Coronavirus

Lo strappo delle Regioni. Da Veneto a Lombardia, pronti a ignorare Conte

Per il governatore del Veneto Luca Zaia la proroga del lockdown con la chiusura delle attività è il modo migliore per alimentare il conflitto sociale

Lo strappo delle Regioni. Da Veneto a Lombardia, pronti a ignorare Conte

Sulla "fase 2" e il lockdown ora è scontro aperto tra Luca Zaia e Giuseppe Conte. Nella contesa, però, si sta per aggiungere anche la Regione Lombardia che in queste ultime ore sta valutando la possibilità di restrizioni meno dure per i fedeli che vogliono ritornare a partecipare ai riti religiosi nelle chiese.

Il governatore del Veneto, nel consueto punto stampa delle 12:30 dalla sede della Protezione civile di Marghera, ha duramente criticato il premier per le misure annunciate ieri sera che entreranno in vigore dal 4 maggio per contenere il coronavirus: A Zaia, infatti, non è piaciuto che siano state rimandate le riaperture di numerose attività tanto che ha parlato di azioni che possono scatenare un conflitto sociale. Per questo, lo stesso governatore ha deciso di anticipare Palazzo Chigi e ha firmato un nuova ordinanza che consente nuove aperture in Veneto.

"Penso che ieri sera sia stata una brutta serata. Abbiamo atteso con i governatori sperando che ci fosse un approccio un po' diverso rispetto a quello annunciato dal premier", ha affermato Zaia. “In questi momenti- ha continuato- ci vuole sempre senso di responsabilità e obbiettività ma per quanto ce ne metti, non si può non rilevare che ne vien fuori che si stanno dando indicazioni che stanno creando fibrillazione".

Secondo il governatore l'approccio deve essere un po’ più razionale e capire che il sacrificio lo si può fare ma senza protrarlo in questa maniera ma necessario aprire e lasciare maggiore libertà ai cittadini in quanto "siamo in un momento storico in cui si parla di test, test rapidi, sierologici, terapie e cure che non avevamo solo due mesi fa. Si poteva e si doveva fare uno sforzo in più". Zaia, in modo molto duro, ha affermato che “non possiamo diventare un laboratorio o delle cavie, dobbiamo anche vivere. Sarebbe come dire che chiudiamo tutte le strade perchè ci sono troppi incidenti. Esiste la sostenibilità".

La realtà è difficile e Zaia lo sa. Le persone faticano ad arrivare a fine mese. E continuando con il lockdown la situazione è destinata a peggiorare. "Questo è il modo migliore per alimentare il conflitto sociale", ha spiegato Zaia aggiungendo che “o funzionano i dispositivi e allora bisognava aprire tutto oppure di cosa stiamo parlando? Mi pare di essere davanti ad un mondo irriconoscibile ormai. Se vai a riaprire devi pensare anche alle famiglie e alle scuole, qualcosa bisogna fare. Altrimenti è difficile affrontare il tema così".

"Qui noi manteniamo le nostre famiglie e il resto d'Italia. L'Italia non si può dimenticare di questa zona produttiva. La nostra recessione è la recessione dell'Italia", ha sottolineato Zaia. "Magari- ha affermato ancora- non è consuetudine dappertutto ma la gente qui vuole andare a lavorare. Capisco che qualcuno in giro è poco interessato a uscire ma qui sosteniamo le nostre famiglie e il Pil dell'Italia. La nostra recessione è la recessione dell'Italia".

Per queste ragioni, il governatore ha firmato un nuova ordinanza che consente nuove aperture in Veneto. Nel documento si autorizza lo spostamento individuale per attività motorie anche in bici o altro senza limitazioni (almeno nel territorio comunale) e consente lo spostamento in Regione per raggiungere imbarcazioni o case vacanze anche al di fuori del comune di residenza per manutenzioni o riparazioni. Autorizzato inoltre l'asporto anche con ritiro direttamente dall'auto.

Il governatore difende la sua posizione rimarcando di non fare ordinanze per cercare la rissa "ma per dare risposte e anche un minimo di positività di fronte alla rassegnazione della comunità. Spero che si rovesci il ragionamento: mettiamo in sicurezza il cittadini e apriamo. In questo momento il disagio sanitario rischia di diventare disagio psicologico". Allo stesso tempo, Zaia si augura che il governo possa rivedere alcuni step, in quanto è fondamentale parlare anche di equità. "Oggi qui la salute fisica si sta sovrapponendo a quella psichica. Ci sono molte persone sono in grossa difficoltà e ho chiesto di rafforzare anche molto i servizi sociali e psicologici. Si rischia la disperazione, iniziano a mancare i soldi. Mettiamo in sicurezza il cittadino e apriamo".

Il governatore cita le proteste dei parrucchieri e dei barbieri ammettendo che queste due categorie di lavoratori hanno ragione a lamentarsi per il piano esposto da Conte annunciate ieri sera che prevede il riavvio delle loro attività previsto per il prossimo primo giugno. "Ma come si fa a dire loro che potranno aprire il primo giugno perché allora saranno in regola e sicuri e oggi no? Il virus c'è oggi e ci sarà anche domani". Proprio questa mattina due parrucchieri titolari di un negozio in centro storico a Padova si sono incatenati per protesta al grido: "Noi più sicuri e puliti dei bus: fateci aprire". E su questo tema è intervenuto lo stesso governatore veneto: "Come può essere meno sicuro un negozio di 40 metri quadri dove entra una sola persona, rispetto ad un autobus dove salgono 15 persone?", ha chiesto polemicamente Zaia.

Anche la Lombardia sarebbe pronta allo strappo con Roma. Almeno per quanto riguarda la possibilità di prendere parte alle messe nelle chiese. In una nota diffusa oggi si legge che la Regione è al lavoro con Prefettura, Comune e Arcidiocesi di Milano "per sostenere la possibilità di riaprire le chiese per le celebrazioni religiose in una cornice di massima sicurezza, all'insegna del distanziamento e dell'uso dei dispositivi di protezione".

Nel documento si auspica che al più presto si ad una soluzione condivisa che possa tenere conto tanto delle esigenze di cautela, quanto della necessità di tornare a garantire il diritto di culto ai cittadini.

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