Cronache

L'ospedale Covid di Lecce perde ossigeno a 4 mesi dalla sua apertura

Il Dea di Lecce, ospedale Covid, chiuderà per una perdita di ossigeno nell'impianto di gas medicali: venti i pazienti positivi ricoverati

L'ospedale Covid di Lecce perde ossigeno a 4 mesi dalla sua apertura

Riceviamo e pubblichiamo.

In relazione all’articolo la Asl di Lecce precisa che non ci sono pazienti degenti in terapia intensiva Covid perché, fortunatamente, nessun paziente affetto da infezione da Sars-CoV-2 necessita di cure intensive-rianimatorie. Di conseguenza, queste ore sono dedicate alla sanificazione degli ambienti e degli arredi del suddetto reparto, al fine di rendere i posti letto di terapia intensiva prontamente operativi laddove vi fosse una recrudescenza dell’epidemia.
Si ribadisce che la rete di ossigeno del Dipartimento di Emergenza ed Accettazione (DEA) dell’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, che comprende Pronto Soccorso, Malattie Infettive Covid, Pneumologia Covid e Terapia Intensiva Covid, come confermato dall’Area Gestione Tecnica, funziona regolarmente.
Per una strana coincidenza, nel pomeriggio della giornata del 10 maggio è ricomparso, nella sezione web di una testata giornalistica nazionale, un articolo che richiama la problematica riguardante un presunto malfunzionamento della rete di ossigeno, già segnalato in data 9 aprile da una testata web locale. Questa problematica, che non riguarda la rete di ossigeno bensì l’aria medicale, non ha mostrato particolari problemi nel regolare funzionamento dell’impianto stesso. Questo dalla data di rilievo (9 aprile) a tutt’oggi, è risultato pienamente operativo, nonostante il considerevole carico di lavoro sopportato dalla struttura. La ditta che ha costruito l’impianto ha provveduto alla fornitura del pezzo di ricambio e, conseguentemente, si potrà procedere alla sua installazione, garantendo la continuità di erogazione dei gas medicali e senza soluzione di continuità nelle attività assistenziali.
I tecnici della Asl stanno monitorando la problematica e stanno predisponendo gli interventi ritenuti necessari nei tempi che saranno ritenuti appropriati.

Asl Città di Lecce

Una perdita di ossigeno da un mese e per questo dovrà chiudere. Il Dea (dipartimento di emergenza e accettazione) di Lecce, inaugurato poco prima del Natale scorso e attualmente ospedale Covid, presenta da un mese una perdita nell’impianto di gas medicali, che rifornisce i reparti e che richiede l’interruzione del servizio, per poter essere riparata.

Quello che Michele Emiliano ha definito uno degli ospedali più all’avanguardia della Puglia, dal 13 aprile va avanti con una lesione in uno dei giunti che servono per le dilatazioni antisismiche e che si trovano nell’impianto di ossigeno. Quello stesso impianto tanto discusso perché in piena epidemia sarebbe stato manomesso dalla Asl.

L’azienda sanitaria infatti, ha fatto realizzare a metà marzo, una condotta di collegamento tra la centrale di gas medicali del vicino ospedale “Vito Fazzi” e il Dea, facendo smantellare il serbatoio di quest’ultimo dove l’ossigeno arriva direttamente dal primo plesso ospedaliero. Un’opera non prevista nel progetto autorizzato del Dea e che sinora non avuto il nulla osta da parte dei vigili del fuoco, che invece a dicembre scorso verbalizzarono alla Asl di installare nell’impianto del Dea non uno, ma ben due serbatoi di gas come scritto nel progetto originario.

Risultato? Il Dea non ha neanche quel solo serbatoio che da dicembre scorso era stato usato per effettuare le prove di funzionamento dell’impianto e che in piena emergenza sanitaria avrebbe fatto comodo per ricoverare i pazienti Covid, nelle more poi di espletare una regolare gara di appalto per il rifornimento di ossigeno. L'azienda che ha costruito l’impianto di gas medicali del Dea leccese si è vista costretta a smantellare il serbatoio criogenico, in seguito all’ordinanza della Regione Puglia che imponeva la rimozione per consentire – si legge nel documento – l’installazione di un serbatoio di un’altra ditta. Ma dopo lo smontaggio la Asl contravviene a quanto scritto da Emiliano e fa realizzare la condotta di collegamento, estendendo di fatto alla ditta che già riforniva il "Vito Fazzi" il rifornimento di ossigeno anche nel Dea. Una bretella di collegamento che nel documento regionale non compare.

E ora proprio questa variante avrebbe impedito alla ditta che ha installato l'impianto di riparare in garanzia il danno nel giunto senza chiudere il Dea. La bretella di collegamento realizzata infatti, avrebbe compromesso il sistema originario pensato ad anello, tale per cui il rifornimento di gas funziona anche in caso di perdita in un tratto della tubazione, che viene isolato senza interruzione dell’erogazione di ossigeno. Un impianto comune a molti ospedali moderni che però sarebbe stato compromesso, al punto che il tecnico che ha effettuato il sopralluogo ha concluso quindi che il danno non solo non può essere riparato in garanzia, ma non può risolversi senza la chiusura del Dea con la sospensione del rifornimento di ossigeno.

Un problema che la Asl vuole risolvere in fretta. Così alcuni dei venti pazienti ricoverati - i più giovani non più intubati ma pur sempre positivi - sono stati dimessi. Altri dovranno essere collocati altrove. Forse proprio al "Vito Fazzi" che ha già visto la chiusura di due reparti (pneumologia e medicina 1) a causa di un focolaio del virus. Il secondo è stato bonificato e proprio domani dovrebbe riaprire, ma il timore per molti sanitari è che pazienti ancora positivi debbano essere trasferiti in reparti dove mancano percorsi specifici e i dispostivi di protezione scarseggiano, mentre dall’altra parte della strada c’è un ospedale covid vuoto.

Su questa storia la magistratura ha aperto un’inchiesta, dopo diversi esposti depositati in procura dal consigliere comunale di Lecce Andrea Guido, di Fratelli di Italia, il Codacons e la consigliera regionale Antonella Laricchia del movimento 5 stelle. Il 28 aprile scorso, la Finanza è stata negli uffici della Asl leccese per sequestrare documentazione utile e ieri è ritornata in via Miglietta per recuperare fascicoli non ricevuti, seppure richiesti. In particolare si cercherà di capire chi ha firmato il progetto di questa condotta di collegamento tra i due ospedali, se l’opera è stata collaudata e quindi si ha la garanzia che la quantità di ossigeno sia sufficiente nei due plessi.

Soprattutto i finanziari valuteranno la legittimità dell’affidamento da parte dell’asl alla Air Liquide per l’erogazione di gas medicali nel Dea.

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