Il cretinismo al potere ha contagiato la democrazia

Il cretinismo al potere ha contagiato la democrazia

Nel dibattito (si fa per dire) politico ha preso piede una categoria antropologica studiata dai migliori umoristi: il cretinismo. Tutti i leader sono stati o si sono accusati a turno di essere cretini: Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Beppe Grillo. Nessuno è sfuggito all'insulto.

Anche in libreria il cretinismo si fa valere e guadagna spazio sugli scaffali. Il saggio Le leggi fondamentali della stupidità umana (Il Mulino) di Carlo Cipolla è diventato un bestseller intramontabile. Scrive l'autore che lo stupido danneggia l'intera società. Se poi va al potere fa più danni degli altri... Secondo Massimiliano Parente non siamo più in una democrazia ma in una Scemocrazia (Bompiani) fondata sul consenso raccattato dai cretini nei social network. Lo psichiatra Vittorino Andreoli sta per pubblicare Homo Stupidus Stupidus (Rizzoli) dove si sostiene che la specie Sapiens sia in piena devoluzione verso l'idiozia. Ma la lista sarebbe sterminata. C'è il pamphlet del filosofo Maurizio Ferraris, L'imbecillità è una cosa seria (Il Mulino). Ci sono il Dizionario della stupidità (Rizzoli) del matematico Piergiorgio Odifreddi e l'Elogio dell'imbecille del giornalista Pino Aprile (Piemme).

Nel passato più o meno recente ci imbattiamo in immortali battute sui cretini. «Oggi anche il cretino è specializzato» (Ennio Flaiano). «Il cretino è sempre un altro» (Fruttero & Lucentini nel profetico La prevalenza del cretino, Mondadori). «Solo un cretino è pieno di idee» (Leo Longanesi). «Marinetti è un cretino con qualche lampo di imbecillità» (Gabriele d'Annunzio).

Nel recente La Selva. Un tentativo di serenità nel mezzo della tempesta (Rubbettino), Giancristiano Desiderio cerca di individuare una via d'uscita filosofica (e pop) alla crisi dei nostri tempi. Ed è costretto, ancora una volta, ad affrontare il tema del cretinismo. Vediamo quali sono le «qualità» del cretino. Primo. Il cretino cede il potere al furbo che lo illude con una formula magica: lo Stato sarà al tuo servizio, lascia fare a me. Secondo. Il cretino ha una fiducia incrollabile nella democrazia. «La sua presenza è interclassista e trasversale. Il cretino è molto più comune di quanto non si immagini. I cretini sono praticamente ovunque perché non sono il frutto del caso ma sono un prodotto storico: sono creature del Progresso». Terzo. Le figure sociali più afflitte da cretinismo sono ad alto quoziente tecnico: «Il medico, l'ingegnere, l'economista, il professore, lo scienziato e oggi anche i comunicatori. Infatti, i più esposti alla cretineria o alla cretinaggine non sono gli ignoranti ma gli acculturati che hanno acquisito una tecnica specifica e la applicano un po' ovunque». Quarto. La scienza progredisce e produce scoperte «perché gli scienziati sono degli specialisti e lavorano con metodo ognuno nel suo settore o campo d'indagine».

Però talvolta mancano di una visione d'insieme della scienza stessa e tendono a salire in cattedra anche quando non sarebbe il caso. Così minano la propria autorità anche nel campo in cui sono davvero esperti. Quinto. «Non tutti gli specialisti sono cretini, ma tutti i cretini sono specialisti». Sesto. Il saggio è umile. Il cretino è arrogante. Non vuole riconoscere i propri limiti. Il suo ingresso nella vita pubblica è devastante. Il suo giudizio politico è formato dall'ignoranza che pretende di essere o farsi competente. Quindi l'opinione di un ignoto consigliere comunale è valida quanto quella di un luminare. Come intervenire? Per il cretino, lo Stato deve intromettersi per realizzare la volontà generale.

Forza signori, ogni cretino dica la sua opinione su qualunque tema: dai vaccini alle scie chimiche, dall'economia ai media tradizionali, dalla medicina alternativa al complotto degli alieni Rettiliani che governano il mondo attraverso il presidente-fantoccio degli Stati Uniti. Se il cretino trionfa è anche «perché i problemi storici e culturali sono stati rimossi e mitizzati. Norberto Bobbio diceva una cosa semplice: tutti i democratici sono antifascisti ma non tutti gli antifascisti sono democratici». È quindi necessario essere anche anticomunisti. Chiaro, no? No. Infatti siamo ancora immersi in fragranti polemiche risalenti al 1945.

Insomma, vale tutto: la scienza soprattutto diventa una specie di assemblea studentesca in cui si decide tutto «democraticamente», per alzata di mano o a colpi di like sui social network. La massa rappresenta la volontà collettiva e la volontà collettiva ha ragione anche quando ha torto marcio. Ma solo per i cretini.

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