Per il governatore del Veneto Luca Zaia non ci sarebbe nessun caso Veneto. Il boom di contagi raggiunto durante la seconda ondata del Covid-19 si spiegherebbe con il numero record di tamponi processati ogni 24 ore. Una lettura che, però, non convince Andrea Crisanti. "Si tratta di una questione statistica. Più tamponi si fanno, più si interrompono le catene di trasmissione; è vero, facendo tantissimi tamponi, si assisterebbe inizialmente a un aumento dei casi, ma questo sarebbe seguito da un drastico calo dei contagi e dei morti. Qui, invece, stiamo assistendo a un aumento costante dei casi e del numero di morti senza precedenti. Quindi è proprio la lettura che è sbagliata", tuona, a L'Aria che tira su La7, il direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova.
Dietro l'alto numero di nuovi casi giornalieri ci sarebbero, per Crisanti, le pecche del sistema di classificazione a zone cromatiche introdotto dal governo e l'abuso dei "poco attendibili" tamponi rapidi, in realtà, dimostratisi indispensabili per accelerare le tempistiche di diagnosi e tracciamento. E proprio il mancato conteggio dei test rapidi (ma non dei casi risultati positivi) nel computo totale dei tamponi processati sarebbe responsabile, secondo il governatore Zaia, di un tasso di positività falsato al rialzo. Un'analisi smentita dal professore dell'Università di Padova. "Il problema del Veneto, l’aumento di contagi e di morti, è legato - sottolinea Crisanti - fondamentalmente a due fattori. Il primo è la zona gialla, che è stata influenzata o determinata da questi 21 parametri, tra i quali pesa tantissimo il numero di posti nelle terapie intensive. Si è quindi creato un effetto paradosso, per cui il virus circola perché ci sono più posti in terapia intensiva. In questo modo, più persone si ammalano, più persone muoiono in termini di probabilità. L’altro fattore è legato al fatto che il Veneto ha puntato tutto sui tamponi rapidi, che hanno una sensibilità bassa e hanno permesso che le Rsa venissero infettate. Abbiamo una percentuale di Rsa infettate senza precedenti, proprio perché il personale è stato ‘screenato’ coi tamponi rapidi”.
Da escludere per Crisanti anche l'alibi della variante inglese del Sars-Cov2, inutile a giustificare l’aumento record dei casi in Veneto. “Il Veneto sinora ha fatto 36 sequenze complete del virus e nessuna corrisponde alla variante inglese.
Poi se sono stati sequenziati pezzetti di virus, e sembra che alcuni condividano delle mutazioni, non vuol dire - rimarca il direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia di Padova - che siamo in presenza della variante inglese e che questa sia responsabile dei contagi in Veneto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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