Ecco chi sono le tre scienziate russe che sanno i "segreti" dello Spallanzani

Lo Spallanzani avrebbe dato libero accesso ai laboratori e ai sistemi informatici a tre ricercatrici russe per 24 giorni: ecco cosa è venuto a galla da alcuni report

Ecco chi sono le tre scienziate russe che sanno i "segreti" dello Spallanzani

Non è avvenuto soltanto lo scambio del virus come dimostrato dal documento ufficiale che attesta il "passaggio di consegne" tra lo Spallanzani e l'omologo Istituto di Mosca. Adesso si scopre che tre ricercatrici russe sono rimaste per ben 24 giorni all'interno dell'Istituto Nazionale di Malattie Infettive di Roma con libero accesso "ai laboratori e al sistema informatico in uso presso Inmi". Il "dettaglio" è stato reso pubblico dal Corriere della Sera che ricorda come, fino a questo momento, i vertici dell'Istituto avessero sempre negato quanto venuto a galla in queste ore. "Nessun dato sensibile è stato reso noto, abbiamo soltanto acquisito informazioni preziose per la ricerca che saranno oggetto di pubblicazioni e condivisioni, proprio come accaduto con altri Paesi". Inomma, così non sembra essere stato.

Chi sono le tre scienziate

Adesso, quindi, bisognerà capire cosa le ricercatrici abbiano fatto per poco più di tre settimane, a quali dati avrebbero avuto accesso e soprattutto perché. La famosa operazione "Dalla Russia con amore" tra Putin e Conte avrebbe consentito l’ingresso di molte spie da Mosca. Non è un caso che, quando l'Italia si è schierata contro la guerra in Ucraina, un portavoce del ministro degli Estgeri russo aveva minacciato "conseguenze irreversibili" facendo intendere di essere al corrente di informazioni riservate e delicate che sarebbero potute essere rivelate.

Secondo il Corriere, le tre scienziate russe sono la 34enne Inna Vadimovna Dolzhikova chiamata la "ricercatrice di riferimento" la quale avrebbe "partecipato a numerose attività di ricerca epidemiologica e sui vaccini, comprese quelle su Ebola e Sars-Cov-2". Daria Andreevna è invece la 35enne ricercatrice russa che sul curriculum aveva scritto "una presentazione sullo stato attuale e risultati delle sperimentazioni libiche del vaccino Sputnik V". E poi c'è la giovane Anna Sleksieyevna Iliukhina, 25 anni, che lavora "dal 2017 lavora presso il centro di ricerca statale per l’immunologia dell’Agenzia federale medica e biologica della Russia come assistente di laboratorio".

"Accesso ai laboratori"

La relazione dello Spallanzani di cui è in possesso il Corriere indica che le tre ricercatrivi avrebbero lavorato nei laboratori dell'ospedale dal 4 al 27 giugno 2021. Cosa abbiano fatto non si sa ma si parla di accesso "ai laboratori e al sistema informatico in uso presso Inmi". In seguito, poi, anche altri ricercatori di Mosca hanno avuto a che fare con lo Spallanzani fin quando la Regione Lazio non è riuscita a mettere un punto. Ufficialmente si doveva lavorare al vaccino Sputnik (perché?) anche se l'Ema e l'Aifa non lo hanno mai autorizzato. Adesso, gli indizi raccolti finora mostrano quanto avevamo detto in tempi non sospetti: altro che operazione umanitaria, qui si è trattato di spionaggio vero e proprio.

Le dimissioni dei dirigenti

Ricordiamo che il "giallo" dell'accordo tra Spallanzani e Gameleya ha portato al pensionamento anticipato Maria Capobianchi e Nicola Petrosillo, i primi ad isolare il Covid in Italia (Capobianchi) e curare la coppia di cinesi (Petrosillo). Come mai? "Da questa storia voglio assolutamente restare fuori", aveva affermato la Capobianchi a Repubblica. Idem per Petrosillo, il quale non fu mai consultato in merito alla collaborazione con i russi. "Leggevo sui giornali, mi dicevano che c’erano russi in Istituto, ma nonostante fossi un capo dipartimento nessuno aveva ritenuto opportuno informarmi. Né mi è stato chiesto di condividere dati sui pazienti.

Tutto nella regola, sia chiaro", anche lui disse a Repubblica. Ma alla precisa domanda se fosse andato via per questo motivo, il professore ha risposto "Non ho altro da dire". Altroché, una risposta molto più completa di tanti altri giri di parole.

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