Coronavirus

Cosa non torna sui ricoveri: "Il 30% in ospedale per paura"

Il virologo Pregliasco: "In questo momento di paura e agitazione questi pazienti vengono posti per motivi sociali o per precauzione nei reparti"

Cosa non torna sui ricoveri: "Il 30% in ospedale per paura"

Continua ad incrementarsi a livello nazionale il numero dei ricoveri e quello dei positivi al Coronavirus: quest'oggi sono saliti a 15199 unità, ma resta sempre da tenere ben presente l'elevatissimo numero di tamponi naso-faringei esaminati per poter raggiungere tale cifra, ovvero 177848. Tenendo in considerazione questi numeri, il rapporto tra quello relativo ai soggetti sottoposti allo specifico esame medico ed i casi di contagio rilevati è pari all'8,55%. Aumentano i decessi (oggi 127 contro gli 89 di ieri) ed i pazienti in terapia intensiva, saliti fino a 926 a livello nazionale, ovvero 56 in più rispetto alla giornata di ieri. I ricoveri di individui con sintomi non gravi sono 9057 (cioè 603 più di ieri).

Ciò nonostante diventa sempre più chiaro che a ricorrere alle cure ospedaliere siano spesso e volentieri pazienti con sintomi di lieve entità, una cosa già anticipata durante la giornata di ieri dal direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Giuseppe Remuzzi e confermata quest'oggi anche dal virologo Fabrizio Pregliasco.

Remuzzi aveva parlato della necessità di creare strutture dedicate esclusivamente ai malati Covid, così da permettere anche agli altri pazienti di ricevere le giuste cure senza correre ulteriori rischi a causa del pericolo di contatto coi primi. Non solo. Il direttore aveva fatto esplicito riferimento a un incremento di ricoveri negli ospedali dovuto ad una netta inversione di tendenza rispetto alla scorsa primavera:"Prima avevamo pazienti a casa che non avevano il coraggio di andare in ospedale fino a che non ce la facevano più e si spostavano già in condizioni drammatiche. Adesso abbiamo negli ospedali pazienti non gravi che hanno paura di stare a casa perché hanno visto che gli ospedali si sono organizzati e quindi abbiamo pazienti che potrebbero stare a casa", aveva precisato Remuzzi durante un'intervista concessa a "InBlu Radio".

Un aspetto che viene preso in esame anche da Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano. Nell'analizzare i dati odierni si "evidenzia una duplicazione con base settimanale. La diffusione è ormai a livello comunitario, ed è ampia e diffusa a livello metropolitano, come a Milano". Ciò nonostante i numeri non devono spaventare, come specifica ulteriormente l'esperto:"È però importante che i casi non sono ancora tantissimi. Riusciamo a individuare pazienti asintomatici e a livello ospedaliero la gestione è ancora possibile e le terapie intensive non sono sature. Anzi, i clinici ci segnalano che per una quota del 20-30% dei pazienti il ricovero non è così appropriato, sia in reparto che in terapia intensiva".

La scelta dell'ospedale viene quindi spesso effettuata per una maggiore sicurezza del paziente. "In questo momento di paura e agitazione questi pazienti vengono posti per motivi sociali o per precauzione nei reparti. Alla fine si tratta di elementi positivi, che devono far rimarcare una comunicazione che dia rassicurazione", dichiara ancora Pregliasco, come riferito da AdnKronos.

Per quanto riguarda il coprifuoco studiato per la Lombardia, il virologo non ha dubbi: si tratta di "iniziative utili per evitare ciò che i modelli matematici ci dicono potrebbe succedere nell'arco di 2-3 settimane", conclude.

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