Dai dca al cartone: "Così insegno ai bimbi un rapporto sano con il cibo"

Lucia La Paglia, fotomodella, diventa un cartone animato

Dai dca al cartone: "Così insegno ai bimbi un rapporto sano con il cibo"

Occhi castani, capelli ricci. Scura. Sorriso contagioso. Si chiama Lucia e, per educare i bambini ad una giusta e sana alimentazione, si è trasformata in un cartone animato. Con lei un pomodoro ammiccante dagli occhi azzurri e una simpatica patata. Ciuffo ribelle, occhi neri. Un viaggio nell’alimentazione giusta, corretta. Perché si sa, siamo quello che mangiamo. Lucia La Paglia, ventidue anni, fotomodella, sa bene cosa significhi essere. E dal suo rapporto personale, sofferto, patito con il cibo, e oggi superato, che ha deciso di condividere la sua storia con i più piccoli. È grazie ai brutti ricordi, trasformati in un bagaglio di esperienza, che ha scelto di diventare una gastronoma. Un rapporto di odio con gli alimenti che si è trasformato in amore. Da una relazione complicata, fatta di litigi con lo specchio e la bilancia, ad una storia felice. Serena. Soprattutto dopo averlo conosciuto il cibo. Studiato.

La missione di Lucia? Educare i bambini perché non corrano rischi. Gli stessi che ha corso lei per finire sulle pagine patinate dei giornali di moda. Ma oltre alle copertine ci sono i social che, forse, sono molto più pericolosi. Ma come educare le nuove generazioni? Con un viaggio in tutte le scuole d’Italia, se non in presenza, attraverso il suo simpatico alter ego. Incontrandoli, parlandogli ai più piccoli. Spiegandogli passo passo cosa accade fuori e dentro di noi. Come curarci, stare bene e mantenere vivo il pianeta

. Vediamo Lucia in un noto ristorante del centro, a Roma. Famoso per essere un ristorante “sano”. Si mangia solo biologico e, soprattutto, leggero. Tutto bilanciato, come piace a lei. Il caldo afoso e umido di agosto (effetto sauna) non le impedisce di raccontarci il suo progetto. È entusiasta, nonostante siamo seduti fuori. Sotto il sole cocente, insopportabile. “Credo sia importante condividere le proprie esperienze. Oggi vedo che le ragazze più piccole, adolescenti, che si avvicinavano al mondo della moda, mirano ad essere perfette. È un concetto sbagliato, inesistente. Nessuno è perfetto, si sa”, ci dice Lucia mentre il cameriere porta al tavolo uno spaghetto fresco al pomodoro per lei e un “cestino” di pollo bio per me. Senza condimenti. Una condanna per una buona forchetta, ma il senso di colpa a fine pasto non si avverte. La fame sì. “È importante educare già dalle scuole primarie i ragazzi”. Sono tante, troppe le patologie legate all’alimentazione. Soprattutto dopo gli anni bui del Covid che ha avuto un effetto devastante sui più piccoli e non solo. Chiusi dentro casa, costretti a subire serie televisive e lezioni a distanza. Tutto dietro al monitor di un tablet, un pc. Una televisione. Spesso accompagnato da snack. Patatine, cioccolata confezionata.

“La situazione psicologica e fisica nell’età adolescenziale è una delle più difficili da affrontare. È un periodo di cambiamenti, dove si ricerca la propria identità mentre il fisico inizia a cambiare. Nei momenti di fragilità e debolezza i ragazzi possono essere negativamente influenzati dalle realtà che li circondano, in un’era dove al primo posto viene messa la bellezza come raggiungimento della 'perfezione'. Lo stress e l’ansia legati a questa pretesa della società, sponsorizzata grazie a televisione, social network e riviste portano a sfogarsi contro o con il cibo il quale, allo stesso tempo, a causa della industrializzazione subita e per il ruolo che gli viene di conseguenza dato, diventa un non-cibo”.

E mentre Lucia parla accanto a noi, ad un passo da Piazza Navona, c’è chi si fotografa o si fa fotografare non una, non due ma cinque, dieci volte per essere più bella. Per apparire più alta, più magra. Ma l’apparenza inganna. E non c’è cosa migliore che essere se stessi. Concludo il pranzo con un tiramisù. Lucia ne ruba un po’.

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