"Così Bergoglio è riuscito a cambiare il mondo"

Bergoglio è il leader "diplomatico" di un "nuovo mondo". Il libro sul papa di padre Antonio Spadaro ha interpretato così l'azione diplomatica vaticana

"Così Bergoglio è riuscito a cambiare il mondo"

Papa Bergoglio leader politico mondiale, grazie alla "differenza" rispetto alle altre personalità politiche e alla sua volontà di porre Cristo "al centro del mondo". Questa la sintesi de "il nuovo mondo di Francesco", un libro di padre Antonio Spadaro, edito dalla Marsilio, che contiene al suo interno una serie di contributi di altri illustri autori, e che ha come oggetto quello di "dispiegare" i motivi per cui Francesco sarebbe diventato il riferimento principe della geopolitica mondiale. Per tutti, non solo per i cattolici. "Marxista" o "populista", "profetico" o "rivoluzionario": le definizioni attribuite al papa in questi anni sono state tante e il direttore de La Civilità Cattolica le ha ripercorse tutte analizzandole (e criticandole) secondo la sua visione. La diplomazia di Francesco, quella sì, per Spadaro è stata in grado di rivelarsi "profetica". Un pontefice che si è scagliato "contro i muri" e le politiche della "paura", come quella che eserciterebbe Donald Trump, con il quale Francesco manterrebbe in ogni caso un rapporto incentrato sulla pace e sulla solidarietà. Alla "civiltà dello scontro", insomma, Spadaro sostiene che Bergoglio contrapponga una "civiltà dell'incontro". Un Papa, ancora, che per il padre gesuita ha ridisegnato le mappe contemporanee in funzione della pace e della multilateralismo prendendo ispirazione dall'opera di Ricci e Magellano. In un certo senso, Bergoglio viene presentato come un esploratore della pace. Spadaro, questo è certamente da sottolineare, non è solamente un membro del Pontificio Consiglio della Cultura, ma anche il curatore di numerosi libri di Francesco stesso.

"Bergoglio, papa delle periferie, vuole mettere in guardia dall'esclusione economica e sociale che produce scarti umani e minaccia la fraternità", scrive il padre gesuita nel suo libro. E ancora: "La pressione e la sopraffazione del potere del centro sulle periferie esistenziali entra prepotentemente nella storia dell'uomo. E, tra potere e scarti, Bergoglio schiera la Chiesa con decisione nel campo di questi ultimi". E l'Europa, intanto, per Papa Francesco dovrebbe "integrare", "dialogare" e "generare": i tre verbi cardine della "sfida" lanciata dal pontefice al vecchio continente per il futuro prossimo. "Papa Francesco - ha scritto Jacopo Scaramuzzi - è il primo papa della globalizzazione. Arriva con la globalizzazione e, a sua volta, spinge la Chiesa a fare pienamente i conti con la globalizzazione. Ma è anche un gesuita, figlio di sant'Ignazio di Loyola, erede della tradizione missionaria di personalità dalla statura di Matteo Ricci, Francesco Saverio o dei sacerdoti che creaorono la reduciones in America Latina". Un uomo di fede, quindi, capace di "inculturare" e di rimappare l'atlante geopolitico internazionale. Nuovi confini, promozione della multipolarità globale e aperture verso gli ultimi, i migranti e gli stranieri. Un capitolo a parte, poi, è riservato proprio al tema delle migrazioni: "Per papa Francesco le migrazioni sono, nel linguaggio conciliare, un "segno dei tempi" nell'epoca della globalizzazione. La crisi umanitaria che producono - ha scritto Fabio Colagrande nel suo saggio - rappresenta il vero nodo politico mondiale dei nostri giorni, ma soprattutto un'occasione provvidenziale di crescita della civilità dell'amore".

La Chiesa, per il gesuita Antonio Spadaro, è quindi in "uscita", nel senso che è impegnata ad aprirsi al mondo a trecentosessanta gradi. Questa è un'idea di cattolicesimo, però, che sembra non essere condivisa da tutti. Il vaticanista del TG1 Aldo Maria Valli ha scritto in questo articolo dell'esistenza di un "Vocabolario della Chiesa accogliente", che sarebbe stato pubblicato su "La Civiltà Cordiale": una rivista che sembra fare nominalmente il "verso" a quella diretta da padre Spadaro. "Come vedrai, caro lettore - ha scritto Valli - in realtà il documento è qualcosa più di un semplice vocabolario. Propone anche indicazioni pratiche sull’uso delle parole. Il suggerimento di fondo è uno solo: più che al ragionamento è bene affidarsi al suono dei vocaboli. Ciò che conta non è il significato, è la strategia. Essere benvoluta dal mondo: ecco ciò che la Chiesa vuole, con tutte le sue forze. Di qui un uso nuovo delle parole". L'abbraccio ai costumi contemporanei e all'ideologia dominante del pontificato di Bergoglio, del resto, è uno degli argomenti riscontrabili più facilmente nelle critiche all'operato dell'argentino.

Il libro di Spadaro, invece, sembra voler dimostrare come Francesco abbia spostato gli equilibri della politica internazionale contribuendo alla creazione di un "nuovo mondo". Lo stesso di cui il pontefice sarebbe divenuto interlocutore necessario e, in una certa misura, leader "politico".

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