Conte-bis alla prova dell'Aula: i senatori che votano no alla fiducia

La maggioranza giallo-rossa rischia a Palazzo Madama, dove non mancheranno le defezioni sia tra i pentastellati che tra i dem

Conte-bis alla prova dell'Aula: i senatori che votano no alla fiducia

Emma Bonino, Gianluigi Paragone e Matteo Richetti è lo strano trio che fa tremare la maggioranza giallo-rossa a Palazzo Madama. Già, perché oggi il Senato della Repubblica voterà la fiducia al Conte-bis, dopo i 343 sì incassati dal premier, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico alla Camera dei deputati, dove la maggioranza non è in bilico.

A rischio è appunto Palazzo Madama, dove l'asse M5s-Pd deve raggiungere i 161 voti. La somma algebrica dei senatori 5s, Pd e Leu fa 162, appena sopra la soglia. Bene, però il pentastellato Gianluigi Paragone e il dem Matteo Richetti hanno fatto sapere che non voteranno sì all'esecutivo. Quindi, si scende a 160, ma la compagine è rimpinguata dal "soccorso" del Gruppo Misto, da voti di Pier Ferdinando Casini e dal socialista Riccardo Nencini: "Il ruolo di Conte non potrà essere quello di un anno fa, non c'è bisogno più di un avvocato del popolo, oggi nasce un governo politico e di fronte a un governo politico c'è bisogno di una leadership politica, lei è nelle condizioni di farlo", le parole del leader Psi.

Paragone arrivando a Palazzo Madama ha fatto sapere che non uscirà dall'Aula in occasione della fiducia e che ha altresì intenzione di pronunciare un "discorso durissimo contro Conte", così come riportato dall'agenzia Adnkronos. A seguire, il suo sarà un "no" secco e deciso. Richetti, invece, dovrebbe proprio dare forfait, non partecipando alla votazione.

Oltre a quello compatto di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, il governo M5s-Pd si beccherà il "no" anche di Emma Bonino di +Europa, che questa mattina è intervenuta nell’emiciclo con parole molto piccate nei confronti della nuova maggioranza: "Il vostro governo è diversamente populista e invece bisogna dire la verità: non ci sono soldi per nessuno. Un programma di Governo non può essere una fiera delle ovvietà e un elenco di desideri".

Il numero spauracchio è il

21. Nella giornata di ieri, infatti, un alto papavero dei 5 stelle ha parlato sempre all'Adnkronos del rischio (concreto?) che ben 21 colleghi facciano mancare il proprio voto. Fra qualche ora sapremo la verità.

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