Cronache

"Lo scatto d'ira, poi il calcio..". Quel gesto di Ferlazzo prima dell'aggressione

Ferlazzo, in carcere per l’omicidio di Alika Ogorchukwu, era in ansia per il rinnovo del contratto di lavoro. Ma il suo datore gli aveva detto di stare tranquillo perché non c’era fretta

"Lo scatto d'ira, poi il calcio..". Quel gesto di Ferlazzo prima dell'aggressione

Filippo Ferlazzo, in carcere ad Ancona perché accusato dell'omicidio di Alika Ogorchukwu, il venditore ambulante nigeriano ammazzato nel centro di Civitanova Marche, era in ansia per il rinnovo del contratto di lavoro. Nonostante il suo datore lo avesse rassicurato dicendogli di non preoccuparsi che c’era ancora tempo. Il Corriere ha raggiunto e intervistato Stefano Cesca, 58 anni, titolare da quasi 30 anni della fonderia di alluminio in via Cianfrocchi in cui lavoravano, fino allo scorso giovedì, sette operai. Tra questi anche Ferlazzo.

Ecco perché lo aveva cacciato

Il datore di lavoro ha raccontato che il giorno precedente al violento omicidio il suo lavorante aveva avuto“un'esplosione d'ira: da giorni mi veniva dietro in preda all'ansia per chiedermi di rinnovargli il contrattino di un mese che sarebbe scaduto il 31 luglio. E io gli dicevo: stai tranquillo, non c'è fretta, ne parliamo quando scade. Ma lui, all'improvviso, ha dato un calcio terribile alla porta del mio ufficio e poi è rimasto là fuori in silenzio, balbettando qualcosa mentre mi fissava”. Cesca sa di essere un uomo forte e non ha avuto paura per quella reazione. Ha quindi affrontato il 32enne campano cacciandolo dalla fonderia fino al lunedì successivo, per farlo calmare a casa. Quel contratto sarebbe stato rinnovato, infatti, come ha asserito lo stesso titolare dell’azienda, era un bravo operaio, affidabile nel suo lavoro, a cui teneva molto.

Cosa era successo

Ferlazzo si era presentato un mese prima in fonderia ed era stato assunto senza problemi, svuotava i bidoni, martellava il materiale per lungo tempo e sembrava non stancarsi mai. Il 58enne è anche volontario della Croce Verde, dove tra l’altro qualche suo collega lo aveva avvertito di tenere gli occhi aperti con con il lavorante. “Dei miei colleghi pare lo conoscessero, mi raccontarono che lui aveva mostrato già qualche squilibrio in passato, si parla di una panchina danneggiata in centro, di denunce arrivate ai carabinieri”, ha raccontato. Ma lui ha continuato a dare fiducia a quel trentenne bisognoso di un lavoro, e anche oggi non lo considera un mostro.

Perché adesso ha paura

Ma c’è un particolare che al momento dell’assunzione ignorava. Ferlazzo è invalido civile al cento per cento per i suoi disturbi psichici e adesso Cesca teme di poter avere delle conseguenze legali per averlo assunto. Ma il 32enne non lo aveva informato. “Di sicuro, almeno io, ho conosciuto un'altra persona: sempre educata, gentile, molto seria. Però si vedeva che soffriva. Mi diceva che in vita sua tanta gente l'aveva sfruttato. Poi era geloso, gelosissimo della fidanzata. Aveva sofferto molto per un litigio avuto con lei qualche settimana fa”, ha proseguito parlando dell’uomo, lo stesso che un giorno gli aveva raccontato che una sera Elena, questo il nome della sua fidanzata, voleva andare a ballare. In estate Civitanova è zeppa di locali sul mare frequentati da molta gente. Ferlazzo voleva però restare a casa e coricarsi presto, visto che il giorno dopo lo aspettava il lavoro in fabbrica che, come ha sottolineato Cesca, non è un impiego facile.

La coppia quella sera aveva litigato.

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