Cronache

"Avrebbero potuto salvare vite": Crisanti inchioda Conte e Speranza

Andrea Crisanti ha depositato presso la procura di Bergamo la relazione che ricostruisce i primi mesi di pandemia in Italia a partire dalla Lombardia

"Avrebbero potuto salvare vite": Crisanti inchioda Conte e Speranza

Andrea Crisanti ha depositato presso la procura di Bergamo la sua super perizia che ricostruisce i primi mesi della pandemia. Dalla sua analisi emergono dettagli molto particolari su quanto accaduto in Italia, soprattutto in val Seriana, a febbraio 2020. Questa è la zona che nelle prime fasi della pandemia è stata sferzata con maggiore violenza dall'ondata pandemica. Il microbiologo dell'università di Padova ha spiegato: "Mi è stato chiesto di fare una simulazione su quale sarebbe stato l'impatto della zona rossa sulla trasmissione e sulla mortalità. Questo è stato fatto. Ma non darò nessun dettaglio. Sono emerse delle criticità, la procura le valuterà", ha dichiarato Cristanti all'Adnkronos.

Il professore si è reso ancora disponibile per un incontro con il procuratore di Bergamo per la prossima settimana, nel caso in cui gli investigatori dovessero avere bisogno di ulteriori chiarimenti sulla sua relazione. Come riferisce l'Ansa, la tempestiva applicazione della zona rossa nel bergamasco avrebbe potuto salvare delle vite, anche se ancora Crisanti non rivela quante, sia perché si tratta di un elemento sensibile oggetto di indagine sia perché, come lui stesso ha spiegato, è "un dato che va contestualizzato".

Tuttavia, stando a quanto riporta l'Ansa, si parla di un "range tra le 2mila e 4mila vittime che si sarebbero potute evitare se fosse stata applicata tempestivamente la zona rossa". Ovviamente, sono dati frutto di una stima basata sul metodo relativo alla ipotetica progressione del virus da Stefano Merler, consulente del Comitato tecnico scientifico. A quanto si apprende, nel documento vi sarebbe un'articolata ipotesi delle vittime evitabili, giorno per giorno, da quando si è avuta conferma dei primi casi di diffusione del coronavirus nel nostro Paese.

La relazione di Andrea Crisanti inchioda alle proprie responsabilità Giuseppe Conte, allora presidente del Consiglio, e Roberto Speranza, ministro della Salute. Il dicastero guidato da Speranza è sotto accusa per come sono state gestite le primissime fasi dell'epidemia in Italia, artefice di decisioni, ed esitazioni, che hanno inevitabilmente inciso sulla progressione del contagio. Impossibile dimenticare, tra le altre cose, i militari schierati ad Alzano, pronti a bloccare la zona rossa, poi inspiegabilmente ritirati.

L'elaborato del professore comprende circa 90 pagine ma almeno 10mila pagine di allegati ed è stato discusso con il procuratore. Durante il colloquio sono emerse criticità "nell'applicazione del piano pandemico nazionale anticovid" ma anche "criticità a proposito dell'istituzione e tempestività della zona rossa". Ora tutto questo dovrà essere vagliato dagli inquirenti per attribuire eventuali responsabilità.

Non sembrano essere così rilevanti, invece, le criticità sulla chiusura e riapertura del pronto soccorso dell'ospedale di Alzano lombardo dopo la scoperta di due casi il 23 febbraio. Infatti, pare che il virus già circolasse tra pazienti e operatori. Accertamenti condotti da un consulente hanno evidenziato che prima del 20 febbraio c'erano già almeno 100 casi di coronavirus.

Un datoconfermato dallo stesso Crisanti: "Questo lo posso dire perché è già stato detto dalla Procura: quando si verificò il primo caso all'ospedale di Alzano c'arano già circa cento contagiati".

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