare qualcosa».


È Arnoldo Mosca Mondadori. La sua follia è «il senso del Pane». I carcerati producono ostie e le regalano a parrocchie e monasteri. Finora ne ha distribuite più di quattro milioni. «A lavorarle a mano, una a una, sono assassini pentiti». I primi li ha reclutati nel carcere di Opera. Oggi vi sono laboratori in 16 Paesi, l'ultimo sta per aprire nella prigione di Itaúna, in Brasile. «Senza Doris tutto questo non sarebbe stato possibile. Ennio vede in questi uomini il volto di Dio. Mangiare il corpo di Cristo fu uno scandalo per i pagani e un mistero per i cristiani. Chi parla ancora della reale presenza di Dio in un pezzo di pane? Eppure, quella presenza non può lasciarci tiepidi o indifferenti. Ne parlavamo spesso. Il Cristo incarnato. Il corpo dell'uomo come tabernacolo».


Non è misticismo. È fede. È il ragazzo partito da Tombolo, dalle campagne padovane, che non ha mai rinnegato se stesso. È Doris che ogni giorno ferma il tempo per la comunione. È Doris che finanzia la fabbrica del Duomo di Milano. È Doris che sogna di incontrare Papa Francesco. È Doris che crede nell'umanità, nella famiglia e nel territorio: «Credo che quando andremo nell'aldilà, come mi hanno insegnato, ci verrà chiesto per prima cosa come abbiamo messo a frutto i talenti e chi abbiamo aiutato». Mosca Mondadori racconta la filosofia di Doris. Cosa c'è alla radice di Mediolanum? «Ama il tuo prossimo». Il tu di Doris non è finzione. Non è solo un cliente. Non è un altro generico. Non è qualcuno con cui non hai nulla a che fare. Non si capisce la rivoluzione di Doris se non si parte da qui. È responsabilità. È credere nel talento degli altri. È fiducia. È non chiudersi per paura o per sospetto. «Mi ripeteva sempre che il segreto dell'economia è dare.

Se dai, tutto si moltiplica. Se ti fidi tutti stanno meglio». È il falegname che negli anni '70 gli affidò dieci milioni di lire. «Ti sto dando molto di più. Non posso permettermi di ammalarmi. Qui c'è la vita della mia famiglia».

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