Coronavirus

"La dad ormai è in black out". La Azzolina inchioda le Regioni

La ministra dell’Istruzione a Radio Rai 1: "Capisco la rabbia dei ragazzi. Ho fatto tutto quello che potevo fare, le scuole sono pronte per ripartire. Le Regioni hanno la possibilità di riaprirle o meno".

"La dad ormai è in black out". La Azzolina inchioda le Regioni

Prima doveva ripartire il 7 gennaio, poi l'11. Ma oggi sono solo 300mila gli alunni delle scuole superiori che fanno rientro a scuola. A parte gli studenti di Toscana, Abruzzo e Valle D'Aosta, tutti gli altri restano a casa. E la ministra Lucia Azzolina non ci sta. Nel giorno in cui la protesta cresce, la titolare del dicastero dell'Istruzione, parla a Tutti in classe su Radio Rai1, appoggia gli studenti e si sfoga senza usare mezzi termini: "La Dad non funziona più. Capisco i ragazzi: il diritto all’istruzione è essenziale, sarei anch’io arrabbiata. È difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola, capisco le loro frustrazione: la scuola è un diritto costituzionale se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui".

L'affondo alle Regioni: hanno tradito l'accordo

Ma a far infuriare la ministra è la scarsa considerazione riservata alla scuola negli allentamenti delle misure anti contagio concessi in zona gialla. "Nelle regioni a fascia gialla - tuona Azzolina - tutto è aperto tranne la scuola superiore e questo creerà profonde cicatrici, i ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità". Nonostante la ministra neghi gli screzi con i governatori, non risparmia qualche affondo. "Il 23 dicembre - rimarca Azzolina - è stata stipulata un’intesa all’unanimità con le Regioni che hanno garantito che le superiori sarebbero ripartite con una presenza tra il 50 e il 75%. È stato fatto un lavoro enorme, coinvolgendo i prefetti su orari e bus, ed anche alcune Regioni come la Toscana hanno lavorato bene".

La scuola va riaperta: lo dicono i dati

Secondo Azzolina la sua battaglia per riaprire gli istituti con i ragazzi presenti in aula, deriverebbe dai dati, confortanti, dei monitoraggi sulla diffusione dell’epidemia nelle scuole. "A maggio 2020 i medici mi scrivevano per chiedere di lasciare chiusa la scuola e così è stato, oggi ricevo lettere di tanti medici che mi chiedono di aprire le scuole: vedono le difficoltà dei loro figli. Ieri sera ho ricevuto la lettera di un anestesista". Isomma, a sentire la ministra per riportare gli studenti in aula ci sarebbero tutte le condizioni. "Ho fatto tutto quello che potevo fare, le scuole - assicura - sono pronte per ripartire ma le Regioni hanno la possibilità di riaprirle o meno".

La chiave, nelle mani dei governatori delle Regionio, sarebbe considerare la scuola come si trattano le "attività produttive". "Si fa l’errore di credere - bacchetta la ministra - che la scuola non produca incassi: se io chiudo un negozio so purtroppo quanto ho perso, sulla scuola questo discorso non si fa ma i costi sono altissimi, il messaggio deturpante per cui nelle Regioni gialle è tutto aperto tranne la scuola, lascia cicatrici enormi". Fratture alimentate dalle gravi carenze della didattica a distanza, i cui effetti collaterali sulle capacità di apprendimento dei ragazzi si cominciano già a soppesare. Non solo. "Oggi - sottolinea Azzolina - la dad non può più funzionare, c’è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati e sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica".

Il concorso e l'esame di maturità

Azzolina ha fatto anche il punto sulle procedure di assunzione dei docenti, interrotte con la risalita della curva dei contagi. "Il concorso straordinario riprenderà, il 75% delle prove è stato svolto - spiega - i commissari potranno iniziare a correggere le prove già svolte, al più presto termineremo le prove di quel concorso, mancano 4 giorni per finire. Poi partirà il concorso ordinario". Avanzano anche i lavori sulle modifiche all'esame di maturutà. "Il ministro sta lavorando sull’esame di Maturità. Come abbiamo fatto l’anno scorso, abbiamo chiesto agli studenti di farci delle proposte perché devono essere coinvolti: lo scorso anno ci hanno presentato proposte molto ragionevoli, di buon senso".

Ma la mistra assicura che una decisione sarà presa "a breve, perché i ragazzi a causa dell’incertezza assoluta per le date che slittano come se fossero la tela di Penelope, hanno bisogno quanto meno sulla Maturità di avere certezze che il ministero deve dare".

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