Coronavirus, a Live parlano i produttori del vaccino: "Pronti per la sperimentazione"

A fine mese partirà ad Oxford la sperimentazione su cinquecento volontari del vaccino made in Italy prodotto a Pomezia. A LIve non è la D'Urso i produttori spiegano come sono arrivati al risultato

Coronavirus, a Live parlano i produttori del vaccino: "Pronti per la sperimentazione"

Si continua a parlare di vaccini per il Covid-19 e in collegamento a "Live Non è la D’Urso", ci sono Piero di Lorenzo Presidente Amministratore delegato e Presidente di IRBM, la società italiana che opera nel settore della biotecnologia molecolare, e Carlo Toniatti direttore scientifico della stessa società. Questi sono coloro che sostengono di avere pronto il vaccino contro il Covid-19, di cui sta per iniziare la sperimentazione sull’uomo.

Un vaccino che è una speranza per tutto il mondo, perché, come specificato da Barbara D’Urso, “secondo il parere della maggior parte dei virologi, fino che non verrà trovato bisognerà imparare a convivere con il virus”. A questa speranza risponde l’Ad della società Piero di Lorenzo raccontando che il vaccino è pronto, e che a fine mese partirà il primo lotto dagli stabilimenti di Pomezia da dove è stato prodotto, per Oxford dove stanno reclutando cinquecentocinquanta volontari sani che verranno poi immediatamente preparati, ed entro la fine di maggio verranno subito vaccinati.

"Dopo questa fase - racconta - si dovranno aspettare quattro ai cinque mesi e alla fine di settembre attendiamo il responso scientifico sull’efficacia". C’è però una precisazione che Di Lorenzo ci tiene a fare: “Voglio chiarire subito che questo non significa, anche nell’ipotesi in cui il vaccino si dovesse rivelare molto efficace, che dopo un mese sarà in farmacia. La capacità produttiva attuale di tutte le multinazionali nel mondo di dosi di vaccino, è di circa 200 milioni di dosi, nel mondo ci sono otto miliardi di persone e questo chiarisce i tempi che ci vorranno.

Quindi nell’ipotesi in cui il test scientifico sui volontari darà esito positivo, entro fine settembre avremo il responso ed entro fine d’anno saremo pronti alla produzione”. La domanda che viene posta è come mai questo tipo di vaccino è più avanti rispetto alle altre multinazionali mondiali che stanno cercando di trovarlo. “In cosa siete riusciti a far meglio”, chiede Gianluigi Nuzzi in collegamento.

"Non so se siamo più avanti degli altri - risponde Di Lorenzo - ci sono già sei o sette società nel mondo sufficientemente avanti che stanno facendo sperimentazione. Due in America, due in Germania, uno in Olanda, uno in Australia. Se in ogni caso il vaccino verrà ritenuto valido, ci sarà comunque vista la capacità produttiva limitata, verrà utilizzato per primo per gli operatori sanitari e le categorie a rischio”.

Il Direttore scientifico Carlo Toniatti interviene per chiarire perché l'Italia, e in questo caso il vaccino made in italy, ha delle possibilità in più rispetto agli altri che si stanno sperimentando nel resto del mondo: “Uno dei possibili vantaggi, è che la piattaforma che stiamo utilizzando noi (ovvero la base di partenza ndr) è già stata utilizzata in passato per l’Ebola ma non solo, e questo significa che non c’è bisogno di fare molti studi clinici per dimostrare che questo tipo di vaccino non è tossico.

Abbiamo ragionevoli motivi di pensare che il nostro non lo è, anche se mai dire mai, però a differenza di altre company che devono prima fare una fase che viene detta di aumento della dose, devono partire da una dose molto bassa di vaccino per arrivare ad una dose più alta, noi possiamo partire da una dose che dovrebbe essere efficace”.

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