Coronavirus

Covid, la corsa al vaccino: "L'Italia nel gruppo di testa"

In tutto il mondo è partita la corsa per trovare il vaccino contro il Covid-19. E l'Italia è nel "gruppo di testa" dei 4 candidati più promettenti. Il presidente di Farmindustria: "Fatti passi avanti"

Covid, la corsa al vaccino: "L'Italia nel gruppo di testa"

Sono già centinaia i candidati vaccini contro il nuovo coronavirus. Ma, tra questi, solamente 4 sono i più promettenti, quelli che fanno ben sperare in una soluzione rapida per sconfiggere la pandemia da Covid-19. Per questo, in tutto il mondo, è partita la corsa all'antidoto.

I candidati più promettenti

A livello mondiale, sono 4 i vaccini in fase più avanzata, che fanno sperare in una risoluzione nel breve periodo. Come ricorda AdnKronos, lo scorso 20 luglio, il team dell'Università di Oxford e la società farmaceutica AstraZeneca hanno reso noto la produzione delle risposte immunitarie desiderate da parte del loro vaccino ChAdOx1 nCoV-19. Inoltre, non sarebbero sorte gravi reazioni avverse. Il possibile antidoto ora è in fase di test su altre migliaia di persone. Sembrano a buon punto anche le sperimentazioni della società americana Moderna e del National Institute of Allergy and Malattie infettive degli Stati Uniti, che hanno rivelato che 45 persone avevano ricevuto il loro vaccino mRNA-1273 mostrando una risposta anticorpale. Per questo, lo scorso lunedì, è partita la fase III: il candidato vaccino è stato somministrato a 30mila adulti sani. Altri 2, tra i 218 prodotti in studio, sembrano promettenti: si tratta del siero della CanSino Biologics in Cina e di quello della società tedesca BionTech, in collaborazione con il colosso farmaceutico Pfizer. Entrambi hanno diffuso risultati incoraggianti, annunciando l'avvio della fase successiva.

Nonostante i risultati promettenti, però, non è ancora possibile stabilire quale candidato vaccino avrà successo. "Gli occhi del mondo sono su quelli più avanzati. Ma senza essere pessimista, sono realista, ricordo che lo sviluppo di farmaci è un affare rischioso", ha messo in guardia Sheuli Porkess, dell'Association of the British Pharmaceutical Industry. Saranno i trial di fase III a dare nuove indicazioni sull'antidoto più efficace contro il Covid-19. Poi, una volta verificato il successo del candidato vaccino nella fase di sperimentazione, si passerà alla produzione: un processo tutt'altro che veloce, che potrebbe richiedere mesi.

"Fatti grandi passi avanti"

"L'importante non è arrivare primi, ma arrivare presto". Ne è convinto Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, che ai microfoni della trasmissione L'Italia s'è desta, su Radio Cusano Campus, ha commentato le sperimentazioni per la ricerca del vaccino contro il nuovo coronavirus. In questo campo, sostiene l'esperto, "sono stati fatti grandi passi avanti e sono ottimista". Secondo i dati riportati da Scaccabarozzi, diverse aziede sarebbero già nella fase di produzione, mentre a centinaia stanno progettando un possibile antidoto. "L'importante è che ne arrivino uno, due o tre- precisa- Se ne avremo più di uno riusciremo a coprire una più ampia porzione di popolazione mondiale".

In questi mesi, le procedure si sono velocizzate e la burocrazia si è fatta più snella: "Sulla ricerca c'è stata una spinta senza precedenti", precisa il presidente di Farmindustria. Ma non è finita. Ci sono ancora due sfide da vincere: la prima "è trovare il vaccino, la seconda è produrlo per miliardi di persone". E riuscirci non è cosa di poco conto, ma soprattutto si tratta di un processo lungo.

Il ruolo dell'Italia

Nella corsa al vaccino per il Covid-19 "​l'Italia è nel gruppo di testa", ha sottolineato il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenuto al Tg5. Lo studio sul candidato vaccino sviluppato all'Università di Oxford, considerato tra i 4 più promettenti, coinvolge infatti anche importanti realtà italiane, nella fase di sviluppo e produzione. "Siamo stati fra i primi in Europa insieme a Germania, Francia e Olanda, ad acquistare 400 mln di dosi del vaccino fatto a Oxford, che sembra avere risultati incoraggianti", ha precisato Speranza. Non solo. Il merito dell'Italia è anche quello di aver isolato il virus: "È noto che il virus Covid-19 è stato isolato da due ricercatrici italiane, e oggi è in corso la fase 3 della sperimentazione del vaccino proprio presso una azienda italiana, la Irbm, che collabora con l'Università di Oxford", ha ricordato Deborah Bergamini, deputata di Forza Italia.

E, se l'ultima sperimentazione andrà bene, il vaccino di Oxford potrebbe arrivare già a gennaio, come sostenuto da Piero Di Lorenzo, presidente presidente dell’Irbm di Pomezia. Secondo quanto aveva dichiarato a Libero, infatti, la sperimentazione sul farmaco dovrebbe concludersi entro fine settembre e, in caso di risultati positivi, il siero potrebbe avere il via libera per la produzione. "A gennaio avremo il vaccino- ha ribadito Bergamini- che ci porterà a contrastare l'espansione del Covid-19, con studi effettuati da ricercatori italiani. Il nostro contributo è stato sin qui significativo".

L'Italia, come ha ricordato Scaccabarozzi, ha anche avviato una "coalizione a livello europeo per siglare contratti in tutta l'Europa, per evitare che qualche Paese si muova per primo per fare accaparramenti, e qualche altro Paese possa non averlo". Non solo. Una collaborazione è stata avviata anche a livello internazionale, anche con l'obiettivo di "tenere sotto controllo il virus, la sua sequenza. Se il vaccino arriverà sarà approvato dalle autorità regolatorie internazionali ed italiane per cui sarà certamente sicuro ed efficace".

Per il momento, in attesa che arrivi l'antidoto al Covid-19, conclude il presidente di Farmindustria, "il vaccino siamo noi, non abbassiamo la guardia".

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