Coronavirus

La verità su varianti e vaccini

Le varianti preoccupano e si stanno mettendo a punto nuovi vaccini. Clementi e Garattini ci spiegano come stanno le cose

La verità su varianti e vaccini

Neanche il tempo di aver creato ed avere a disposizione vaccini innovativi ad Rna-messaggero che già si pensa e si cerca di produrre i cosiddetti "vaccini di seconda generazione".

Nuovi vaccini contro le varianti

Sia chiaro, non è che quelli che stiamo utilizzando nella lotta anti-Covid siano da buttare ma, anzi, sono il trampolino per avere l'upgrade, un po' come quando si compra un nuovo smartphone appena messo in commercio che necessita di aggiornamenti che vengono rilasciati dalla case madre. Con i nuovi vaccini anti-Covid in cui la tecnologia è fondamentale si fa più o meno la stessa cosa: la seconda generazione è già sviluppata ma occorrono ulterori aggiustamenti. Tutto questo perché il Sars-Cov-2 "corre" veloce e muta altrettanto velocemente. Sono ormai sotto gli occhi di tutti le mutazioni principali, quella inglese, brasiliana e sudafricana (ce ne siamo occupati in questo Focus) che, pur cambiando soltanto in minima parte la loro sequenza, rischiano di mettere a repentaglio l'efficacia degli attuali vaccini sviluppati a tempo di record.

Cosa accade e come adattarli

Una delle modalità per adattare i vaccini già esistenti alle nuove mutazioni è quella di usare un nuovo Rna messaggero, che contenga cioè le sequenze nucleotidiche variate. Tecnicamente, la proteina Spike del virus è costituita da due porzioni entrambe importanti, la porzione S1 e la porzione S2. La porzione S1 contiene una regione chiamata Rbd (receptor binding domain) che è la chiave che serve a legarsi alla cellula bersaglio aderendo al suo recettore (serratura) denominato Ace2. La porzione S2, una volta aperta la porta, consente l’ingresso del virus nella cellula. Le mutazioni riguardano quasi tutte l'Rbd, la parte più esterna della proteina. Per nostra fortuna, questi nuovi vaccini sono duttili ed è facile attuare delle modifiche.

"La stessa cosa si fa con il virus dell'influenza"

"Non solo è attuabile, ma in realtà le stiamo già attuando perché è quello che si fa per l'influenza: ogni anno si corregge il vaccino quando il virus cambia e si sviluppano nuove varianti. Il vaccino dell'anno precedente o non va più bene o, comunque, non è ottimale. In questa pandemia sembra che ci si accorga soltanto ora che questo virus può cambiare", dice in esclusiva per ilgiornale.it il Prof. Massimo Clementi, Direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Irccs Ospedale San Raffaele di Milano. Il Prof. tende, comunque, a rassicurare tutti: allo stato attuale i vaccini funzionano. "In Sudafrica si è detto che il vaccino AstraZeneca sia meno efficace su quella variante ma è da provare, tutti gli altri vaccini funzionano. Da un punto di vista meramente pratico possiamo stare sostanzialmente tranquilli, le varianti che si sono generate non alterano la risposta alla vaccinazione. Ciò non significa che non sia necessario un miglioramento ed un adeguamento dei vaccini che, tra l'altro, sono costruiti in un modo da poter essere adeguati molto facilmente", afferma Clementi. Esattamente come per il vaccino influenzale, quindi, si adegueranno quelli contro il Covid se dovesse continuare a mutare.

"Varie modalità per modificare i vaccini"

"Moderna ha già detto che sta preparando un vaccino per la variante sudafricana, ci sarà una modifica che è già disponibile. Questi vaccini ad Rna hanno il vantaggio che possono essere facilmente modificabili, si calcola sia necessario un periodo relativamente limitato per fare queste variazioni. In altri casi, qualcuno ha suggerito che si possano fare tre somministrazioni invece di due. Ci sono varie modalità", ha detto in esclusiva per noi il Prof. Silvio Garattini, farmacologo e fondatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. Lo scienziato italiano ci rassicura anche su AstraZeneca, vaccino non ad Rna. "Nel caso di AstraZeneca si tratta di cambiare soltanto un vettore, un adenovirus che porta l'Rna dentro le cellule. Basta cambiare l'Rna per avere risposte contro le proteine modificate", sottolinea. "Vale così anche per il vaccino russo Sputnik - aggiunge Clementi - Ma al momento non serve perché è uscito un lavoro sull'efficacia degli anticorpi nei confronti di tutte e tre le varianti".

vaccini covid

"Adeguamento automatico". La Scienza e la Medicina, in modo complementare, ci hanno catapultato in un mondo nuovo accelerato dalla pandemia. Ricordiamo agli amici No-Vax che è da tanti anni che viene studiata questa nuova tipologia di vaccino, non è spuntata all'improvviso. "I vaccini si possono modificare, vale per tutti ma per quelli ad Rna messaggero si tratta di una correzione banale, è molto semplice cambiare la sequenza di Rna. L'importante è che non debbano ripetersi le tre fasi che portano via molto tempo ma, così come per il vaccino del virus dell'influenza, ci sia un adeguamento automatico - ci dice il Prof. Clementi - il vaccino rimane lo stesso, cambia semplicemente la sequenza della regione Spike". Insomma, con piccole correzioni che incorpora un nuovo codice, si può neutralizzare sia la variante che la Spike della variante.

Unico vaccino pluricombinato?

A questo punto la domanda sorge spontanea: e si mettesse a punto un unico vaccino pluricombinato, cioè con più di una proteina come avviene per i vaccini anti-papilloma e anti-pertosse? Nel caso del Covid, però, la risposta è negativa. "Per quanto possiamo combinare più sequenze e produrre un vaccino nei confronti di tutte le sequenze che ci sono, c'è sempre la possibilità che il virus sfugga generando una variante che non è contenuta in quella miscela", ci dice Clementi. La differenza con i papilloma virus è che questi sono molto stabili, il Covid invece non lo è perché "totalmente instabile dal punto di vista genetico. Potremmo farlo ma riducendo un po' l'attività: avendo 4 proteine diverse avremmo per ciascuna singola proteina una potenzialità inferiore rispetto ad averne una sola", aggiunge. È la storia di Hiv ed epatite C per i quali non ci sono vaccini che funzionino ma cure con i farmaci. Nel caso della pandemia, però, che si diffonde in modo totalmente diverso dalle altre malattie, è "indispensabile sviluppare una vaccinazione, non si blocca il Covid se non viene vaccinata tutta la popolazione. È per questo che bisognerebbe andare più veloci, altrimenti si dà la possibilità al virus di trovare altre strade per resistere. Bisogna metterlo in una condizione da non poter trovare più una via di fuga", conclude Clementi.

"Cosa sta circolando?" Anche Silvio Garattini è sulla stessa lunghezza d'onda: il vaccino pluricombinato è complicato perché "bisogna vedere quante varianti abbiano il sopravvento", ci dice, e non è una via così percorribile. L'esigenza più grossa, intanto, è quella di "fare una continua analisi del virus che circola: in gran Bretagna hanno sequenziato più di 130mila genomi, in Italia ne abbiamo fatti qualche migliaia, non sappiamo cosa circola, abbiamo identificato le varianti ma non quanto circolino, se in una piccola area o se è molto diffusa in tutta Italia. Se non sappiamo questo non sapremo cosa fare nè con i vaccini di prima nè con quelli di seconda generazione - ci dice lo scienziato - L'esigenza di avere vaccini si accompagna all'esigenza di sapere cosa circola veramente.

"Prudenza, non sappiamo cosa accadrà"

"Ritengo importante che bisogna cercare di far presto e non dare alla gente l'impressione che abbiamo risolto il problema": è un appello chiaro quello dello scienziato, non bisogna cullarsi sull'idea che tra vaccini e monoclonali si sia risolto il problema ma bisogna basarsi sulle regole di protezione con mascherine, distanziamento, lavaggio delle mani ed evitare i luoghi affollati. "Guardandosi in giro sembra che questo sia diventato ciò che fa una parte della popolazione che si comporta come se non ci fosse niente, questo aggrava la situazione. Dobbiamo essere preparati, nessuno sa come si svilupperà la pandemia in futuro". Il Prof. Garattini denuncia soprattutto l'enorme ritardo nella vaccinazione ed è fondamentale che ne arrivino di nuovi "per le varianti attuali e quelle che potranno esserci nei prossimi mesi. È molto difficile che si possa raggiungere una immunità di gregge prima della fine dell'anno e, se guardiamo a tutto il mondo, probabilmente ci vorrà molto più tempo. Il vaccino è poco disponibile per i Paesi con basso reddito, dobbiamo prepararci a questo".

"È necessario un lavoro diverso". L'idea è di realizzare una catena di fabbriche pronte a sviluppare vaccini man mano che si rendono necessari, un programma europeo per tutti producendo di più di quanto fatto perché "la vaccinazione va fatta dappertutto, è quello che ragionevolmente si dovrebbe fare", ci dice. "Bisogna fare un lavoro di previsione che non abbiamo fatto in passato prenotando vaccini, dobbiamo evitare di rifare gli stessi errori, mettiamoci in una condizione di mettere a punto le cose che sono necessarie seguendo lo scenario più negativo, più sfavorevole.

Se poi non si svilupperanno varianti che sono più dannose, tanto meglio", conclude.

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