Il degrado di San Pietro: tra escrementi, clochard ubriachi e risse

A nemmeno un anno dal blitz della Gendarmeria vaticana, a San Pietro è tutto come prima: 200 le persone accampate alle pendici del Cupolone e sotto al colonnato del Bernini è tornato il degrado

Il degrado di San Pietro: tra escrementi, clochard ubriachi e risse

Qualcuno, a settembre scorso, si era illuso che a San Pietro le cose sarebbero cambiate. Niente più degrado, né bivacco, né zuffe tra clochard ubriachi all’ombra della Cupola più spettacolare della città. Ad accendere il fioco lume della speranza era stato l’atteggiamento, inatteso e risoluto, della Gendarmeria vaticana che, nel nome del decoro, aveva dato l’altolà alle decine di senzatetto che stazionavano alle pendici della Basilica.

Una presa di posizione maturata in seguito all’inesorabile declino dei portici di via della Conciliazione, del colonnato del Bernini e delle strade limitrofe. Declino definitivamente sancito da un video che mostrava un senzatetto sudamericano intento ad urinare tra i pilastri marmorei del colonnato della Basilica. Montò rabbia ed indignazione perché quell’uomo, in un solo gesto, aveva sfigurato più di cinque secoli di storia, arte, cultura e spiritualità.

A distanza di quasi un anno da quei fatti, però, la situazione sembra essere tornata al punto di partenza (guarda il video). Ed è proprio il colonnato di San Pietro, ancora una volta, a darne dimostrazione tangibile. Anche se servizi igienici e docce sono a pochi metri di distanza, il propileo si conferma una toilette en-plein-air. E così alle cinque del pomeriggio, con la piazza gremita di pellegrini e visitatori, su una delle colonne svetta addirittura un escremento umano. E non solo, non è difficile imbattersi in scarti alimentari in putrefazione e tutto quello che occorre agli homeless per allestire il proprio giaciglio: soprattutto cartoni, ma anche tende, stuoini e lenzuoli. Alcuni di loro già si sono posteggiati nei pressi della Santa Sede. C’è chi legge, chi beve alcol e chi chiede l’elemosina. Molti sono a torso nudo. Colpa delle temperature record della stagione e del Piano Caldo del Campidoglio che (ironia del destino) fa acqua da tutte le parti. In parecchi affermano di essere rimasti fuori dalle strutture messe a disposizione dal Comune di Roma. E all’orizzonte non si vede neppure uno dei punti distribuzione di acqua, due in tutta la Capitale, allestiti dall’Acea.

Ma è attorno alle sette di sera, quando le luci si abbassano e i pellegrini se ne vanno, che la situazione precipita. Le vie attorno a San Pietro cambiano fisionomia e compaiono i mini-accampamenti. Sono abitati da “200 persone, di cui 150 dormono sotto il colonnato e le altre sparpagliate nelle aree limitrofe”, ci racconta un clochard italiano. La convivenza, però, non è affatto pacifica. Ed è uno degli accampati sotto uno dei due portici di via della Conciliazione a confidarci che, dall’altro lato, “è pieno di ubriachi litigiosi” che spesso finiscono col prendersi a “bottigliate di vetro in testa”. Ma l’ebbrezza alcolica può diventare pericolosa anche per i passanti. “Le ragazze con la minigonna vengono spaventate, e anche minacciate coi coltelli”, spiega un altro barbone che dice di essere intervenuto più di una volta per proteggere la malcapitata di turno.

Lo squallore è tornato a farla da padrone anche sotto al Terminal Gianicolo. Costruito in occasione del Giubileo del 2000 per permettere ai visitatori di raggiungere rapidamente il Cupolone. Da sempre meta prediletta dai senza fissa dimora, dopo l’ennesima bonifica oggi è di nuovo impraticabile. Decine di senzatetto polacchi lo hanno trasformato in un tugurio, seminando in giro bottiglie di birra e scarti biologici.

Il risultato è che “c’è un fetore insopportabile”, lamentano i residenti costretti a percorrere il sottopasso per arrivare alla metropolitana. E la domanda è sempre la stessa: possibile che una città come Roma non riesca a conciliare la solidarietà con il rispetto delle regole più basiche del vivere civile?

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