Coronavirus

Coronavirus infetta l'Esercito. Contagiato un militare a Milano

Un soldato in servizio a Milano positivo a Covid 19. I timori degli agenti in strada. Salvini: "Proteggere le forze dell'ordine"

Coronavirus infetta l'Esercito. Contagiato un militare a Milano

Il Coronavirus colpisce anche la stellette. Un soldato, residente a Cremona ma in servizio a Milano, è stato sottoposto al test ed è risultato positivo al Covid-19. "Era assente dal servizio già da mercoledì della settimana scorsa - fa sapere l'Esercito in una nota - e si trovava nella propria abitazione quando ha avvertito l'insorgenza della sintomatologia che lo ha indotto ad avvisare il personale sanitario".

Non è ancora chiaro come il soldato abbia contratto il virus che in questi giorni sta tenendo in apprensione le regioni del Nord Italia con sei vittime e oltre 200 contagiati. L'Esercito ha disposto immediatamente "le norme di massima tutela e la sorveglianza sanitaria" di tutto il personale che era presente "nell'infrastruttura in cui era temporaneamente impiegato e che possa essere entrato in contatto con il militare nei giorni precedenti". "In particolare - si legge nella nota - sono state prontamente avviate le verifiche sanitarie di tutto il personale della base per il previsto periodo di sorveglianza sanitaria. Subito intraprese inoltre, le attività per procedere alle fasi di disinfezione dei locali interessati".

I nostri militari da giorni sono impegnati nella lotta al Coronavirus. Basti pensare ai voli di rimpatrio dei connazionali che erano in Cina. Oppure alla gestione della quarantena disposta alla Cecchignola, cittadella militare alle porte di Roma. Per questo, l'Esercito "già dalla fine del mese di gennaio" aveva "impartito a tutto il proprio personale, le disposizioni necessarie alla tutela della propria salute e alla gestione di evidenze sintomatiche a cui avrebbero potuto far fronte durante il proprio servizio". Ma non è bastato a impedire che una divisa contraesse il virus.

È ovviamente presto per sapere se il contagio sia avvenuto nell'espletamento del servizio oppure in altre situazioni. Il militare, come risulta al Giornale.it, era impegnato nel settore logistico dell'operazione Strade Sicure. Dunque lavorava in ufficio e non sulla strada. Una volta scoperto il contagio, l'uomo è stato isolato ed è stata subito individuata l'unità in contatto (isolata a sua volta). Stasera si saprà se qualcuno di loro è stato infettato.

Si tratta dunque del primo caso di un operatore delle forze armate e di polizia a risultare positivo al Covid-19 in Italia. Da giorni la gestione della crisi sta allarmando i rappresentanti sindacali delle forze dell'ordine. Sabato Italia Celere aveva inviato una lettera "urgente" al ministro Luciana Lamorgese e al capo della Polizia, Franco Gabrielli, per chiede "lumi" in merito ai "protocolli operativi" per i poliziotti che lavorano in strada "a contatto con il pubblico". La risposta è arrivata con una circolare, come rivelato da Fausto Biloslavo sul Giornale, con le indicazioni sul comportamento da tenere in caso di contatto con le persone: usare i "dispositivi di protezione personale", evitare il "sovraffollamento dei locali", arieggiare le stanze, "mantenere un'adeguata distanza parti ad almeno 1,5 metri dall'utente" ed evitare "attività addestrative ed esercitative" o convegni. Per gli operatori impegnati in strade, stazioni e luoghi pubblici, si legge infine nella circolare, "il personale operante sarà dotato dei DPI previsti (guanti e maschere facciali FFP3), che dovranno essere utilizzati nel caso in cui si verifichino concrete condizioni di rischio".

C'è però il problema dell'approvvigionamento. Secondo il Viminale non vi sono ad oggi poliziotti senza strumenti idonei a evitare il contagio, ma è la stessa circolare ad ammettere la "difficoltà di approvvigionamento" delle mascherine. "È necessario proteggere anche le donne e gli uomini delle Forze dell’Ordine che, in questi momenti difficili, difendono gli italiani anche a rischio della propria salute - afferma Matteo Salvini - Sollecito il governo a prestare particolare attenzione agli agenti della Polizia Penitenziaria che lavorano nelle carceri di Lodi, Piacenza e Cremona: in nessuna casa circondariale italiana, soprattutto quelle di Lombardia e Veneto, possono mancare gel disinfettante, mascherine per il viso, guanti monouso, termometri.

Almeno in questa occasione mi auguro una pronta risposta del ministro Bonafede".

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