Cultura e Spettacoli

Contrordine, Covid è "femmina". La Crusca cambia il genere

Cherchez la femme. E te pareva. L'Accademia della Crusca ci comunica che Covid, sostantivo pandemico singolare, è giammai di genere maschile, come da titolazione e articolazione degli ultimi cinque mesi, bensì di genere femminile

Contrordine, Covid è "femmina". La Crusca cambia il genere

Cherchez la femme. E te pareva. L'Accademia della Crusca ci comunica che Covid, sostantivo pandemico singolare, è giammai di genere maschile, come da titolazione e articolazione degli ultimi cinque mesi, bensì di genere femminile. Non «il» Covid, ma «la» Covid. La cellula virologica del comitato #MeToo ha convinto i nostri stimatissimi accademici, segnando un punto non da poco nell'affermazione dello specifico femminile del nostro linguaggio. Altro che «deputatessa» e «avvocatessa». Avanza la Covidessa.

Ci comunica il professore Claudio Marazzini, appena ieri rieletto presidente dell'Accademia della Crusca per il terzo mandato e per questo ansioso di fornirci uno scoop, che essendo Covid una malattia non può sfuggire al genere femminile. «In Francia, ad esempio - spiega l'accademico - con una precisa pronuncia dell'Accademia francese è stato detto esplicitamente che il sostantivo Covid è di genere femminile. In Italia la Crusca non si è pronunciata ufficialmente anche se tra noi accademici ne abbiamo discusso e il dibattito continua. Non c'è dubbio, tuttavia, che quando ci si riferisce alla Covid in quanto tale, quindi, alla malattia, si debba declinare al femminile». Naturalmente in Italia l'unanimità è l'unico flagello da cui nessuno vuole essere colpito, ed ecco così sorgere spontanea l'opposizione interna alla Crusca, che si incarna in un gruppo di coraggiosi accademici convinti che «se si intende il morbo può essere corretto usare l'articolo al maschile». Ma si tratta di pericolosi maschilisti del linguaggio, di retrogradi che ostacolano il naturale sviluppo di una lingua che sia davvero scevra di qualsiasi barriera di genere. Gentili signore, perdonate loro, non sanno quello che dicono.

La Covid, la Covid, la Covid. Scusate, dopo averlo scritto almeno un paio di migliaia di volte in maniera che scopriamo improvvisamente scorretta, dobbiamo prendere confidenza con la nuova dizione. La Covid, la Covid, la Covid. Che poi a pensarci bene non è nemmeno così strano. Qualche indizio in fondo ce l'avevamo. Qui in redazione non c'è collega (maschio) che non abbia la sua battuta. C'è quello che dice: «Qualcuno che ti costringe a stare a casa, che cancella il calcetto, la serie A, le Olimpiadi, la birra al pub con gli amici? Non può che essere femmina». Ah ah. C'è l'altro che aggiunge: «Ecco perché sono morti soprattutto uomini». Ah ah ah. C'è il terzo che... no, lasciamo perdere.

Pensavamo di essere i padroni del mondo spaventato e infetto, abbiamo appena scoperto che l'altra metà del virus è la nostra tre quarti, come cantava Alberto Sordi.

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