Credo che nessuno possa permettersi di insegnare a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni come incrementare il consenso, in questo entrambi sono dei fuoriclasse. Altra cosa è la certezza che tanto consenso personale porti di per sé a una proposta politica percorribile e sostenibile nei fatti e nel tempo. «Niente è più ostico di un consenso alla moda», diceva Margaret Thatcher, lasciando intendere il pericolo - le mode passano insito, anche in politica, nelle fiammate di successo. Il grillismo ne è un esempio perfetto: cotto, mangiato e digerito nel giro di pochi anni proprio perché fondato su una moda (l'anticasta) invece che su una cultura di governo.
Il centrodestra non è una moda sta per compiere trent'anni di onorato servizio -, ma una realtà imprescindibile dell'offerta politica italiana. Non è una moda, ma a volte si ha l'impressione che i suoi leader e pure i suoi elettori - seguano mode più o meno improvvisate. Che la Lega di Salvini stia cedendo voti ai Fratelli d'Italia della Meloni, e che ancora prima Forza Italia abbia in parte travasato i suoi a entrambi, dimostra che l'elettorato non di sinistra non ha ancora trovato un baricentro solido e stabile dopo l'azzoppamento di Silvio Berlusconi.
Il quale, per quello che ne so, sarebbe stato invece ben felice di collaborare con un socio cui portare in dote il patrimonio politico e culturale di Forza Italia, senza il quale non può esistere il centrodestra, ma solo una destra-destra, che è cosa ben diversa.
Non è la somma che fa il totale, come direbbe Totò (i tre partiti veleggiano stabili attorno al cinquanta per cento), ma queste continue oscillazioni al suo interno rendono oggi fragile il centrodestra. Si naviga un po' a vista, cercando di intercettare il vento e le mode del momento: un giorno europeisti e l'altro euroscettici, conservatori ma anche anticasta per non lasciare campo ai grillini, rigorosi sulla lotta al Covid ma anche no, disposti a dialogare con il governo sulle cose serie ma anche a sfiduciare i suoi ministri.
Faccio i miei migliori auguri di successo personale a Salvini e alla Meloni, ma siccome lo sanno anche loro soli non andranno mai da nessuna parte, un giorno o l'altro qualcuno dovrà prendere in mano le redini
dell'intera coalizione sacrificando qualcosa del proprio partito. Salvini non l'ha fatto, la Meloni per ora non vuole farlo, Berlusconi oggi non può farlo. Verrebbe da dire: per fortuna che le elezioni politiche non sono imminenti.
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