Coronavirus

La verità sui ricoveri: "Qui gente che può stare a casa"

Giuseppe Remuzzi insiste sulla necessità di decongestionare gli ospedali e di separare i positivi al Covid dagli altri pazienti, i quali corrono il rischio di essere privati "della possibilità di essere curati"

Respiratori in un reparto di terapia intensiva
Respiratori in un reparto di terapia intensiva

Decongestionare gli ospedali, curare i positivi non gravi direttamente a casa ed evitare ricoveri inutili e potenzialmente pericolosi per gli altri pazienti, questa l'opinione del direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Giuseppe Remuzzi.

Intervistato su InBlu Radio, network delle radio cattoliche della Cei , ha subito spiegato il suo punto di vista sulle critiche mosse alla gestione della pandemia nell'emisfero settentrionale del globo. Il direttore esecutivo del Programma per le emergenze sanitarie dell'Organizzazione mondiale della sanità Mike Ryan ha infatti parlato di un aumento di casi di Covid dovuto al fatto che le persone entrate in contatto con un contagiato non sono state messe in quarantena per un periodo adeguato. "Un problema di quarantena ed ancora prima di tracciamento", puntualizza l'intervistatrice, che lascia spazio all'opinione del suo ospite.

Un'opinone "condivisibile solo in parte, in quanto il tracciamento andava benissimo all'inizio", dice Remuzzi prima di affrontare la questione ricoveri. "Ma fare il tracciamento adesso e pretendere che possa risolvere il problema, quando probabilmente ci sono al momento 2 milioni di italiani positivi al tampone è velleitario. Io credo che tutte queste risorse le dobbiamo mettere nel curare in modo attento le persone che cominciano ad avere pochissimi sintomi anche a casa e possono essere curate a casa".

L'idea sarebbe quella di puntare ad un'assistenza dei malati non gravi fuori dai grandi ospedali, e limitare i ricoveri, "perché questa è una malattia che per la stragrande maggioranza si cura a casa". Si potrebbero quindi rafforzare le unità mobili e l'assistenza domiciliare. "Dobbiamo concentrarci su questo e sulle rianimazioni, cercando di decongestionare gli ospedali con delle unità di cura intermedia che possono essere allestite in piccoli ospedali che sono in questo momento o in disuso o inutili e riconvertirli in ospedali Covid". Remuzzi spiega esplicitamente che i pazienti normali dovrebbero essere separati da quelli Covid: "Non dobbiamo fare l'errore di mettere pazienti Covid e pazienti non Covid insieme in rianimazione, perché questo priva gli altri pazienti di possibilità di essere curati".

La situazione si è invertita rispetto a prima, proprio per il mutato atteggiamento dei cittadini: "Prima avevamo pazienti a casa che non avevano il coraggio di andare in ospedale fino a che non ce la facevano più e si spostavano già in condizioni drammatiche. Adesso abbiamo negli ospedali pazienti non gravi che hanno paura di stare a casa perché hanno visto che gli ospedali si sono organizzati e quindi abbiamo pazienti che potrebbero stare a casa".

Sarebbe quindi importante creare delle strutture di accoglienza intermedie, destinate ai pazienti Covid non gravi (magari nelle fiere di Milano e Bergamo o in piccoli centri di cura) per non affollare i grandi ospedali.

"Ma questo va fatto subito, non c'è più tempo per riunioni e protocolli".

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