Il conto salato della normalità

Non è una sorpresa, il prezzo non sarà più lo stesso. Il prezzo di tutto, delle cose quotidiane e di quelle rare o utili o stupide, di una gita fuori porta e di una giornata al mare, delle passioni e della paura

Il conto salato della normalità

Non è una sorpresa, il prezzo non sarà più lo stesso. Il prezzo di tutto, delle cose quotidiane e di quelle rare o utili o stupide, di una gita fuori porta e di una giornata al mare, delle passioni e della paura. Sì, anche la colazione al bar costa di più. È il primo segnale: il caffè uno e trenta, il cappuccino a sfiorare i due euro. Non sempre, non ovunque, ma la tendenza c'è. È che riprendersi la vita non è mai gratis. L'epidemia ha sospeso il tempo e ora lo accelera. Il virus ha mischiato le carte, spezzando il flusso ordinario della storia, adesso c'è un prima e un dopo, e si va alla ricerca di un nuovo equilibrio. È quello che in fondo accade ogni volta. Solo che questo è un gioco a somma negativa. Ci perdono tutti. Chi compra e chi vende, lungo tutta la linea della filiera. Chi produce, chi distribuisce, chi sta al dettaglio, fino al consumatore. Il costo della vita sarà più alto. I consumi torneranno indietro e la produzione segnerà un meno a doppia cifra. La tentazione immediata è puntare l'indice. C'è già chi bestemmia e maledice i commercianti. L'accusa è speculare sulla disgrazia. Il guaio è che anche loro sono disgraziati. Non è scontato riaprire. Non è facile convivere con il virus. Le regole della ripartenza vigilata fanno salire i costi fissi e calare i consumi. Il bar sotto casa non ha aumentato il prezzo del caffè. «Non lo faccio perché sono buono, ma per non perdere i pochi clienti che sono rimasti. La birra invece sì. Perché? Semplice, la pago di più. Neppure il fornitore però è cattivo. È solo disperato. Questa sarà un'estate senza feste e senza fiere. Ho già perso più della metà dei clienti. La realtà è che tutto questo ci ha messo in ginocchio. Tutti gireremo intorno, in un vortice capovolto, sperando di sopravvivere». La pandemia economica mette in scena una sorta di legge darwiniana dei negozi e delle imprese. È la logica spietata della selezione. Molti cadranno. Quelli più deboli, con le spalle nude, già traballanti, i meno audaci, chi non sarà abbastanza veloce a ritrovare una rotta, chi resta ancorato alle abitudine del passato, per paura, per stanchezza, perché troppo piccolo o troppo grosso. Non è facile ricominciare avventurandosi su sentieri mai tracciati. Li devi immaginare, vedere, non smarrirti, non lasciarti prendere dal panico. Alzare i prezzi è la scelta più immediata, ma non ha respiro. Non ha futuro. È il segno più evidente di un sistema economico che in questo momento non sa proprio a che santo votarsi.

Molti forse parleranno di avidità e egoismo. Non è davvero così. Quello che stiamo pagando di fatto è il costo della paura. L'aumento del prezzo del caffè è l'indice di quanto pesa, di quanto vale. È la tassa della disperazione.

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