Coronavirus

Coronavirus, lo studio: ecco le regioni più sicure

Le più sicure, secondo l’analisi della Fondazione Gimbe, sono Sardegna, Umbria e Regioni del Sud. A eccezione della Puglia

Coronavirus, lo studio: ecco le regioni più sicure

La guerra al coronavirus è ancora lunga, ma ci sono alcune regioni che stanno forse reagendo meglio all’epidemia. A fare il punto della situazione in un’analisi pubblicata oggi è stata la Fondazione Gimbe, il centro di studi e ricerche sui temi sanitari.

Ancora lontani

La maggior parte delle regioni “ha ancora una crescita settimanale dei casi del 5-6%, è una percentuale ancora troppo elevata", come sottolineato dal presidente Nino Cartabellotta. Che ha poi aggiunto che queste due settimane prima di arrivare alla fatidica data del 4 maggio dovrebbero essere utilizzate al meglio per scrivere il piano del come. Altrimenti tutte le ipotesi di riapertura che facciamo non troverebbero poi riscontro nei numeri. Secondo il presidente la via che stiamo seguendo è quella giusta, ma siamo ancora lontani dal controllo del contagio, dato che da ben due settimane siamo praticamente fermi e non riusciamo a scendere.

Questa mattina Cartabellotta è stato ospite del programma radiofonico 24 Mattino su Radio24. Durante il quale ha tenuto a precisare che “la situazione lombarda non è così allegra. Ci sono province che non teniamo in considerazione perché hanno un numero di casi molto basso come Sondrio, Varese, Como e Mantova, ma hanno percentuali di incremento molto elevate e queste ovviamente rischiano, nelle settimane successive, di aumentare il numero dei casi assoluti, ospedalizzati, e terapie intensive”. Più sicure sarebbero la Sardegna, l’Umbria e le Regioni del Sud Italia. Eccezione fatta per la Puglia.

Meglio il Sud, preoccupa la Valle d'Aosta

Situazione preoccupante quella registrata in Valle d’Aosta che, secondo il presidente, ha la prevalenza più alta d’Italia. Con prevalenza si intende il numero di casi per quell’area geografica su 100mila abitanti. In questo caso specifico sarebbe pari a 900. La fondazione ha praticamente diviso l’Italia in quattro quadranti. In quello ritenuto più sicuro sono contenute le regioni del sud, Sicilia, Campania, Molise e Basilicata. Oltre a Sardegna e Abruzzo. La Puglia è invece stata messa nel quadrante che comprende l'incremento percentuale superiore. Come spiegato da Cartabellotta: “La necessità di attendere due settimane è legata al fatto che regioni come Sicilia, Campania e Calabria, in cui la cosiddetta prevalenza è relativamente bassa, cioè 100-200 casi per 100mila abitanti, hanno ancora percentuali di crescita che stanno attorno al 10-15%. Se questo 15% si mantiene e non rallenta, nelle prossime due settimane avremo 250-300 casi per 100mila abitanti".

In poche parole, secondo il presidente, si deve guardare all’evoluzione dell’epidemia di coronavirus considerando la quantità di casi e la velocità in cui questi aumentano. Potrebbero infatti esserci dei focolai che fanno alzare di botto una regione o una provincia. Il consiglio è quindi quello di evitare di soffermarsi sul numero totale dei casi, che potrebbe anche essere basso ma, nel caso in cui il territorio fosse piccolo, la prevalenza diverrebbe molto elevata.

Come per esempio il caso della Valle d’Aosta.

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