Costa Concordia, per Domnica la strage è soltanto Love boat

"Senza schianto io e Schettino a letto": così la moldava si compiace del gossip. Senza rispetto per chi è morto

Costa Concordia, per Domnica  la strage è soltanto Love boat

C'è la tragedia. I sommozzatori. I corpi che non si trovano. E lo strazio di una madre cui la Concordia ha finalmente restituito ciò che resta della figlioletta Dayana. E poi c'è lei, Domnica. La moldava. La venticinquenne. Nostra signora degli intrighi e dei gossip. Il suo racconto, sapientemente centellinato, sembra non finire mai. Come il dramma della nave affondata davanti al Giglio. Solo tre giorni fa piangevamo Dayana, che se n'è andata a cinque anni. Ma ora ci tocca tornare da Domnica che ha concesso una lunga intervista al Daily Mail e ha sparato il botto: «Con Schettino ci fu un bacio appassionato». L'avevamo sospettato. Ma lei, puntuale, ce ne dà conferma. Successe tutto nella cabina di lui e del resto lei una cabina non ce l'aveva ancora. Un attimo lungo come una promessa: uno squarcio verso il cielo, ma poi arrivò il disastro e il seguito non ci fu. «Credo che saremmo finiti a letto - lei con molta poesia prova togliere anche i dubbi residui - ma ci fu l'urto» e il copione fu stracciato.
Così ci tocca rimanere con il finale aperto. Ma soprattutto ci tocca sopportare queste irruzioni continue sulla scena del disastro. Per molte famiglia la Concordia è solo una bara, per lei l'alcova. Sulla Concordia sono morte 25 persone e altre sette sono fantasmi, cercati dai sub. Un cimitero. Una piccola Spon River nel giorno della festa. Per Domnica invece la nave della Costa Crociere è solo il luogo di amplessi sfiorati, di lusinghe e avance galanti. «Il comandante mi disse che avevo cuore e cervello: quale donna non vorrebbe sentirsi dire queste parole?»
Certo, si può srotolare il lungo tappeto ricamato delle conversazioni private e stenderlo senza pudore. Domenica l'ha fatto e lo fa tutti i giorni. «Il capitano era bello e affascinante, mi piaceva ed era evidentemente interessato a me». Più di così. Sembra davvero di essere sul set di Love boat. Dalle parti di una placida e languida navigazione. Invece Domenica è affacciata sul pozzo della tragedia di cui ancora non si vede il fondo. Non importa. La scena è sua.
Lei in realtà in questa storia non a lieto fine ha avuto un ruolo modesto. La sera del 13 gennaio cenò col comandante; prima ci fu quel bacio e prima ancora, in altre acque, solo sguardi. C'erano già state scintille «ma non superammo mai la linea di confine». Tolta la divisa, Domnica si permette quello che vuole. E galleggia sulla disgrazia collettiva. Non fu lei la causa scatenante del disastro. Si è parlato e scritto di festini, scene hard e libagioni, ma probabilmente si è esagerato. Schettino, distratto da questo e quello, alle prese con un inchino chiesto da Tievoli, portò la nave vicino agli scogli e alla fine non riuscì più a governarla. Le moine di Domnica con il dramma c'entrano poco. Fanno tappezzeria. Non spiegano l'evento. E anche quel che successe dopo non fu certo dovuto alla sua presenza. L'indagine che si allarga a macchia d'olio, giù per la scala gerarchica e, a terra, alla Costa, è la riprova di un sistema inefficiente. E di un dilettantismo che ogni giorno di più ci appare criminale.
Ma lei non vuole sloggiare, come a teatro. Domnica vuole concederci il bis. E poi un altro ancora. Ama i riflettori, quanto e più di Schettino che pure la corteggiava ed esibiva il campionario mediocre della sua galanteria. Dunque spiega e spiega ancora, calpestando le croci di chi è stato più sfortunato: «Può darsi che ci sia stato un errore, può darsi che il comandante abbia sbagliato, non lo so, per me è stato solo un tragico incidente. Ma la gente va alla ricerca di qualcuno da incolpare». Veramente non è solo l'opinione pubblica che vorrebbe capire, ma anche la procura. Dettagli, per chi vuol far sapere al mondo di non essere «una donna che va a letto con tutti», anche se con Schettino sì, l'avrebbe fatto. Non era innamorata «ma aveva preso una cotta». Al vecchio lupo di mare non si può resistere, proprio come in una storia infarcita di luoghi comuni. Speriamo che almeno la sua parte l'abbia fatta. Speriamo che abbia raccontato quel che ha visto in quei momenti concitati. Speriamo che abbia fornito agli inquirenti qualche spunto interessante.


Per il resto ci auguriamo che il tempo la prenda per mano e la faccia scendere una volta per tutte per le scalette del relitto che abbandonò in tempo ma su cui poi è risalita come in una telenovela. Che però ha il colore del lutto.

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