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Il sangue dei cristiani ​versato in tutto il mondo

Rispetto al 2013 sale da 6 a 10 il numero delle nazioni dove il livello delle persecuzioni contro i cristiani è classificato come "estremo"

Il sangue dei cristiani ​versato in tutto il mondo

Perseguitati dal fondamentalismo islamico, da quello buddhista e indù, oppure da regimi dittatoriali e autoritari. Dimenticati, dall’Occidente e dalla comunità internazionale, che non fa abbastanza per aiutarli. Sono i cristiani. Quelli che, nel mondo, più di tutti, sono vittime di violenze e persecuzioni a sfondo religioso. Il trend negativo degli anni scorsi rispetto al fenomeno delle violenze contro questo gruppo religioso infatti, si riconferma, ed anzi, si mostra in crescita, secondo i dati contenuti nel rapporto biennale “Perseguitati e dimenticati”, presentato ieri dalla fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre Onlus, che prende in esame 22 Paesi in cui i cristiani “subiscono gravi limitazioni alla libertà religiosa”. Di questi 22 Stati, 17 hanno sperimentato l’aggravarsi della condizione dei fedeli cristiani nel biennio preso in esame dal rapporto, il 2013-2015, come pure è cresciuto il numero delle nazioni in cui il livello delle violenze viene classificato come “estremo”.

Siria, Iraq, Nigeria e Sudan si sono aggiunti, infatti, alla già nutrita lista di Paesi in cui le violenze contro i cristiani sono sistematiche e all’ordine del giorno. L’ascesa dei gruppi estremisti e fondamentalisti che fanno capo al sedicente Stato Islamico in Iraq e Siria, o quella dei jihadisti di Boko Haram in Nigeria, è ovviamente la prima causa della crescita degli attacchi contro le comunità cristiane. Ma non è l’unica. A rendere il quadro ancora più preoccupante ci sono infatti, anche le chiese attaccate e costrette a chiudere, o i sacerdoti minacciati dai movimenti nazionalisti indù in India, o dagli estremisti buddisti in Sri Lanka. Attacchi che non vengono risparmiati nemmeno in Israele, dove l’attentato del giugno del 2015 alla Chiesa dei Pani e dei Pesci viene fatto rientrare da molti leader cristiani locali nel quadro di una serie più ampia di attacchi. Esecuzioni, detenzioni e torture contro coloro che professano la religione cristiana si verificano anche in Paesi come la Corea del Nord, l’Eritrea, la Cina e il Vietnam, dove la libertà di culto continua ad essere fortemente limitata dai governi locali. Seppure in forma più lieve, violazioni alla libertà religiosa sono state registrate anche nella Federazione Russa dove, secondo quanto testimonia il rapporto di ACS Italia, alcune comunità religiose continuano ad avere difficoltà a registrare le proprie chiese. Un Paese dove si teme una ulteriore crescita dell’estremismo religioso nella società a scapito dei cristiani è, infine, la Turchia.

A fornire una testimonianza diretta dai fronti più caldi della violenza contro coloro che professano la fede cristiana, sono intervenuti alla presentazione del rapporto, che si è svolta nella sede dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro a Roma, il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako e Monsignor Matthew Ndagoso, arcivescovo di Kaduna, in Nigeria. In particolare il patriarca Sako ha fatto un quadro della situazione in Iraq, dove, centinaia di migliaia di cristiani sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni a causa delle persecuzioni. Di questi, 120mila nello scorso mese di agosto, sono fuggiti in una sola notte. Riguardo proprio la presenza cristiana nel Vicino Oriente, il rapporto sottolinea come questa sia destinata a scomparire entro 5 anni, se i numeri dell'esodo cristiano da queste terre dovessero continuare ad attestarsi sui livelli attuali. Il patriarca ha poi fatto appello alla necessità di condurre un intervento di terra contro l’Isis in Iraq. “Gli Stati Uniti”, ha detto, “se volessero, potrebbero finire Daesh (lo Stato Islamico) in una settimana”. Invece, accusa il patriarca, “hanno distrutto l’Iraq”, e nel Paese ormai frammentato, secondo Sua Beatitudine, è “in corso una guerra condotta per l’economia, per il petrolio e per il gas”, della quale fanno le spese solo i civili innocenti. Il patriarca Sako ha poi auspicato che contro l’Isis in Iraq possa essere dispiegata una forza internazionale che collabori con le forze sul terreno, come le autorità irachene o i Peshmerga curdi.

Monsignor Matthew Man-Oso Ndagoso, arcivescovo di Kaduna in Nigeria, e ancor prima di Maiduguri, teatro di violenti attentati del gruppo jihadista Boko Haram, ha parlato di “persecuzione sistematica” verso i Cristiani residenti nel nord-est del Paese. Il monsignore, anch’egli vittima delle persecuzioni da parte del gruppo fondamentalista, ha testimoniato infatti come, oltre a subire violenze, i cristiani residenti in queste zone siano costretti a vedersi negati i diritti più basilari, compreso l’accesso all’acqua potabile. Nella sola diocesi di Maiduguri, in particolare, sono state distrutte 350 chiese e 100mila persone sono state costrette ad abbandonare le loro case.

Monsignor Antonio Franco, assessore dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ha illustrato, inoltre, alcuni dei progetti della CEi in favore dei rifugiati iracheni nei campi profughi in Giordania, in cui rientrano non solo aiuti di tipo umanitario, ma anche l’assistenza scolastica, sia per bambini, sia per gli universitari.

Alla presentazione del rapporto del 2015 è intervenuto, infine, a sottolineare l’importanza rivestita dal promuovere una attenta informazione sulle persecuzioni religiose subite dai cristiani nel mondo, il presidente della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre, Alfredo Mantovano.

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