"Basterà una dose contro il Covid". Dagli Stati Uniti arriva la svolta

Negli Stati Uniti è arrivato il quarto vaccino, quello prodotto dalla Johnson&Johnson. Il via libera dell’Ema è previsto per l’11 marzo

"Basterà una dose contro il Covid". Dagli Stati Uniti arriva la svolta

Una nuova arma contro il Covid potrebbe arrivare presto anche in Europa. Si tratta del vaccino prodotto dalla Johnson&Johnson, per il quale basta solo una dose. Negli Stati Uniti è arrivato il "sì" definitivo da parte della Fda, mentre in Europa il via libera dell’Ema è previsto per l’11 marzo. Se tutto va come previsto potremmo essere a una svolta nella lotta contro il Covid. Dalla fine del mese è prevista la consegna di 26 milioni di fiale. Intanto la campagna vaccinale nel nostro paese sembra dare le prime notizie positive: sono calati i contagi tra gli over 80 e il personale sanitario, categorie che sono già state vaccinate.

Monodose e facile da conservare

C’è grande attesa adesso per il nuovo vaccino. Prima di tutto perché potrebbe sopperire ai ritardi di consegna riscontrati fino a questo momento con le altre aziende produttrici e poi perché ha delle qualità da non sottovalutare. Come per esempio la sua conservazione, non necessità di frigoriferi particolari come gli altri vaccini, può essere tranquillamente conservato con temperature comprese tra i 2 e gli 8 gradi, ed è monodose. In Italia dovrebbe arrivare il primo di aprile, sperando che non sia uno scherzo. La speranza è che possa venire consegnato anche prima, magari a fine marzo.

Una svolta, come è stata definita dal ministero della Salute. L’Istituto superiore di sanità ha divulgato i dati relativi all’efficacia dei vaccini per diminuire la diffusione del Covid. L’Istituto ha scritto su Twitter che “dalla seconda metà di gennaio netto calo per la popolazione di età maggiore o uguale a 80 anni. Attesa diminuzione numero di casi e gravità dello stato clinico in risposta all'aumento della copertura vaccinale”. Una buona notizia insomma. E poi ancora, si nota da metà gennaio “divergenza delle curve epidemiche, che prima mostravano un andamento simile”, oltre a un trend in calo per gli operatori sanitari.

Quando verrà autorizzato in Europa

L’autorizzazione dell’agenzia del farmaco europea per il nuovo vaccino dovrebbe arrivare tra l’11 e il 12 marzo, dopo che ne era stata fatta richiesta lo scorso 17 febbraio. Come riportato da Repubblica, Marco Cavaleri, responsabile terapie e vaccini, ha confermato: “Lo stiamo valutando e penso che intorno a metà marzo saremo in grado di concludere. Sempre che, ovviamente, non emergano dei problemi, ma sono piuttosto ottimista: sarà il prossimo”. Come già successo per gli altri tre vaccini, Pzifer, Moderna ed AstraZeneca, in pochi giorni dovrebbe poi arrivare anche il via libera dell’Agenzia del farmaco italiano. Da quel momento l’azienda potrà consegnare le dosi, circa 26,6 milioni, al nostro paese, a cui spetta più o meno il 13,4% del totale pattuito con l’Europa. Per un prezzo di circa 7 euro a dose. Le consegne avranno inizio nel secondo trimestre con 7,3 milioni, per poi aumentare nel terzo, fino ad arrivare a 16 milioni. Nel quarto trimestre dovrebbero venire consegnate circa 3,3 milioni. La grande svolta è data proprio dal fatto che ne basterà una sola somministrazione. Niente richiamo dopo settimane o mesi.

Per quanto riguarda il vaccino prodotto dalla AstraZeneca, l’azienda ha fatto sapere che, nonostante ritardi nella produzione e riduzione delle forniture, alla fine dovrebbe riuscire a consegnare 40 milioni di dosi e, considerando che ognuna necessità di una seconda inoculazione, serviranno per 20 milioni di cittadini. Dati simili anche per Pfizer e Sanofi, quest’ultimo inizierà però le consegne nel 2022. Anche se potrebbero decidere di darsi una mossa per contrastare il vaccino della Johnson&Johnson.

Il vaccino anti-Covid della J&J

Come detto inizialmente, adesso gli Stati Uniti hanno già approvato il quarto vaccino. Non si tratta di un farmaco a Rna messaggero, ma è basato su un vettore virale a Dna, mentre i vaccini Moderna e Pfizer sono entrambi vaccini a Rna messaggero (mRNA). Questo vuol dire che i vaccini a mRNA non utilizzano un altro virus per trasportare le informazioni genetiche, l’istruzione è infatti contenuta in nanoparticelle lipidiche, vi sono quindi differenze sia in termini di processi cellulari coinvolti, che dal punto di vista pratico. Nel caso del vaccino di J&J il vettore virale entra nelle cellule e rilascia il Dna della proteina spike, quella che si trova sulla superficie del coronavirus e contro la quale si scatena la reazione del sistema immunitario. Dagli studi effettuati, questo vaccino non arriverebbe alle coperture di Pfizer e Moderna che sono superiori al 90%, ma avrebbe comunque una efficacia notevole. Nei volontari americani si è vista una copertura fino al 72%, arrivata all’86% in forme gravi. Uno studio condotto in Sudafrica, dove la variante B.1.

351 è la più diffusa, ha mostrato che il siero è meno efficace ma comunque in grado di prevenire le forme gravi con un livello di protezione dell’82%. Pochissimi anche gli effetti collaterali. Ancora da capire se un eventuale richiamo potrebbe dare una copertura maggiore o più duratura nel tempo.

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