La spazzatura? La butta il sindaco

A Santa Maria di Sala, Venezia, un sindaco si è attivato in prima persona per dare una mano ai cittadini. La storia di una donna di 39 anni e della sua bimba di due mesi positive al Coronavirus

La spazzatura? La butta il sindaco

Il sindaco che compra i pannolini e butta via la spazzatura. È una bella storia quella che arriva dalla provincia di Venezia. Siamo a Santa Maria di Sala e il sindaco in questione è Nicola Fragomeni. Una storia di solidarietà che si sta dimostrando tutta ai tempi del Coronavirus. Vicini che aiutano i vicini, figli che vanno a fare la spesa per i genitori, nipoti che fanno la spesa per i nonni, giovani di associazioni che portano da mangiare agli ammalati e agli anziani. Perché se è vero come diceva Einstein che “La maturità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che non per noi stessi”. E quando in prima linea scende anche un sindaco, la solidarietà è contagiosa e fa bene.

Accade che la settimana scorsa una donna di 39 anni chiama i servizi sociali del comune perché ha bisogno di pannolini. Ha una bambina di due mesi. Entrambe sono positive al Coronavirus, e isolate in casa non possono muoversi. La mamma non può lasciare a casa la bimba. La bimba non può stare da sola. Il padre sta con gli altri bambini. E il padre della donna vive completamente da un’altra parte. Ma la procedura per far arrivare i pannolini a casa della donna è lunga. Servono autorizzazioni e una squadra attrezzata che porti i pannolini alla mamma.

La donna poi chiama il negozio alimentari e chiede di farsi portare la spesa, ma il negozio non fa consegne a domicilio. Il sindaco viene allertato, si attiva, chiama la donna e dice che la spesa gliela porta lui, che le va a comprare i pannolini e le chiede l’indirizzo di dove far recapitare la merce. La mamma piange dalla gioia. Il sindaco si attiva, compra i pannolini e uno dei vicini di casa porta la spesa. Nel giro di poco tempo arrivano pannolini e una borsa della spesa. La donna cambia la figlia, i pannolini sono tanti, bastano una settimana, ma il balcone si sta riempiendo di rifiuti. Così chiama anche l’ufficio igiene per farsi portar via le immondizie, ma l’ufficio igiene tarda ad arrivare. Il balcone si riempie di rifiuti, e la donna non sa che fare. Ci pensa il sindaco Fragomeni, che va a casa della donna, indossa guanti, tuta, mascherina, prende la spazzatura e la porta via.

“Un angelo – racconta la donna al Giornale.it – una persona fantastica. Vedo che c’è tanta solidarietà e tanta voglia di aiutare. Ma c’è anche tanta paura. I vicini di casa appena mi vedono chiudono la finestra, anche se siamo distanti, ho paura perché temo le ripercussioni che potrà avere questa cosa”.

La donna e la figlioletta positive a due tamponi, ora stanno attendendo i risultati del terzo. E la situazione non è semplice. È da un mese che non vede gli altri figli e il marito. “Ho messo a letto i bambini il 5 marzo – dice – e poi non li ho più visti". In ospedale a Padova, lei ci è finita per caso, perché la bimba ha iniziato ad avere frebbe alta. Ma entrambe non hanno avuto particolari sintomi. E ora stanno bene. "Spero solo - dice - di avere ancora il mio lavoro dopo la maternità".

La situazione è dura, e inizia la paura per la crisi economica. Tante famiglie sul lastrico. Tante famiglie dove già sta diventando un problema fare la spesa. O figli che non possono sempre seguire le lezioni a distanza perché non hanno i dispositivi. L’Istat, notizia di oggi, ha rilevato che al Sud, oltre 4 famiglie su 10 non hanno pc o sono senza tablet. Impossibile raggiungere questi bambini. Nel Mezzogiorno la percentuale di famiglie senza computer supera il 41%, con Calabria e Sicilia in testa, rispettivamente al 46% e al 44,4%; nelle altre aree del Paese invece è di circa il 30%. Nel comune di Santa Maria di Sala per esempio ci sono 450 famiglie a cui dare da mangiare. Il comune ha oltre 17 mila abitanti.

Stando a dati Ocse, il 14% della popolazione italiana vive in una situazione di relativa povertà. E il 27%, rischia invece di finire in povertà se dovesse perdere tre mesi consecutivi di stipendio, scenario questo, vista la situazione, alquanto possibile.

“Vivo giorno per giorno – ci racconta la mamma – ora hanno detto che mia figlia dovrò portarla in ospedale, vogliono vedere come il virus abbia reagito sui bambini guariti”. Una ricerca che non si arresta. Per un vaccino. Per un farmaco.

Si studiano tutte le sperimentazioni possibili. Si prende il plasma dei guariti e si prelevano gli anticorpi. A Padova lo stanno già facendo. Tutto diventa utile. Per non lasciare nulla di intentato. Per una speranza che tiene sospeso il mondo.

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