Dalle vacanze anti-Covid (prima del voto) alla "zona arancione" in soli tre mesi. È questa la parabola della Puglia piegata dal coronavirus, dove gli ospedali faticano a reggere l’urto della seconda ondata. Sono di una settimana fa le immagini delle ambulanze in coda al pronto soccorso di Foggia. Le stesse scene si ripetono anche a Bari mentre al Moscati di Taranto, secondo fonti de ilGiornale.it i pazienti rischiano di aspettare anche due giorni nelle tende del triage. Ieri il Codacons ha annunciato che presenterà un esposto in Procura sul caos in corsia. Contestualmente Pierluigi Lopalco, virologo e assessore alla salute della regione governata da Michele Emiliano, ha annunciato un piano che porterà i posti letto Covid a quota 3.062 entro la fine del mese, su un totale di 28 strutture ospedaliere.
Ospedali verso il collasso
Ma la situazione continua a preoccupare i medici. "Temo che le misure adottate siano insufficienti a scongiurare il collasso del sistema sanitario", ha affermato nei giorni scorsi Filippo Anelli, presidente della Fnomceo e dell'Ordine dei medici di Bari, con riferimento alle misure restrittive introdotte con l’ultimo dpcm. Lo scenario tracciato è drammatico: "Il lockdown soft della zona arancione dispiegherà i suoi effetti tra 20 giorni, quando rischia di essere ormai troppo tardi". "Considerando che il trend di crescita rimanga costante e non abbia un andamento esponenziale – ha aggiunto - all'Immacolata rischiamo di avere 400 morti e la saturazione dei posti letto Covid che la Puglia ha a disposizione".
Nell’ultima settimana, quella dal 31 ottobre al 7 novembre c’è stato un incremento medio di 740 positivi al giorno, con una media di 34 nuovi ricoveri giornalieri in reparto e 5 in terapia intensiva. "Se questo andamento non rallenta, nel giro di 30 giorni avremo oltre 22mila positivi", scommette Anelli, che prevede un collasso del sistema entro pochi mesi con questo ritmo di crescita. "Con l'arrivo dell'influenza stagionale il sistema andrà in tilt e non saremo più in grado di assistere né i pazienti Covid, né tutti gli altri", ha affermato.
"I posti in più annunciati dalla Regione esistono soltanto sulla carta e poi a cosa servono se mancano i medici?", attacca anche Renato Perrini, consigliere regionale di Fratelli d'Italia.
Il nodo del tracciamento e la "tamponite"
Sotto accusa ci sono i ritardi della giunta Emiliano nel predisporre i posti aggiuntivi per i positivi e creare nuovi letti in terapia intensiva, oltre che nell’approntare percorsi protetti per gli altri pazienti. Il tutto va sommato alle carenze endemiche del sistema sanitario regionale, tra cui la cronica mancanza di personale in corsia. Poi c’è la questione dei tamponi: la Puglia ne fa troppo pochi, con buona pace del "contact tracing". In media sono circa 5mila quelli fatti ogni giorno nella regione. Per avere un raffronto, basti pensare che nel Lazio o in Campania sono sull’ordine dei 20mila giornalieri.
È proprio per questo, secondo Perrini, che la Puglia è finita in zona arancione. "Dall’inizio della pandemia ricevo richieste d’aiuto di gente preoccupata che non riesce a fare il tampone", ha denunciato ieri sui social network. "Nella provincia di Taranto è sempre stato un problema riuscire a farli tramite asl", spiega nel post, perché "il laboratorio pubblico che li processa è uno solo". Quello dell’ospedale Santissima Annunziata. "Oggi, quel laboratorio – continua Perrini - non ce la fa più, come confermato dalle autorità sanitarie nazionali, il tracciamento è completamente saltato". "Da mesi – va avanti - chiedo di conoscere quanti tamponi vengono fatti quotidianamente base provinciale, essendo questo un dato fondamentale per gli studi epidemiologici, ma il bollettino non lo ha mai fornito".
"La Puglia – attacca - è la regione con più basso numero di test e di personale per i tracciamenti, se bar e ristoranti sono chiusi, e non si può andare da un comune all’altro, è soprattutto per questo". "La strategia portata avanti fin qui da Lopalco ed Emiliano, da loro chiamata tamponite, che consiste nel tenere basso il numero di tamponi per tenere basso il numero dei positivi registrati, ci ha portato in zona arancione e con gli ospedali saturi", incalza. La decisione della giunta di vietare di effettuare i test nei laboratori privati, sempre secondo il consigliere, non aiuterà a migliorare la situazione, anzi, "contribuirà ad aumentare il contagio".
"Invece di prepararsi al peggio organizzavano le sagre"
Secondo il consigliere di opposizione, sentito al telefono dal ilGiornale.it, ad influire sulla mancanza di programmazione è stata soprattutto la scorsa campagna elettorale. "Nel periodo di gennaio-febbraio Emiliano era in grossa difficoltà nei sondaggi, - premette Perrini - ad essere determinante nella sua rimonta, come per quella di De Luca in Campania, è stata proprio la pandemia". L'emergenza Covid, ragiona l'esponente di FdI, "ha finito per favorire il governatore concedendogli una grande visibilità".
Ma dall'altra parte il "populismo del virus", come lo chiama il consigliere di centrodestra, ha contribuito a mandare in tilt la sanità regionale. "In quei mesi - attacca - sono stati fatti una marea di errori". "La scorsa estate, invece di prepararsi alla seconda ondata - incalza Perrini - organizzavano sagre e feste patronali, il risultato ora è sotto gli occhi di tutti". "A Taranto i posti letto scarseggiano sempre di più e le aree dedicate ai positivi si allargano sempre di più a discapito di chi ha altre patologie", conclude.
I ritardi nell'adeguamento delle strutture
Per arginare la diffusione del virus, nei giorni scorsi il governatore Michele Emiliano aveva deciso di rendere obbligatoria la didattica a distanza, suscitando le polemiche del ministero dell’Istruzione e pure di qualche genitore. Il provvedimento, poi invalidato dal Tar dopo un ricorso delle famiglie, secondo il presidente si era reso necessario per via "dell’elevato numero di studenti, insegnanti, personale scolastico e loro familiari contagiati e posti in quarantena, che ha determinato una situazione di rischio epidemiologico elevato". "La situazione oggi è molto diversa da quella della scorsa primavera e ci preoccupa particolarmente”, ci dice al telefono Cosimo Nume, presidente dell’Ordine dei medici di Taranto.
"Il sistema sta collassando perché il numero dei contagi ha superato le capacità dei dipartimenti di prevenzione e della rete territoriale", ci spiega. È questo secondo il medico, che sta creando problemi, oltre all’aspetto psicologico dei pazienti spaventati che si riversano in ospedale. "La tregua di quest’estate – va avanti - è servita per recuperare il lavoro rimasto indietro con i pazienti ordinari e la difficoltà è stata proprio quella di conciliare questa esigenza con quella di prevedere cosa sarebbe successo in autunno".
Ci ha pensato poi il ritorno prepotente del virus, commenta Nume, a mettere "in evidenza tutte le inefficienze che negli anni si sono accumulate e che ora è difficile recuperare in poche settimane". "Forse si è preferito rimuovere il pericolo, visto che nella prima ondata la Puglia è stata risparmiata", ipotizza il medico. Il dato di fatto, però, a prescindere dalle motivazioni, è che "i meccanismi di adeguamento degli ospedali sono stati dispiegati tardivamente".
I medici: "Ora è corsa contro il tempo"
"Non voglio dire che ci sia stata disattenzione – spiega Nume – ma sicuramente una lentezza che stiamo pagando". "Il virus ha avuto un’impennata esplosiva e adesso diventa una corsa contro il tempo", commenta. "Spero – ci confida – che i circa mille posti in più messi a disposizione dalla regione bastino, anche se si tratta di un provvedimento tardivo, se la curva non si flette, al ritmo di 700 nuovi contagi al giorno, entro fine novembre avremmo 2mila posti occupati". Ma il problema non riguarda solo la capacità degli ospedali.
Mancano anche i medici, in particolare gli specialisti. "Rischiamo – mette in guardia Nume - di avere il meglio della tecnologia con pochi che sanno utilizzarla". "E questo – specifica - non l’ha creato il virus ma un sistema che va avanti da anni in modo sbagliato". "Stiamo chiedendo uno sforzo massimale – rivela – a chi è in corsia, e finora nessuno si è tirato indietro”.
Ma in ospedale ci sono già pazienti in età avanzata e con altre patologie, le strutture stanno rispondendo a fatica, e questo fa paura.
"Bisognerà vedere in che direzione andranno questi numeri", è la riflessione del medico. "Spero che con le misure restrittive introdotte potremmo passare un Natale sereno – conclude – sicuramente sarà un Natale diverso".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.